«Valsavarenche fuori dai confini del Parco del Gran Paradiso? Per sostenere questa posizione serve un atto ufficiale del Comune»
Posizionare i villaggi e il fondo valle di Valsavarenche fuori dai confini del Parco del Gran Paradiso. E’ la proposta - lanciata la scorsa settimana dalle colonne del nostro giornale - dell’assessore comunale di Valsavarenche Claudio Vicari. Tema di discussione che, in questi giorni, da una parte anima le speranze di molti residenti e turisti, dall’altra invece lascia perplessi chi vuole che l’area protetta continui a comprendere il territorio della località così come è stato fino ad oggi.
Una questione fortemente dibattuta una quarantina di anni fa, riportata «in superficie» da Claudio Vicari in occasione della firma della convenzione da parte del Comune con la Fondation Emile Chanoux, un paio di settimane fa. E intanto nei giorni scorsi la Giunta comunale di Ronco Canavese ha già deliberato per chiedere l’estromissione dei suoi territori dal Parco.
«La creazione del Parco del Gran Paradiso non è stata un’operazione corretta, - ha affermato Claudio Vicari - ha seguito un metodo stupidamente centralista ed anche fascista. Valsavarenche è l’unico Comune interamente inglobato nel Parco. Noi nel nostro piccolo vogliamo tornare ad essere liberi e dobbiamo iniziare un discorso con il nuovo Presidente del Parco».
Per il momento, a capo dell’ente di gestione dell’area protetta vi è il commissario straordinario Italo Cerise che ne è stato presidente per ben 14 anni fino alla scadenza naturale dell’ultimo mandato. Posto che dovrebbe occupare a breve il vice sindaco di Ceresole Reale, Mauro Durbano, la cui nomina è stata proposta dal ministro dell’Ambiente Gilberto Picchetto Frattin. La Commissione Ambiente della Camera ha già dato il suo parere favorevole.
«Non sono stato ancora nominato Presidente del Parco, - precisa Mauro Durbano - quindi parlo a titolo personale. Non so se ciò che è stato detto sull’estromissione dei villaggi e del fondovalle di Valsavarenche è ciò che pensa l’Amministrazione comunale, oppure se si tratta del pensiero di un singolo assessore. Questo è un aspetto che fa la differenza. Se vi è un atto amministrativo con una richiesta ben precisa rivolta al riconfinamento è un discorso e l’argomento può essere affrontato. Ma se questo atto amministrativo non c’è e non si sa se è l’Amministrazione comunale che pensa e vuole uscire dai confini, allora è superfluo commentare, almeno per il momento. In linea di principio quindi non mi riferisco solo alla Valsavarenche. Credo che i parchi dovranno aumentare i loro confini non restringerli. Anche perché l’Italia ha firmato con altre 130 Nazioni quello che è definito L’Orizzonte 30 e 30. L’obiettivo è quello di portare entro il 2030 la percentuale di aree protette al 30 per cento del territorio italiano protetto. Noi attualmente siamo al 21 per cento, quindi toccherà a tutti i parchi allargare i confini, oppure dovranno essere istituite nuove aree protette. Io penso che la Valle d’Aosta abbia aree confinanti il Gran Paradiso che potrebbero sicuramente essere parchi o che potrebbero rientrare nel Parco stesso».
Di poche parole è proprio il commissario straordinario dell’Ente Parco Italo Cerise che si limita a dire: «I Comuni parlano attraverso degli atti amministrativi. Se fosse stato il Comune a prendere una posizione in merito, allora la discussione si sposterebbe nelle sedi opportune».
Chi, al momento, non intende dare seguito a quanto è stato detto dall’assessore Claudio Vicari è il sindaco di Valsavarenche Roger Georgy. «Tutto potrebbe essere il contrario di tutto e su una questione così delicata ci si arriva d’intesa» afferma.
Di poche parole pure l’ex sindaco Pino Dupont: «La questione riporta alle rimostranze di molti anni fa, ma io oggi non voglio commentare nulla. Non è mio compito discutere l’argomento. Tocca all’Amministrazione comunale attuale affrontare la questione».