I quarant’anni della Protezione civile valdostana raccontati dai protagonisti
Dati alla mano, sono 95 i milioni di euro spesi per 750 interventi di emergenza portati a termine negli ultimi 20 anni. Lo ha detto Valerio Segor, direttore della Protezione civile valdostana, in occasione della celebrazione per i 40 anni della sua nascita organizzata sabato scorso, 14 ottobre, a Palazzo regionale ad Aosta ed abbinata al convegno “La Protezione civile valdostana: una sinergia vincente tra Stato e Regione”.
Il messaggio video inviato dal capo della Protezione civile nazionale Fabrizio Curcio ha aperto i lavori, prima dell’intervento del presidente della Regione Renzo Testolin, che ha esordito dicendo che «La Protezione civile valdostana è una famiglia che da 40 anni onora l’impegno di essere a disposizione del prossimo. E questo convegno è un momento inevitabile per rimarcarne la sua storia. La Valle d’Aosta ha visto dalla notte dei tempi le varie popolazioni confrontarsi con un territorio non semplice e che ha sempre intimorito e messo alla prova la nostra gente. La montagna deve sempre essere accudita, coccolata, presa per mano per essere modellata per quelli che sono i bisogni del nostro territorio, della nostra gente, e per metterla in sicurezza. Le nuove sfide cambiano sempre, ma non bisogna mai dimenticare quale lavoro c’è sempre dietro le quinte e quale sia l’importanza degli enti locali e dei volontari che svolgono, molto spesso, un lavoro impagabile.»
La protezione civile è anche previsione, prevenzione e gestione dell’emergenza
«Per molti, la Protezione civile è ancora rimasta quella che si occupa dell’emergenza e del soccorso. Ma - spiega Valerio Segor, che durante il convegno ha annunciato l’intitolazione della Centrale unica del soccorso all’ex direttore Silvano Meroi, scomparso nel marzo scorso - il nostro compito è anche altro: previsione, prevenzione, gestione dell’emergenza. La Valle d’Aosta è una piccola regione però ha una capacità operativa molto rapida. La collaborazione con le altre realtà inoltre sta crescendo e uno di questi frutti è la nascita del numero 112 con le chiamate unificate. La nostra peculiarità è di essere stati capaci di mettere insieme, in unica sede di coordinamento, tutti gli attori fondamentali per l’attivazione di un’emergenza: i Vigili del fuoco professionisti e volontari, il personale sanitario del 118, della Protezione civile, del Corpo forestale e del Soccorso alpino. Un percorso iniziato nel 1999 e disciplinato nel 2008. La Protezione civile valdostana è un sistema, non è fatta dalla singola persona. Ed è su questo punto fondamentale che dobbiamo continuare a lavorare. Occorre però puntare sulla comunicazione e sulla divulgazione per aumentare la conoscenza del rischio nella nostra società e per far si che la cultura della protezione civile sia insita nella conoscenza collettiva. La pianificazione sarà sempre più fondamentale visti anche i cambiamenti climatici in atto e sarà sempre più importante investire sulla Centrale unica di soccorso, sull’elisoccorso e sul rilancio del volontariato.»
Il convegno ha visto tra i suoi relatori anche Lorenzo Chentre, il primo direttore dell’allora neonata struttura regionale, e Piero Lucat che dal 1998 al 2013 è stato il coordinatore del Dipartimento enti locali e protezione civile e che ha spiegato il «percorso seguito dalla Protezione civile valdostana nel delicato rapporto tra autonomia e sussidiarietà.» Dopo avere rilevato che «alla base del sistema valdostano c’è l’autonomia speciale che attribuisce alla Regione la competenza primaria in materia di servizi antincendi e che componenti essenziali del sistema protezione civile sono i Vigili del fuoco», Piero Lucat ha ricordato che «altre componenti importanti del sistema regionale di protezione civile sono il Corpo forestale della Valle d’Aosta, il Soccorso alpino e il sistema sanitario.»
Al convegno ha partecipato pure l'ex direttore generale del dipartimento nazionale, Elvezio Galanti, che ha detto: «La Protezione civile è coordinamento ed indirizzo di tanti enti diversi e tante specializzazioni, senza togliere a nessuno la propria identità storica, culturale, tecnica. In questo campo, la Valle d’Aosta è stata per l’Italia un laboratorio con la sua specificità istituzionale e tecnica e con la sua radice culturale è stata capace di portare anche ai tavoli nazionali di lavoro competenze come il Soccorso alpino.»
Correva l’anno 1983…
Correva l’anno 1983 quando la Regione creò, attraverso l’approvazione in Consiglio Valle della legge 4 del 18 febbraio, l’Ufficio regionale della Protezione civile collocandolo alle dipendenze del Servizio sistemazioni idrauliche e difesa del suolo, diretto da Giovanni Busanelli, nell’ambito dell’Assessorato dell’Agricoltura. Alla neo struttura furono attribuiti i compiti di prevenzione delle situazioni di rischio e di organizzazione dei soccorsi in caso di calamità.
Un primo servizio analogo in Valle d’Aosta, però, esisteva già. Nel 1970, infatti, fu istituito l’Ufficio regionale di protezione civile e valanghe (era diretto dal geometra Alberto Haudemand di Morgex), all’epoca appartenente all’Assessorato dei Lavori pubblici con ingegnere capo Cherubino Grosjacques. Il servizio - che già allora si occupava di frane, valanghe e regimazione di torrenti - si trovava in via Festaz, a fianco alle Poste centrali, ed operava giornalmente in stretta collaborazione con la Scuola Militare Alpina.
Nel 1983 la sede per la neonata struttura di Protezione di civile valdostana fu da subito individuata a Saint-Christophe, nella vecchia palazzina dell’aeroporto regionale e a Lorenzo Chentre, fino ad allora in servizio ai Lavori Pubblici come capo cantoniere, nonostante una laurea in Scienze politiche in tasca, fu affidato l’incarico di direttore.
«Dopo l’approvazione della legge istitutiva della nostra Protezione civile - ha raccontato sabato proprio Lorenzo Chentre - sono stato chiamato a studiare come organizzare l’ufficio. Mi ritrovai ben presto a condividere i locali della palazzina dell’aeroporto dove aveva la sede l’ufficio meteorologico in cui operava Franco Pozzo, un esperto dell’Aeronautica militare, coadiuvato da Mario Montel. Ero comunque fortunato, perché conoscevo la realtà valdostana e l’importanza che avevano nella nostra comunità il volontariato e, soprattutto, i Vigili del fuoco volontari che all’epoca erano presenti in tutti i Comuni della regione, aiutati dai Vigili professionisti. Un’altra grande realtà era già all’epoca il Soccorso alpino valdostano guidato dal compianto Franco Garda che, quando divenne capo del Soccorso alpino nazionale, fu sostituito da Renzino Cosson. Poi avevamo l’Associazione nazionale alpini, i volontari del Club alpino e tante altre associazioni. Secondo un principio di coordinamento dovevo mettere insieme tutti queste componenti. In quel periodo furono redatti i primi appalti per l’utilizzo degli elicotteri nel Soccorso alpino valdostano e, quindi per l’elisoccorso che vide sin da subito impegnato in prima fila il dottor Carlo Vettorato con altri medici. Si arrivò successivamente alla regionalizzazione dei Vigili del fuoco volontari per poterli dotare di mezzi adeguati durante gli interventi cui erano chiamati a operare. Non fu facile fare tutto questo. Ma ce l’abbiamo fatta!»
I testimoni di 40 anni di storia d ella Protezione civile valdostana
Con Lorenzo Chentre, presero servizio due periti elettronici, Marco Gal e Marco Grange, incaricati di realizzare la rete regionale delle radiocomunicazioni, e due elettricisti, Livio Chatrian e Claudio Sciulli. Lorena Marcellan, dal Servizio Sistemazioni idrauliche e difesa del suolo, fu distaccata alla segreteria del neonato ufficio. A loro si aggiunsero poco tempo dopo il perito elettrotecnico Primo Ruggeri e il geometra Maurizio De Pascalis. Solo nel 2000 arrivò a consolidare le fila dell’Ufficio trasmissioni radio Fabio Jorioz, in sostituzione proprio di Marco Grange diventato sindaco a Nus.
«Partecipai al concorso - ricorda oggi Marco Gal, classe 1960 - ma non ricevetti mai la lettera di assunzione. La mattina del 7 novembre 1983 mi chiamarono dall’Ufficio personale della Regione per dirmi che ero in ritardo, però io non sapevo neppure dove dovevo presentarmi fino a quel momento. Ero ancora in pigiama, ma ricordo la velocità con cui mi vestii e uscii di casa. Arrivai alle 9 alla palazzina dell’aeroporto e salii una scala a chiocciola che portava al piano dell’ufficio meteorologico. Sono stati 40 anni di lavoro appassionante, ho avuto la possibilità di conoscere a fondo ogni angolo della nostra regione. Un lavoro troppo spesso sottovalutato, che ha consentito alla Protezione civile valdostana di potere contare oggi sulla presenza di 53 ripetitori sparsi sul territorio regionale. Peccato però che il nostro ufficio nel tempo si sia spopolato e che grazie, alla miopia dei dirigenti che non hanno saputo prevedere un ricambio generazionale, tra poche settimane saranno solo due i dipendenti che si occuperanno di questo importante settore. Un settore troppo spesso dimenticato, per il quale affermo che non bisogna ricordarsi della sua esistenza solo quando succedono fatti calamitosi.»
Marco Grange, attuale presidente dei Vigili del fuoco volontari, è in pensione dal 2019, ma parla dei suoi anni in Protezione civile come di «Una bellissima esperienza che mi ha permesso di co-noscere la Valle d’Aosta sotto mille aspetti. È stato un lavoro che mi ha consentito di partecipare alla realizzazione della rete radio e quindi mi ha permesso di crescere professionalmente. Un’esperienza talmente forte, difficile da scordare e che mi è servita quando ero sindaco a Nus durante l’alluvione del 2000.»
Anche per Lorena Marcellan, arrivata nel gennaio 1984, i ricordi di una vita di lavoro sono soprattutto legati alla nascita ufficiale della Protezione civile valdostana. Struttura che l’ha vista sin da subito «Lavorare al fianco di Lorenzo Chentre in qualità di segretaria dividendo la scrivania con i colleghi e facendo di tutto, anche rispondere con molta ansia alle chiamate di soccorso. Eravamo una famiglia, all’inizio di una grande avventura dove tutto doveva ancora essere inventato. Lo ricordo come un periodo molto bello con la realizzazione della rete radio, l’istituzione del Soccorso alpino e dell’elisoccorso. Quando c’era un emergenza si lavorava senza mai guardare l’orologio. Nel 2001 sono passata al comando dei Vigili del fuoco con a capo l’ingegnere Gian Piero Badino dove ho lavorato fino al 2018, anno della mia pensione. Ma quegli anni di protezione civile resteranno per sempre nel mio cuore!»