«Le politiche green dell’Ue non funzionano»

«Le politiche green dell’Ue non funzionano»
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Nel nome di una transizione verde accelerata rispetto al resto del mondo industrializzato, la Commissione europea vorrebbe imporre ai suoi cittadini sacrifici economici enormi, insistendo nel non voler tenere conto delle nuove evidenti criticità poste dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina.

Mentre la nostra economia sta faticosamente cercando di ripartire, l’Unione europea esige una conversione green radicale in tempi brevissimi. L’European Green Deal, infatti, tanto voluto dalla Commissione europea allo scopo di raggiungere la neutralità climatica nel 2050, è un più che nobile e condivisibile obiettivo, ma totalmente utopico e irrealizzabile: è un programma per raggiungere uno sviluppo sostenibile nella sola Europa unita. L’errore è già qui: il problema dell’inquinamento, la transizione energetica, vanno affrontati a livello globale o così sono destinati a fallire.

Ci sono Nazioni che non si preoccupano minimamente di causare danni all'ambiente e giocando senza regole possono vendere i loro prodotti a prezzi più bassi, facendo concorrenza alle nostre industrie, che stanno perdendo sempre più terreno a causa delle regole imposte da Bruxelles.

E’ notizia di questi giorni la chiusura dello stabilimento di una storica azienda che produce componenti per motori tradizionali, la Magneti Marelli, che ha annunciato la chiusura definitiva della sua divisione di Crevalcore per un totale di 230 lavoratori licenziati a causa delle iniziative ecologiche dell’Ue legate alle auto elettriche. Non può che essere il primo di una lunga serie.

Invece di perdere tempo inseguendo utopie irrealizzabili, l’Unione europea si dovrebbe concentrare su un processo di allontanamento dalla dipendenza cinese e soprattutto rivedere gli step fissati dal piano “Fit for 55” che si prefigge di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. L’Europa attualmente incide per circa il 9% delle emissioni mondiali…

E’ fondamentale cercare soluzioni globali e graduali per una transizione equa e accessibile, evitando di forzare le economie locali a fermarsi, mentre nel frattempo continuiamo a favorire quelle dei Paesi ad alto impatto ambientale. Dobbiamo riconoscere che tutti condividiamo lo stesso pianeta e l'aria che respiriamo, e agire di conseguenza. La transizione verso l'ecosostenibilità è un obiettivo giustificato e imprescindibile, ma qui si tratta di smantellare uno dei sistemi industriali più avanzati del mondo, quando è totalmente irrealistico considerare l'Europa come l'unico attore responsabile di questo cambiamento.

Il 2024 sarà anche l'anno in cui le elezioni per il Parlamento europeo avranno un impatto significativo sul futuro delle politiche ambientali dell'Unione. Il tema della transizione energetica, che va dall'auto elettrica alle case ecologiche, al ruolo del gas e del nucleare, saranno senza dubbio al centro delle elezioni, cui dovremmo tutti partecipare con maggiore attenzione perché andranno a impattare in maniera diretta e immediata sul nostro futuro, esattamente come ci insegnano le vicende recentemente assurte alla cronaca del blocco dei veicoli Euro 5 o della Casa Green, la proposta di normativa europea sull'edilizia.

Su quest’ultima ho personalmente indetto una raccolta firme per presentare una petizione al Parlamento europeo affinché venga applicata solo sugli edifici di nuova costruzione, per chiedere che si sospenda la sua introduzione per gli edifici già esistenti e che entri in vigore solo dopo aver ben specificati gli importi e le fonti di finanziamento.

E’ possibile firmare la petizione sul sito www.giulemanidallacasa.it.

Alessandro Panza, europarlamentare

del Gruppo Lega - Identità e Democrazia

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