Airbnb, i proprietari dovranno pagare la cedolare secca In Valle d’Aosta 4.357 gli alloggi disponibili sul portale

Airbnb, i proprietari dovranno pagare la cedolare secca In Valle d’Aosta 4.357 gli alloggi disponibili sul portale
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Il rilevamento più recente, relativo all’estate appena conclusa, indica che in Valle d’Aosta sono 4.357 gli alloggi disponibili sul portale Airbnb. La notizia è che martedì scorso, 24 ottobre, il Consiglio di Stato ha ribadito una volta per sempre che i loro titolari devono pagare la cedolare fissa riscossa attraverso il portale Airbnb appunto.

«Confidiamo che il pronunciamento del Consiglio di Stato metta la parola fine a una telenovela che si trascina da più di 6 anni, durante i quali Airbnb si è appigliato a ogni cavillo pur di non rispettare le leggi». E’ questo il commento di Federalberghi dopo la sentenza del Consiglio di Stato che obbliga i portali di prenotazione a riscuotere e poi a versare la cedolare secca sugli affitti brevi.

Una questione molto delicata, tanto che nei giorni scorsi anche la «dormiente» Agenzia delle Entrate della Valle d’Aosta ha iniziato a muoversi. D’altronde a livello centrale l’Agenzia delle Entrate ha chiesto a Airbnb di sanare 500 milioni di euro di tasse non versate. «Ci auguriamo - commentano da Federalberghi - che non si facciano sconti e che la compagnia americana di prenotazioni venga invitata a pagare per intero le somme sottratte all’erario italiano in questi anni, senza dimenticare sanzioni e interessi. Il mancato versamento delle imposte è però solo uno dei tanti problemi generati dal far west degli affitti brevi, per il quale occorrono regole, controlli e sanzioni, per tutelare i clienti, i lavoratori e le imprese turistiche.»

Dopo la decisiva sentenza del Consiglio di Stato il riferimento è infatti alla nuova normativa nazionale, bloccata dalla Lega con motivazioni pretestuose, mentre a livello valdostano tra pochi giorni - mercoledì 1° novembre - entrerà in vigore la legge regionale, che introduce delle disposizioni per monitorare l’offerta di appartamenti e stanze destinate agli affitti brevi. Un progetto legislativo che ha creato non poche polemiche in Valle d’Aosta e che invece la pronuncia del Consiglio di Stato di lunedì scorso legittima ancor più, per la soddisfazione di chi lo ha sostenuto, stabilendo che Airbnb non può agire come vuole, senza pagare le imposte e senza rispettare le leggi relative alla registrazione degli ospiti.

Gli annunci concernenti gli alloggi italiani pubblicati su Airbnb nella prima settimana di agosto 2023 erano oltre 503mila. Secondo Federalberghi l’analisi di questi dati conferma, ancora una volta, le 4 grandi «bugie» che Airbnb - anche attraverso i suoi rappresentanti locali, come in Valle d’Aosta - continua a propinare. In primo luogo non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare, visto che l’81 per cento degli annunci si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno. Inoltre è falso che si tratta di forme integrative del reddito famigliare, considerato che il 65 per cento degli annunci è pubblicato da gestori che amministrano più alloggi. Poi non è vero che si tratta di attività occasionali, tanto che più della metà degli annunci (55,6 per cento) si riferisce ad alloggi disponibili per oltre 6 mesi l’anno. Infine, è falso che le locazioni brevi tendono a svilupparsi dove c’è carenza di offerta, tanto che gli alloggi sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali.

I dati aggiornati vedono quale Comune con più alloggi disponibili su Airbnb Roma, con 27.389, seguito da Milano con 23.656, da Firenze con 12.117, da Napoli con 9.353 e da Venezia con 8.130. Torino ne ha 5.853 e casi limite sono Ostuni nel brindisino, 30mila abitanti e 2.787 alloggi, oppure Gallipoli di Lecce, 20mila abitanti e 2.257 alloggi turistici su Airbnb.

A livello di regioni, quella con più alloggi disponibili su Airbnb è la Toscana, con 66.986, seguita dalla Sicilia 57.144, dalla Lombardia 54.704, dalla Puglia 45.785 e dalla Sardegna 42.531. La Valle d’Aosta è 19esima prima di Basilicata e Molise, mentre le province di Trento e Bolzano contano rispettivamente 8.121 e 6.863 alloggi Airbnb.

Ora sarà interessante capire come farà Airbnb a pagare i 500 milioni di euro di imposte arretrate richieste dallo Stato Italiano e soprattutto se si rivolgerà a coloro, aderenti in Valle d’Aosta compresi, che si sono avvalsi dei suoi servizi di prenotazione.

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