«Turni estenuanti e rischiamo di essere ammazzati Chi può va via da qui e anche dall’Italia»
Una parte prenderà parte alla manifestazione a Torino, per il corteo e il sit-in di martedì 5 dicembre, altri saranno dalle 9 alla 13.30 all'ingresso dell’Ospedale regionale Umberto Parini di Aosta per scioperare contro i disagi che medici ed infermieri si trovano ad affrontare tutti i giorni. Hanno spiegato le motivazioni - giovedì scorso, 30 novembre - Claudio Delli Carri segretario regionale per il Piemonte del sindacato Nursing Up, il segretario Anaao Assomed Valle d’Aosta Riccardo Brachet Contul e il vice Antonio Ciccarelli, Marcello Giudice segretario regionale Cimo e il vice segretario Giovanni Donati, il segretario generale dell’Anpo Carlo Poti. A fronte di una perdita di professionalità sanitarie tale da ridurre di un terzo il personale necessario, altri problemi permangono anche in Valle d’Aosta. “Siamo stanchi. - hanno spiegato nell’incontro - Abbiamo turni estenuanti, rinunciamo al tempo in famiglia, rischiamo ogni giorno di essere sbeffeggiati, aggrediti e persino ammazzati. Chi può va via da qui e anche dall’Italia”. Per la prima volta, sottolinea Delli Carri, c’è il 10 per cento in meno di iscritti ad infermeria e anche nelle specializzazioni, aggiungono Giudice e Brachet Contul, mancano iscritti. “Ad Aosta - spiega quest’ultimo - in neurologia abbiamo un medico e mezzo, gli altri sono “a gettone”. Anzi, chi ha vinto il concorso ha preferito un’altra offerta, in Germania, dove lo pagano di più. Per Pneumologia, su 11 domande si sono presentati 6 candidati ma alla fine nessuno verrà ad Aosta, anche per chiururgia generale su 10 domande si sono presentati in 3. In chirurgia sono rimasti 6 medici da 12 che erano e non ci sono candidati a concorso. In pediatria se ne sono licenziati 3 e a gennaio altri 2 saranno in pensione. Anche se la direzione generale si sta muovendo, è tardi per salvaguardare la nostra situazione, ormai siamo come le altre regioni”. Medici ed infermieri aspettano un ospedale nuovo, che metta fine alle carenze strutturali, ben coscienti che l’Italia, e la Valle d’Aosta, non sono più appetibili, se non per medici che arrivano di India, Pakistan, Brasile, dove i titoli non sono equiparabili a quelli italiani. “Siamo preoccupati - concludono - perché fra qualche anno saremo anche noi anziani e bisognosi di assistenza specialistica. Chi ci curerà?”.