La storia del capitano Camillo Valleise di Arnad Il sacrificio in Russia di un alpino della Cuneense

La storia del capitano Camillo Valleise di Arnad Il sacrificio in Russia di un alpino della Cuneense
Pubblicato:
Aggiornato:

Le celebrazioni dei cento anni della Sezione Valdostana dell’Associazione Nazionale Alpini costituiscono l’occasione per molti di noi di tornare ai racconti dei nonni e dei padri, alla guerra e alla naja, oppure per ricordare il nostro servizio militare. Eppure esistono degli uomini dimenticati, che solamente la curiosità di qualcuno può fare tornare nelle nostri menti, uomini e alpini che meriterebbero il ricordo della comunità e che invece il trascorrere del tempo ha quasi del tutto cancellato dalla memoria delle persone e da quella collettiva dei loro paesi. Per questo motivo, per la ricorrenza del secolo della Sezione Valdostana degli Alpini, abbiamo voluto riportare alla luce le storie meravigliose e tragiche di 2 nostri ufficiali alpini della Seconda Guerra Mondiale, entrambi caduti in Russia: il capitano Camillo Valleise di Arnad oggi, sabato 14, e il tenente René Visendaz di Ayas, sabato prossimo, 21 ottobre, accomunati dal terribile destino di appartenere entrambi alla Divisione Alpina Cuneense che sul fronte orientale perse 16.500 dei suoi 18.500 effettivi. La tragedia della Cuneese è da considerarsi come la più pesante, in termini di vite umane, disfatta mai subita da nessuna divisione o insieme di battaglioni nella storia moderna dell'Europa occidentale. In quella ecatombe 9 erano i valdostani: nel Secondo Reggimento Camillo Valleise apparteneva al Battaglione Saluzzo che non ebbe praticamente superstiti, René Visendaz era con il Dronero, di questo reparto furono 200 i sopravvissuti, gli unici dei 5.200 soldati che contava per l’appunto il Secondo Reggimento Alpini. Probabilmente Camillo e René si incontrarono e si conobbero.

Camillo Valleise, capitano di Arnad

Mi ha sempre incuriosito sul lato verso la strada, davanti al Municipio di Arnad, quel nome inciso nel marmo - Camillo Valleise - preceduto dalla sigla capit. Un capitano a Arnad? Che cosa strana, ma soprattutto mai avrei immaginato che su quello stesso monumento fosse inciso il nome di suo papà, Pierre. Padre e figlio entrambi morti in guerra, 30 anni il primo, 33 il secondo, un fatto molto raro in Italia, perché almeno una cosa ai caduti era concessa, quella dell’esenzione per i propri figli dal servizio militare, come orfani di guerra.

Quindi la ricerca su Camillo Valleise iniziava in maniera particolare e soprattutto in un paese dove nessuno lo ricordava. Incredibile ma vero, come possano sparire le persone, eppure quel nome e quel cognome erano lì, sulla lapide, ogni anno letti. Tuttavia a Arnad nessuno sapeva niente della vita straordinaria e avventurosa di Camillo Valleise. Una vita che nel nostro racconto inizia da un giorno di novembre del 1935. Siamo molto lontani dalle traverse di Arnad, siamo sulla strada di Macallè in Abissinia: al comando delle salmerie del XVI Battaglione Eritreo è un giovane biondo tenente in servizio permanente, si chiama Camillo Valleise. In un territorio dove le strade non esistono il Regio Esercito sta avanzando dalla colonia italiana dell’Eritrea verso 2 luoghi simbolo della nostra storia, Adua e Macallè. Il Duce e tutti gli italiani spingono perché il nostro esercito conquisti il prima possibile Adua e Maccalè, pensando così di esorcizzare le terribili sconfitte del 1896, un ricordo ancora molto vivo nell’opinione pubblica, visto che solamente 40 anni sono trascorsi.

Nella marcia di avvicinamento il Corpo d’Armata Eritreo al comando del generale Alessandro Pirzio Biroli subisce 2 intere giornate di pioggia, domenica 3 e lunedì 4 novembre. Martedì 5 i reparti si fermano a riposare e il giorno seguente, mercoledì 6 novembre 1935, il XVI Battaglione Eritreo viene mandato in avanscoperta, nelle valli alle pendici del Monte Gundi. L’attacco degli abissini è improvviso e violento contro l’avanguardia del reparto italiano, il plotone esploratori, e il suo comandante, il tenente Aldo Lusardi, bergamasco di Morbegno, viene ferito a morte durante il contrattacco (verrà decorato con la medaglia d’oro al Valore, lo ricordano molte vie in Italia a lui intitolate). Camillo Valleise si trova con le salmerie ma appena saputo dell’accaduto si porta in prima linea, prendendo il comando del reparto rimasto privo del proprio ufficiale e dirigendo l’azione, tanto da venire a sua volta decorato con la croce al Valor militare.

Ora che abbiamo capito di quale tempra era fatto il capitano Valleise, cerchiamo di comprendere chi fosse. Nato a Arnad (o meglio a Arnaz come si scriveva allora) il 16 luglio del 1910, il papà si chiamava Pierre Antoine, classe 1888, la mamma era Veronique Challancin ed aveva 2 sorelle Teresa Rosa e Augusta Maria, entrambe mancate giovani, ventenni. Il padre, richiamato in guerra come caporal maggiore nel Primo Reggimento Aosta dell’artiglieria da montagna morì a Trento il 28 dicembre del 1918, quasi 2 mesi dopo la conclusione del conflitto, probabilmente per malattia o per le ferite riportate, ed è sepolto nel cimitero militare di Trento. Camillo abitava a Arnad Le Vieux e aveva studiato ad Aosta da maestro. Amava la montagna e sciava, ma non sappiamo cosa lo portò a scegliere la vita militare dopo il diploma magistrale. Grazie a Cesare Cossavella ed Augusta Champurney sappiamo dalla testimonianza di Clementina Valleise del 1927, sua cugina di primo grado, visto che suo papà Severin era il fratello di Pierre, che frequentava poco Arnad vivendo in caserma a Torino, dove invece era spesso ospite della compaesana Maria Laurent, Maié de Tobie, che abitava appunto nel capoluogo piemontese.

Sappiamo però che nel settembre del 1933 Camillo Valleise, completata la Scuola di applicazione di fanteria di Parma, venne assegnato come sottotenente al Secondo Reggimento Alpini, poi - il ragionamento è piuttosto facile - spinto da chissà quale voglia di “vedere il mondo” chiese di essere assegnato alle truppe coloniali ed inviato in Eritrea. Certo che passare da Arnad all’Eritrea, come ufficiale “nazionale” degli ascari, le famose truppe indigene, deve essere stato un salto incredibile, una sorta di ricerca dell’avventura che purtroppo non ha lasciato traccia, essendo disperse le lettere che sicuramente inviava ai propri cari. Dopo l’invasione italiana dell’Abissinia e i fatti di Monte Gundi del novembre 1935, Camillo Valleise dalle salmerie passò al comando di un plotone di fucilieri e il 2 giugno del 1936, un martedì, il giorno successivo all’istituzione dell’Africa Orientale Italiana, fu protagonista a Uaiù di un altro gesto eroico. La motivazione della seconda croce al Valor militare così recita: “Si slanciava con impeto all’attacco di una posizione nemica importante e sprezzante del pericolo, sotto intensa fucileria vi giungeva tra i primi, dimostrando elevate doti di coraggio e di perizia”.

Dall’Abissinia e dai suoi ascari il tenente Camillo Valleise tornò in Italia alla specialità che lo aveva visto sottotenente, gli Alpini. Promosso capitano gli venne affidato il comando della 14esima compagnia cannoni controcarro da 47/32 mm del Quarto Reggimento Artiglieria Alpina, artigliere il papà Pierre, artigliere lui. Partì con i suoi uomini per la Russia nel luglio del 1942, dopo essere stato in Albania.

Nell’inverno della steppa Camillo Valleise fu, suo malgrado, protagonista della tragica ritirata dell’Armir, delle divisioni alpine e dell’olocausto della Cuneense. Dopo mesi passati sulla linea del Don a trincerarsi gli avamposti italiani vennero travolti dall’offensiva sovietica e il Corpo d’Armata Alpino iniziò la sua terribile marcia per salvarsi dall’accerchiamento il 17 gennaio 1943. Il nostro capitano di Arnad in quella situazione non si perse d’animo, al contrario di molti, e con i suoi uomini scelse un pezzo anticarro da 47/32 che trasportarono per 200 chilometri fino a dopo Nikitowka. Il tenente cappellano di Boario Terme don Guido Turla del Battaglione Saluzzo, uno dei pochissimi ad essere tornato, assistette martedì 26 gennaio 1943 agli ultimi minuti di vita di Camillo Valleise. Lasciamo alle sue parole il ricordo di quei tragici istanti: “Qualcuno, leggendomi, potrà sorridere di compatimento, perché non conosce la storia degli alpini combattenti sul fronte russo, che ha raggiunto livelli di drammaticità inconcepibili. Quel martedì 26 gennaio 1943, sull’imbrunire, è morto il capitano Camillo Valleise, comandante la compagnia cannoni anticarro. E’ caduto tra Nikitowka e Waluiki. Posso testimoniare la circostanza che ha determinato la morte del povero Valleise, ufficiale in gambissima, morto eroicamente, nel disprezzo del pericolo che incombeva a poche centinaia di metri. Un carro armato russo si era infiltrato nella colonna dei superstiti del Secondo Reggimento, in cammino verso la città di Waluiki. Avvertito il grave pericolo del carro armato, Camillo Valleise metteva in posizione di tiro il cannone e compiva personalmente l’operazione, allo scoperto. Dal carro sovietico partivano raffiche di mitragliatrice che colpivano in pieno l’audace ufficiale, il quale moriva in breve. Mi trovavo a pochi metri di distanza e potei somministrargli i conforti della religione. Il fatto costituisce uno dei tanti episodi di guerra della campagna di Russia rimasto ignorato.”

Così cadde, combattendo con le “pastiglie” del 47/32 contro l’inscalfibile corazza del carro T34, il nostro Camillo Valleise. Sapeva di non avere praticamente speranze di fermare il T34 se non con un colpo fortunoso ai cingoli o alla base della torretta ma volle provare, da solo, senza chiedere a nessuno dei suoi ragazzi il sacrificio di morire con lui. Il suo gesto probabilmente salvò delle vite, permise agli alpini di mettersi al riparo, ritardò l’azione del carro sovietico. Il corpo del capitano Valleise non figura in nessuno cimitero di guerra. Il suo nome per anni rimase nell’elenco dei “dispersi”, quella categoria ignobile e vigliacca creata per lasciare qualche falsa speranza a chi stava a casa tra le montagne ad aspettare un ritorno che non sarebbe mai avvenuto di figli, mariti e padri. Fu don Turla, al ritorno in Italia dopo la prigionia, a rivelare la verità.

Camillo Valleise di Arnad, orfano di guerra a otto anni (vedi foto d’antan a pagina 66), frequentò la Scuola di applicazione di Parma e nel 1933 venne nominato sottotenente. Fu ufficiale degli ascari in Eritrea e in Abissinia, morì in combattimento durante la ritirata di Russia il 26 gennaio del 1943

Abbonamento Digitale La Valléè
Archivio notizie
Novembre 2024
L M M G V S D
 123
45678910
11121314151617
18192021222324
252627282930