Roberto Stella: alpino, grande atleta e manager che sfiorò il Tetto del Mondo
Gli Stella nella storia degli sport invernali italiani e dello sport in generale rappresentano un caso straordinario, paragonabile nelle Alpi a quello della famiglia Compagnoni di Santa Caterina Valfurva che tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento schierò tre fondisti in nazionale (Aristide, Ottavio e Severino) con il cugino Achille conquistatore del K2. Otto fratelli i Compagnoni, dieci gli Stella, percorsi sportivi in epoche diverse ma ricorrenti, come la neve delle montagne di Asiago. Fisici incredibili, in due alle Olimpiadi (Aldo nel 1968, Gianfranco nel 1964, 1968 e 1972, per lui pure tre Mondiali e soprattutto la storica medaglia di bronzo iridata in staffetta a Holmenkollen), anche Valentino fondista straordinario senza età e poi il giovane Roberto, con la sua voce tonante, la voce di un comandante, e quel leggero accento veneto che non aveva mai perso.
Sempre autorevole e mai autoritario, severo ma giusto, il generale Roberto Stella - come dicono gli alpini - «Ha posato lo zaino a terra» ed «E’ andato avanti». E quello che ha lasciato ai suoi cari - nonché ai tanti colleghi e agli ex Allievi ufficiali di complemento e Allievi comandanti di squadra delle penne nere nelle caserme Cesare Battisti e Ettore Ramires di Aosta che lo hanno avuto come superiore - è uno zaino pieno di meravigliosi ricordi e di valori inossidabili. Il generale Roberto Stella, infatti, ha sicuramente speso bene la sua vita con una brillante carriera militare e imprese che lo hanno visto tra i protagonisti dell’epopea dell’alpinismo moderno. L’attitudine al comando era per lui una dote naturale che gli aveva insegnato ad ascoltare prima di prendere una decisione. D’altro canto a forgiare un carattere che gli avrebbe dato le risorse per tagliare traguardi impossibili per altri, ha contribuito una gioventù dove la determinazione e la forza fisica erano indispensabili per crescere. Infatti era nato il 5 maggio 1944 a Coda, contrada di Asiago, poco distante dal centro storico del capoluogo dell’altipiano vicentino, in una famiglia contadina - detta dei Sechi - numerosa: dieci figli, sei maschi e quattro femmine. In inverno le temperature raggiungevano i trenta gradi sotto zero e quando nevicava per andare a scuola si usavano gli sci.
Dopo i fratelli Valentino del 1933, Gianfranco del 1938 e Aldo del 1943, tutti alpini, lui fu il primo a frequentare l’Accademia militare, scegliendo come specialità - come poteva essere diverso? - le truppe di montagna. Così arrivò in Valle d'Aosta nel 1969 dal sesto Reggimento di Brunico, dove ritrovò i suoi fratelli, il tenente Valentino e i sottufficiali Gianfranco e Aldo, che questo fratello “piccolo” lo seguivano con sguardi speciali, di affetto e di orgoglio. Tenente a Courmayeur, come atleta del Centro Sportivo Esercito nel 1971 proprio i suoi Gianfranco e Aldo - entrambi olimpionici nel fondo a Grenoble 1968 - lo portarono con loro nella prima edizione del “rinato” Trofeo Mezzalama, vinsero alla grande e poi Gianfranco e Aldo si ripeterono nel 1973 con il collega emiliano della Caserma Perenni Palmiro Serafini.
Roberto Stella nel 1973 non c’era, perché impegnato nella spedizione della Scuola Militare Alpina all'Everest coordinata dal noto esploratore Guido Monzino. Un’impresa, con cinquantacinque militari e otto civili, che scrisse una pagina di storia, dato che vide i primi italiani in cima al tetto mondo con i valdostani Mirko Minuzzo e Rinaldo Carrel. Lui, Roberto, però, non raggiunse la vetta: era nella terza cordata e poiché la seconda si trovò in difficoltà dovette intervenire in suo soccorso, scegliendo così di sacrificare l’opportunità di entrare nella storia dell’alpinismo italiano.
Roberto Stella fu poi capo di Stato maggiore come colonnello alla Smalp di Aosta, cominciando a tessere quegli ottimi rapporti con i rappresentanti delle istituzioni regionali che ritrovò quando, generale di brigata, diventò il comandante della Scuola dal 1998. Seguirono altri comandi, come il Distretto militare di Cagliari, e con il congedo, grazie all’amicizia e alla stima che aveva per lui l’allora presidente della Regione Dino Viérin venne coinvolto, l’uomo giusto al posto giusto, nella gestione delle Funivie del Piccolo San Bernardo a La Thuile. Un incarico durato otto anni durante i quali potenziò il collegamento internazionale del domaine skiable con La Rosière e creò i presupposti, insieme al consigliere della Federsci Dante Berthod, affinché le piste di La Thuile entrassero nel circuito della Coppa del Mondo.
Dalla moglie Giovanna Stella, mancata nel 2000, ha avuto tre figli: nel 1972 Massimo, colonnello medico direttore dell’Ospedale militare di Torino, nel 1979 Valerio, tenente colonnello capo ufficio addestramento al Centro addestramento alpino di Aosta, e nel 1986 Francesco, responsabile alle Funivie del Monte Bianco. Rientrato ad Asiago, pochi anni dopo perse anche la seconda moglie, la maestra di pattinaggio artistico Anita Forrer. Tornato ad Aosta, abitava in viale Piccolo San Bernardo e si dedicava alle attività di volontariato nella vicina parrocchia di Saint-Martin-de-Corléans.
Il generale Roberto Stella è mancato martedì scorso, 3 ottobre, all’Ospedale di Aosta dove era ricoverato a causa di complicazioni polmonari. I funerali sono stati celebrati ieri, venerdì, nella chiesa di Saint-Martin-de-Corléans dove la grande famiglia degli alpini si è stretta al dolore di un’altra grande famiglia, come quella degli Stella, con i figli Massimo, Valerio e Francesco, gli adorati nipoti Giovanna, Pietro, Jacopo, Mattia, Simone e Leonardo ed fratelli Valentino, Tina, Gianfranco, Aldo e Renata.