Il dramma di un anziano invalido in una casa popolare fatiscente
Tubi e fili elettrici lungo le pareti, muri scrostati e sporchi, niente riscaldamento, una presa della corrente pericolosamente sistemata ai piedi del piatto della doccia e, per finire, scorribande notturne di topi. Praticamente più che un alloggio è un tugurio. Una situazione che ha dell'incredibile e a denunciarla pubblicamente è Andrea Manfrin, consigliere regionale e capogruppo della Lega Vallée d’Aoste, che precisa subito di non voler strumentalizzare la situazione a fini politici in quanto «E' stata la famiglia Ursida a chiamarci». L’appuntamento è nel cortile del blocco delle case di proprietà dell'Azienda Regionale Edilizia Residenziale di via Lexert, nel Quartiere Cogne - dato che l'Arer ha inviato una diffida a convocare la conferenza stampa nell'alloggio fatiscente -, dove al terzo piano abita da circa un anno Antonino Ursida, invalido audioleso e non vedente di 73 anni. I suoi occhi e la sua voce sono quelli della sorella Maria che riferisce il profondo disagio del congiunto «Che non può cuocere un piatto di minestra dato che la cucina non esiste. Non c'è riscaldamento e deve usare una stufetta elettrica per scaldarsi. Deve lavarsi con l'acqua fredda perché quella calda non arriva e tutto questo con i topi in casa. Ma è possibile tutto ciò in una regione come la Valle d'Aosta?». Maria Ursida racconta che il fratello abitava in un altro alloggio. Rimasto solo, ha voluto trasferirsi perché riteneva troppo grande l’appartamento in cui viveva. L’unica possibilità era uno scambio consensuale con un altro assegnatario e così ha fatto. Ad accompagnarlo in un primo sopralluogo fu il figlio che però, sostiene Maria Ursida, «Non era nel pieno delle sue facoltà e io quel giorno purtroppo ero in ospedale». Così venne firmato il verbale in cui veniva dichiarato il gradimento per l’immobile, rivelatosi subito dopo non idoneo per il padre. Un disastro, continua Maria Ursida, perché «Per rimetterlo in sesto l'Arer ci disse che bastavano circa 3.000 euro, invece il preventivo che abbiamo chiesto a un’impresa ammontava a ben 50.000 euro. E dove li troviamo? Antonino ha una pensione di 600 euro al mese!». Intanto il tempo passa e Antonino Ursida deve affrontare quotidianamente il suo calvario con la speranza di poter trovare al più presto una soluzione che possa soddisfare le sue esigenze di persona gravemente invalida. Per ritorsione, è un anno che non paga l’affitto. «Prima mi facciano i lavori in casa - afferma Antonino Ursida - e poi io salderò il dovuto». Ragion per cui il suo nominativo ora compare nell’elenco degli inquilini morosi da sfrattare.
La versione dell’Arer
Dall'Arer assicurano che la situazione di Antonino Ursida è nota e seguita. «A noi risulta un cambio consensuale dopo che precedentemente al signor Ursida era stato assegnato un appartamento nuovo e adeguato alle sue esigenze. - precisa la dirigente Alessia Bosco - Pertanto siamo rimasti stupiti dalla sua decisione di traslocare, in quanto sapevamo in quale stato fosse l’alloggio dove sarebbe andato ad abitare. Di tutto ciò il signor Ursida era stato informato in più di un’occasione, e gli era stato detto chiaramente che l’Arer non avrebbe potuto ristrutturare l’appartamento a suo spese, al massimo si poteva andargli incontro con una rateizzazione in base alla sua situazione economica. Lui rispose che avrebbe fatto tutto da solo, cosa che poi non è avvenuta. Noi restiamo comunque disponibili, ma ci sono delle regole a tutela dei diritti di tutti che siamo obbligati a rispettare».