«Mio padre parcheggiato su una barella del Pronto Soccorso e senza cibo»
Il padre settantaquattrenne laringectomizzato con il Morbo di Parkinson, invalido certificato al 100 per cento con una piaga da decubito ad una caviglia, abbandonato senza cibo una barella del Pronto Soccorso dell’Ospedale regionale “Umberto Parini” di Aosta. A raccontare la sua ricostruzione dell’accaduto è Matthieu Bich. «Mio padre è giunto al Pronto Soccorso dalla casa di cura privata che lo ospita lunedì 20 novembre nel tardo pomeriggio principalmente a causa di valori di ossigenazione bassi. - riferisce Matthieu Bich - Ha passato la notte di lunedì, il mattino di martedì, il pomeriggio di martedì e la sera di martedì sempre sulla stessa barella, senza cibo. A detta dei sanitari avrebbe passato in queste condizioni anche la notte di martedì se non anche tutto il giorno di mercoledì. Sempre su quella maledetta barella in Pronto Soccorso, ancora senza cibo». Matthieu Bich precisa che il genitore non era in attesa di esami clinici «Era semplicemente in attesa che si liberasse un posto letto nel reparto di Medicina. Posto letto che, a detta stessa dei sanitari presenti, non si sapeva né se né quando sarebbe stato disponibile». A questo punto, visto che il quadro clinico era sotto controllo, continua Mathieu Bich, «Ho sollecitato i sanitari per riportare mio padre nella struttura privata dove avrebbe trovato assistenza sanitaria ma soprattutto una sistemazione dignitosa con un letto antidecubito e qualcosa da mangiare». Amaro il commento di Mathhieu Bich: «Evidentemente c'è qualcosa nella sanità valdostana che non funziona. Il Pronto Soccorso accoglie i pazienti ma stante la penuria di disponibilità di posti letto nei reparti si crea un ammassamento di pazienti nei vari ambienti dello stesso Pronto Soccorso. A chi è da ricondurre questa situazione? All'Azienda Sanitaria che non riesce ad organizzarsi nel distribuire i pazienti nei reparti dal Pronto Soccorso? All'Amministrazione Regionale che dovrebbe intervenire per realizzare reparti adeguati alla domanda dei valdostani? Ai troppi pazienti che si ammalano?». Tuttavia Mathieu Bich evidenzia che «I sanitari del Pronto Soccorso hanno garantito assistenza a mio padre con competenza e dedizione: mentre li guardavo che passavano da un paziente all'altro mi sono sembrati dei soldati stanchi costretti a combattere una battaglia con armi spuntate. Una battaglia che da soli non saranno in grado di vincere: non per volontà loro ma per incapacità dei loro generali. E le vittime inermi di questa battaglia sono i pazienti». Ecco perché Matthieu Bich invita «Le persone che dovessero trovarsi in una situazione simile a mio padre a segnalare questi disservizi scrivendo all'Ufficio Relazioni col pubblico (urp.aosta@ausl.vda.it), ai giornali locali e ai nostri consiglieri regionali. L'unico modo per avere un cambiamento è far sentire la nostra voce di cittadini che, ricordo sommessamente, paghiamo le tasse per avere anche una sanità, se non perfetta, almeno dignitosa. Mio padre ha potuto uscire da questo incubo perché poteva permettersi una struttura privata che l'ha accolto tamponando l'incapacità del nostro servizio sanitario regionale. Altre famiglie valdostane non hanno questa fortuna e rischiano di vedere "parcheggiato" un loro caro in Pronto Soccorso per giorni e giorni. E questo oltre a non essere giusto, non è degno di uno Stato che voglia minimamente definirsi sociale».