E adesso Laurent Viérin annuncia il ritorno: «Mi spronano gli amici veri Gli altri se ne facciano una ragione»

E adesso Laurent Viérin annuncia il ritorno: «Mi spronano gli amici veri Gli altri se ne facciano una ragione»
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La ricomposizione dell’area autonomista è necessaria per mettere ordine, ma non può essere un “embrassons nous” senza contenuti. E’ questa l’idea di molti, dopo il Congrès dell’Union Valdôtaine che ha sancito quanto ci si attendeva, cioè l’inizio ufficiale di un nuovo percorso che tuttavia deve ancora essere indirizzato. Cosa ne pensa Laurent Viérin in quanto ex presidente della Regione e soprattutto in qualità di uomo di riferimento per un’ampia componente dell’attuale mondo autonomista.

«Dopo mesi l’Union si è espressa attraverso il suo congresso. Ora tocca agli altri autonomisti indicare la loro idea. Per quanto mi riguarda, e per l’area di riferimento nella quale mi riconosco assieme ad altri - quella UVP - crediamo che sia sicuramente da perseguire la semplificazione del quadro dell’area autonomista, ormai troppo frammentato, ma non a tutti i costi e soprattutto non senza avere messo al primo posto i contenuti e il progetto, discutendo inoltre delle modalità e degli obiettivi da perseguire.

Per quanto riguarda il documento approvato dal Congrès, si possono sicuramente sottolineare 2 elementi positivi. In primo luogo la bocciatura del termine “Réunion”, che non mi è mai piaciuto, avvallando invece un percorso di “Recomposition”, sicuramente necessario, per verificare, poi, i presupposti di un’eventuale “Réunification”. Sono 3 concetti diversi. La “Réunion” è una fusione a freddo senza contenuti per dire “ci rimettiamo assieme” senza dire cosa fare e come, neppure per andare dove e con chi. La “Recomposition” invece è un primo passaggio per mettere ordine alla frammentazione autonomista, discutendo di temi e di contenuti, per verificare se abbiamo visioni comuni e parlare di progetto. La “Réunification” è un eventuale passaggio finale se i contenuti mettono d’accordo le persone e le sensibilità per costruire appunto un progetto comune.

Una sezione unionista, Aoste ville, ha proposto con una mozione, poi bocciata, la “Réunion”, intesa, per loro, come la semplice (ri)-adesione all’UV attuale. Non è quello a cui si è lavorato in questi anni. Non può essere un semplice rientro di coloro che hanno fatto altre scelte con l’idea di ripartire da dove ci si era lasciati, magari anche chiedendo scusa, ritornando nel medesimo contenitore. Ci vuole rispetto per i percorsi e le scelte di tutti - sia di chi è rimasto, come anche di chi ha deciso di prendere nuovi percorsi, attraverso decisioni anche coraggiose. Soprattutto sono necessari i contenuti - ad oggi assenti - e un progetto di sviluppo della Valle d’Aosta sul quale dibattere, per evitare l’isolamento, affrontanto temi concreti e di attualità, come la scuola, la sanità, la cultura, i trasporti, l’agricoltura di montagna.

La seconda considerazione positiva è che nel documento è stato ricompreso nella commissione di lavoro il gruppo “Orgueil Valdôtain”, assente nella prima bozza senza un perché. Credo sia il “minimo sindacale” se si ha veramente la volontà di costruire un progetto inclusivo e plurale, che non sia una semplice operazione di palazzo ma piuttosto un percorso condiviso che rispetti tutte le anime che compongono il mondo autonomista. In questo senso l’inizio non è stato proprio idilliaco, qualcuno aveva già banalizzato la nascita del manifesto di “Orgueil” - di cui sono stato, assieme ad altri, promotore, che ha raccolto in poche settimane centinaia di firme - e voleva escluderlo dalla commissione. Ma ha dovuto invece riconoscere il suo ruolo, un ruolo determinante sia nell’accelerazione del percorso di ricomposizione - che sarebbe probabilmente ancora fermo, basti pensare alle elezioni politiche del 2022 - sia nel raggruppare, in modo trasversale, persone nella maggior parte dei casi non aderenti a nessuna sigla, ma provenienti dal mondo autonomista regionalista e federalista, evitando quella che sarebbe stata una semplice operazione di vertice.

Secondo me comunque mancano ancora all’appello altri pezzi che bisognerà portare al tavolo del dibattito. Come, ad esempio, Pays d’Aoste Souverain, fondamentale nel progetto di un’eventuale nuova casa comune, visto che rappresenta un’area di riferimento con la quale sento grande affinità, soprattutto per quanto riguarda il lavoro sulla zona franca, rilanciato a fine 2015 da noi dell’UVP in Consiglio Valle, che portò all’approvazione nel 2017 della norma di attuazione oggi vigente. Come anche un approccio forse al nuovo soggetto Rassemblement Valdôtain e a Pour l’Autonomie, serio e concreto. Infatti non si può pensare che non ci sia stato un problema oggettivo, se si considera che 8 presidenti della Giunta dell’UV hanno abbandonato il Mouvement in questi anni, da Mario Andrione ad Augusto Rollandin, in ordine cronologico, per citare personalità sicuramente diverse. Credo sia necessaria un po’ di autocritica da parte di qualcuno. Ciò che è successo in Sud Tirol domenica scorsa con l’SVP deve fare riflettere…»

Quindi per ricomporre il quadro chi bisognerebbe coinvolgere?

«I luoghi ideali - che una volta erano rappresentati dai movimenti - dove dibattere dei temi e dell’avvenire della nostra comunità non esistono più. La frammentazione della famiglia autonomista è aumentata in modo esponenziale, tanto che attualmente abbiamo sigle che rappresentano solo ed esclusivamente le persone che siedono in Consiglio Valle. Così si rischia di avere dei consiglieri regionali che, complice anche il sistema della preferenza unica, rappresentino solo loro stessi. E’ quindi necessario ricomporre il quadro degli autonomisti. Da discutere, però, in che modo. Ci vogliono dei contenuti per un rinnovato progetto che non può essere quello esistente, ma che sia plurale, condiviso e rivolto al futuro. Sono i contenuti, infatti, che devono essere il vero collante di un eventuale programma politico. Per ora di contenuti se ne sono visti ben pochi se si osserva la situazione prodotta dal lavoro di questi mesi. Secondo me gli obiettivi e il progetto finale devono essere una ricomposizione del quadro unionista-autonomista in tutte le sue anime, includente e non escludente, dall’anima UVP a Pas, da Pour l’Autonomie a Vda Unie-Alliance, e oggi anche al RV attraverso un percorso che dovrebbe portare ad una nuova “Union”, rispettosa di tutti i pezzi autonomisti - magari anche federati - attraverso contenuti ben precisi».

Una ricomposizione che guarda anche alle prossime elezioni europee?

«Sicuramente, sarà un primo banco di prova per vedere se le nostre sensibilità si possono unire, verificando la possibilità di un candidato unitario per una sfida che sappiamo essere molto difficile. Un tentativo mancato per le elezioni politiche del 2022 per i veti incrociati, che fecero perdere il seggio al Senato agli autonomisti. Ma non credo che l’alleanza con questa sinistra sia di attualità, neppure in Regione e neppure risponda, sui temi, alle esigenze della Valle d’Aosta».

Laurent Viérin, un nuovo impegno in prima persona?

«La passione e la voglia di impegnarmi per la mia comunità e la nostra gente, assieme alla voglia di lavorare, negli anni non mi è mai passata. Anche se i torti ricevuti ingiustamente - in questo paese che è quello purtroppo di Enzo Tortora - magari mi hanno ad un certo punto forse un poco scoraggiato. Ma è stata proprio la vicinanza degli amici veri e disinteressati e delle tante persone che mi hanno spronato e mi spronano a tornare a dare il mio contributo a darmi la voglia, ancora più forte di prima, di fare politica. Che se ne facciano una ragione, gli altri…. Per quanto mi riguarda c’è un grande desiderio di impegnarmi nuovamente per rappresentare l’area politica e tutti coloro che hanno avuto e hanno ancora fiducia in me, ed interpretare le idee e i temi che mi sono cari, come la cultura, la formazione dei giovani e la scuola, rilanciando l’azione e la militanza, la passione e la voglia di lavorare per questa nostra bellissima Valle, con una prospettiva di apertura all’area attorno al Monte Bianco e alle diverse realtà alpine. E soprattutto per un rinnovato entusiasmo da mettere in un progetto di sviluppo futuro della comunità valdostana e da tramettere anche a chi ha ancora la voglia di impegnarsi per migliorare questa nostra comunità, che lo merita».

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