Chiuso il Tunnel del Monte Bianco per 9 settimane E sono subito scintille tra economia e politica

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«Oltre a sollecitare un'apertura antecedente al 18 di dicembre che è la data massima per l'esecuzione dei lavori, abbiamo anche messo in piedi come Regione una possibilità di verifica della ricadute negative di questa chiusura». Lo dice il presidente della Regione Valle d'Aosta, Renzo Testolin, in un videomessaggio, commentando la chiusura del tunnel del Monte Bianco per lavori di manutenzione da lunedì scorso, 16 ottobre, e per un massimo di 9 settimane consecutive.

Gli impatti negativi della chiusura del collegamento saranno valutati «appoggiandoci al sostegno e alla ricerca della nostra Università della Valle d'Aosta», spiega Renzo Testolin, mentre i risvolti ambientali saranno studiati «dall'Arpa e dalle omologhe associazioni transfrontaliere».

Seconda canna in 5 anni

Un grido d'allarme arriva da Confidustria Valle d'Aosta in occasione della chiusura totale di 9 settimane per lavori del traforo del Monte Bianco.

La stima sul Pil 2023 della regione per questo stop è di un calo dell'1,65 per cento: «Acque minerali, lavanderia, siderurgia. Vengono toccati tutti i nostri comparti, ma non solo. Pensiamo agli albergatori e al settore del commercio» dice il presidente dell'organizzazione degli industriali valdostani, Francesco Turcato, durante un sopralluogo al traforo chiuso da lunedì.

«Come industriali - spiega - siamo molto attenti a capire cosa accadrà. Se resta l'idea delle chiusure per 18 anni più uno siamo molto preoccupati. Ci siamo mossi a livello regionale, nazionale e sovranazionale per trovare una possibile soluzione: l'unica è la realizzazione di una seconda canna», il raddoppio del traforo.

Una seconda galleria costerebbe «1,2-1,3 miliardi e se si utilizzasse il metodo post ponte Morandi ci vorrebbero dai 3 ai 4 anni per realizzarla: in 5 anni dal progetto il tunnel sarebbe transitabile. A quel punto chiuderebbe quello vecchio lasciando il tempo alle imprese di lavorare, con costi di cantiere molto inferiori rispetto a quelli previsti con le chiusure prolungate».

Luciano Caveri, l’incidente social

«Riteniamo che il Consiglio regionale debba predisporre urgentemente una mozione di sfiducia per l'assessore Caveri che, in verità (ma non lo farà) , dovrebbe dimettersi da solo per la gravità dell'accaduto». Così sui social Fratelli d'Italia Valle d'Aosta interviene riguardo al post pubblicato nei giorni scorsi su X (ex Twitter) dall'assessore regionale Luciano Caveri, poi rimosso, «Bisogna che questo Turcato se ne vada», in riferimento al presidente di Confindustria Valle d'Aosta, Francesco Turcato. Per il coordinamento regionale di Forza Italia Valle d'Aosta quanto accaduto «oltre a essere indegno, è preoccupante per la libertà di espressione e di iniziativa nella nostra regione, poiché - stando a quanto sostenuto sui social dall'assessore Luciano Caveri - chi non è allineato al suo pensiero o alle sue posizioni, merita di essere cacciato».

Sul post di Caveri il gruppo Lega Vda ha presentato un'interrogazione all'ordine del giorno del prossimo Consiglio Valle del 25 e 26 ottobre.

«La classica tempesta in un bicchiere d’acqua. - si limita a dichiarare Luciano Caveri - Per parlare del raddoppio del Tunnel del Monte Bianco bisogna impostare un’interlocuzione seria con il governo francese e con l’Unione europea, servono a poco invece le iniziative personali. Per intenderci, forse Turcato “la fa facile”. Per il resto mi dispiace perché si trattava di un messaggio privato finito per sbaglio su twitter».

Conseguenze gravissime

«Non doveva chiudere, tra i proclami di tanti politici, e invece da il Tunnel del Bianco chiude. Chiude davvero.

Con una serie di conseguenze gravissime che ci preoccupano. Conseguenze immediate, su viabilità secondaria verso San Bernardo e Frejus». A sottolinearlo, nel giorno in cui inizia la chiusura per i lavori, lunedì scorso, 16 ottobre, è Marco Bussone, presidente nazionale dell'Uncem, l'Unione nazionale Comuni, comunità e enti montani, insieme al presidente Uncem Piemonte Roberto Colombero, e al consigliere nazionale Uncem valdostano Jean Barocco.

«Conseguenze di medio e lungo periodo - prosegue - su un sistema alpino che, dopo 20 anni di indifferenza dei più, finisce per essere blocco verso l'Europa. Un problema gravissimo, per molto tempo sottovalutato. Sappiamo già che il nodo viario torinese, della tangenziale in particolare, fino a fine anno sarà intasato. E migliaia di camion in più andranno verso la Val Susa e il Frejus, essendo bloccata la statale 28 in Alta Val Tanaro verso Ventimiglia e Nizza, essendo con limitazioni per la stagione invernale la statale 21 verso la Maddalena e pure il Gran San Bernardo, chiuso di notte fino a marzo ai mezzi pesanti alti più di 3 metri».

«I rallentamenti dei lavori ai trafori alpini ferroviari, la non pianificazione infrastrutturale, la mancanza di coesione vera europea che guarda alle montagne quale luogo di sviluppo e crescita, flussi e transiti - evidenzia - pesano come non mai. E peseranno tantissimo sui sistemi economici di Valle d'Aosta e Piemonte».

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