Violenza sulle donne, incontro del Soroptimist Club «Molte vittime non riescono ancora a denunciare»

Violenza sulle donne, incontro del Soroptimist Club «Molte vittime non riescono ancora a denunciare»
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Scelte dal Soroptimist club Valle d’Aosta, 4 donne hanno raccontato spaccati di violenza contro altre donne e testimoniato il coraggio, l’impegno e la forza di chi a quella violenza ha scelto di opporsi. Sul tema “Il coraggio di cambiare insieme” la giornalista Caddy Adzuba, l’attrice Corinna Lo Castro, il medico radiologo Alda Borrè e l’avvocato Anna Ventriglia, sono state le protagoniste del convegno organizzato per celebrare il 25esimo compleanno del Soroptimist Valle d’Aosta e il 20esimo anniversario del Premio “La Donna dell’Anno”, nella cui organizzazione il club affianca la Presidenza del ConsiglioValle sin dalla prima edizione. L’incontro si è svolto sabato scorso, 20 gennaio, nell’Aula Magna della Caserma Cesare Battisti di Aosta.

Assente Caddy Adzuba, che si è vista all’ultimo momento negare il visto di ingresso nell’area Schengen. Nel suo contributo arrivato attraverso un video, ha raccontato del riconoscimento internazionale attribuitole nel 2012 che le ha dato visibilità internazionale e l’opportunità di ricevere altri premi in denaro fondamentali «per dare voce a chi non ce l’ha». La giornalista congolese ha spiegato l’importanza di sostenere i progetti di indipendenza, autodeterminazione e partecipazione delle donne alla vita politica, che lei promuove attraverso la sua radio Okapi e le associazioni da lei presiedute, in una realtà dove è difficile sopravvivere e dove la violenza non è conseguenza di impulsi sessuali, ma un vero e proprio strumento di destabilizzazione sociale.

Uno sguardo all’indietro sulle potenzialità femminili è stato proposto da Corinna Lo Castro che ha testimoniato la forza, la dignità e il coraggio delle donne attraverso tre giovanissime eroine di Shakespeare: Ermione, dal “Racconto d’inverno” datato 1611, Isabella da “Misura per misura” del 1603 e Giulietta Capuleti da “Romeo e Giulietta” della fine del 1500, di cui ha recitato i monologhi.

Attuale e non meno drammatico lo spaccato sulla violenza di genere illustrato da Alda Borrè, primario di Radiologia del Cto di Torino che ha affermato che «la violenza sulla donna non si può considerare un’emergenza». «La violenza più diffusa è quella domestica, una donna su tre nel corso della sua vita ha subito una forma di violenza e non c’è differenza tra straniere e italiane», ha aggiunto il medico. Un dato positivo è la «maggiore emersione del fenomeno» rispetto al passato, malgrado molte donne facciano ancora fatica a denunciare. Importanti gli strumenti operativi come il Piano strategico sulla violenza contro le donne («in Italia siamo al terzo» ha aggiunto Alda Borrè) che consentono una più efficace azione di prevenzione, di protezione e sostegno delle vittime e di punizione degli autori dei maltrattamenti o, in ambito sanitario, per esempio, attraverso l’attribuzione di un “codice rosa” al momento del Triage che prevede un percorso protetto per le donne. Fondamentale il ruolo degli operatori sanitari per intercettare i casi sospetti quando le vittime negano ciò che hanno subito. Un aiuto in questo senso viene dalla tecnologia che consente di conservare traccia dei passaggi al Pronto soccorso. La presenza di lesioni precedenti (vecchie fratture, in particolare mandibolari, alle orbite e alle coste) è un campanello d’allarme, così come la discrepanza tra i dati anamnestici riferiti dalla vittima e le lesioni riportate (quelle da maltrattamento si riscontrano principalmente su avambracci, capo, collo e volto).

Ricordato che “la Convenzione di Istanbul del 2011 è stato il primo strumento internazionale con un vincolo e un quadro giuridico a tutela delle donne”, l’avvocato Anna Ventriglia, volontaria del Centro donne contro la violenza di Aosta, ha evidenziato che il 62,7 per cento degli stupri è opera del partner, che a fronte di un calo dei casi di violenza, gli episodi che si registrano risultano più gravi, che soltanto il 7 per cento delle vittime è consapevole di aver subito una violenza e che solo 3 donne su 10 arrivano a denunciare il partner violento, le altre lo giustificano o si colpevolizzano.

«Alle donne serve aiuto per riconoscere la violenza» ha detto l’avvocato. Quando c’è una denuncia «deve scattare il piano di sicurezza: l’azione di una rete di assistenza multidisciplinare che non prevede una soluzione unica, ma una diversa caso per caso». Agli strumenti legislativi per contrastare la violenza (dall’ammonimento del Questore, all’allontanamento del maltrattatore introdotto dalla legge numero 154 del 2001) si affiancano i servizi territoriali che, oltre all’ascolto, garantiscono supporto e tutela. Il Centro donne contro la violenza di Aosta, attivo dal 1994, è uno di questi: dal 1995 al 2017 ha raccolto 843 denunce, con una media annua superiore alle 30. In Valle d’Aosta opera anche L’Arcolaio, una struttura che accoglie donne vittime di violenza che non possono tornare a casa. Anna Ventriglia ha evidenziato, infine, l’importanza della preparazione degli operatori coinvolti - dal primo ascolto (attraverso la capacità di distinguere i casi di conflitto da quelli di violenza) al procedimento penale (perché non sia «un procedimento a carico della donna») - e dell’educazione: «Il violento non è un malato, ma un uomo che crede nella sua superiorità».

Erano presenti al convegno, moderato da Paola Battistini Varda, past president del Soroptimist Club Valle d’Aosta, il vice presidente del Consiglio Valle Vincenzo Grosjean e la presidente nazionale del Soroptimist International Patrizia Salmoiraghi oltre ad altre autorità civili e militari.

Con questo Convegno si sono concluse le due giornate dedicate al tema della lotta contro la violenza di genere, al centro dell’edizione 2018 del Premio “La Donna dell’Anno” - la cui cerimonia di premiazione si terrà nella serata di mercoledì 14 marzo a Saint-Vincent - la prima delle quali ha visto venerdì 19, sempre nell’Aula Magna della Caserma Cesare Battisti, gli studenti delle classi terze delle scuole secondarie di primo grado "Jean Baptiste Cerlogne" dell'Istituzione scolastica "Eugenia Martinet" di Aosta confrontarsi con alcuni operatori sul territorio, sia nel campo della pubblica sicurezza che della sanità.

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