I numeri della Caritas non diminuiscono mai Fotografia di continue emergenze internazionali

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I dati del 2023 non sono stati ancora elaborati ma come dice Andrea Gatto, direttore della Caritas diocesana di Aosta, «Siamo più o meno sugli stessi numeri dello scorso anno». Numeri che di certo danno un'immagine della situazione di disagio di quest’epoca. E grande quindi è lo sforzo della Caritas nel dare un aiuto concreto ai bisognosi, poiché nel 2022 sono stati ben 20mila i pasti gratuiti distribuiti alla Tavola Amica di via Abbé Gorret (con una media di 70 al giorno per 365 giorni l'anno), e 4.395 le notti complessive offerte nei dormitori, mentre il servizio medico gratuito ha effettuato 301 visite gratuite.

Numeri dei quali si parlerà sabato prossimo, 11 novembre, in occasione dell’incontro degli operatori della carità. Appuntamento alle 15 al Seminario: i volontari della Caritas diocesana, di quelle parrocchiali, del Banco alimentare e della San Vincenzo incontreranno il Vescovo. Monsignor Franco Lovignana presiederà poi la Messa alle 18.30 nella chiesa collegiata dei Santi Pietro e Orso.

Tornando ai numeri, è notevole anche lo sforzo economico, con 165mila euro erogati direttamente a famiglie in difficoltà per far fronte a bollette della luce, affitti e spese mediche, mentre ammontano a 35mila euro le erogazioni tramite parrocchie e associazioni di volontariato, 90mila euro stanziati in progetti lavorativi e 285mila euro di acquisti per i servizi mensa e dormitorio.

Chi sono queste persone che si avvicinano ai servizi della Caritas? «Il 60 per cento è costituito da persone straniere di varie provenienze, - conferma Andrea Gatto - molti giovani soli provenienti da Pakistan, Afghanistan, Siria, Turchia. Il restante 40 per cento sono italiani, molti dei quali residenti in Valle d’Aosta e che fino a poco tempo fa non avevano avuto bisogno di noi».

Per gli stranieri dunque quali sono le primarie esigenze? «Ci chiedono la possibilità di lavorare per poter sostenere le famiglie oltre a ospitalità, possibilità di mangiare, cambio di abiti, cose che noi possiamo fornire». Molti di questi «non arrivano in Valle d’Aosta provenienti da Lampedusa dove giungono sui barconi, ma via terra attraverso i Balcani, pertanto entrano in Italia dalla zona di Trieste e poi attraversando il nord del paese si sparpagliano tra le regioni settentrionali arrivando quindi anche ad Aosta. Per molti la nostra regione è la prima tappa di un percorso che li porta verso il nord dell’Europa. Altri invece trovano le condizioni per poteri fermare, qui da noi o in altre zone d’Italia».

E’ difficile gestire un flusso così massiccio di bisognosi? I posti letto per esempio hanno un limite. «Sì, non possiamo purtroppo soddisfare tutti. Soprattutto per un posto letto molti sono in lista d'attesa. - continua Andrea Gatto - Si ha la possibilità di usufruire del dormitorio per massimo 40 giorni, un periodo che riteniamo sufficiente per poter trovare una sistemazione autonoma altrove. La disponibilità massima è di 25 posti letto nei 2 dormitori ad Aosta - in via Stevenin e in viale Gran San Bernardo - e altri 8 nella parrocchia di Saint-Vincent. Per cui come si può immaginare la lista di attesa è sempre lunga».

Ci aspettiamo un'ondata di nuovi profughi dal conflitto israelo-palestinese, come è già successo in seguito alla guerra in Ucraina? «E’ presto per fare previsioni, prima di tutto perché è difficile per questa gente poter uscire dai propri confini». Un grosso impegno quotidiano della Caritas dunque che però non potrebbe esistere se non ci fossero 85 volontari che a rotazione prestano il loro tempo in favore dei bisognosi. Nello staff vi sono 2 psicologi e 1 educatore multiculturale, 1 coordinatore di Bottega e 3 custodi nei dormitori, 1 operaio e 1 responsabile amministrativo, oltre a 52 persone coinvolte in lavori di pubblica utilità. Fino a quando potremo ancor far fronte al bisogno che aumenta? «Le risorse purtroppo non sono infinite, - conclude il direttore della Caritas Andrea Gatto - da cristiani confidiamo nella provvidenza cercando di utilizzare al meglio quello che abbiamo».

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