Rassemblement Valdôtain, battesimo in Consiglio Valle Luca Distort: «Avete girato le spalle alla Lega, dimettetevi»
«La nascita del Rassemblement Valdôtain è stata causata da una reazione a una imposizione, una volontà di alcuni, un cambio di pelle che ci preoccupa, perché le casacche non contano se la pelle non cambia e la nostra è sempre la stessa». Parole di Stefano Aggravi, del Rassemblement Valdotain, gruppo nato dall'uscita dalla Lega dello stesso Aggravi e dei consiglieri Dennis Brunod, Dino Planaz e dell'indipendentista Diego Lucianaz a seguito della spaccatura sulla proposta di legge elettorale del centrodestra. «Un tema che sicuramente poco appassiona, ma che poggia sui principi cardine della nostra vita democratica. Mai sottovalutare contenuti, annunci e diatribe che riguardano le leggi elettorali» e «crediamo fortemente, quasi visceralmente, che non vi possano essere influenze o direttive provenienti dall'esterno, Roma o Milano poco conta, anche e soprattutto su questi tempi», aggiunge Aggravi, capogruppo del Rassemblement in Consiglio Valle.
«Noi non possiamo venire meno a un principio fondamentale di chi crede concretamente nel federalismo» e «altri, alleati o non, sono liberi di fare e dipendere da chi vogliono. Sono altrettanto liberi di imporre pregiudizi e diktat ai propri alleati. Anche questo, piaccia o no, è parte della politica. Ma un partito che si dice 'federalista', una leadership politica che vuole difendere 'le libertà', come possono esseri di fatto succubi di atteggiamenti di questo genere?».
Sulla scelta del nome - nel 1963 alcuni unionisti si presentarono alle elezioni regionali come Rassemblement Indépendant Valdôtain diventato poi, da 1968 Rassemblement Valdôtain, nel 1976 arrivò la réunification - il capogruppo ha spiegato la scelta di «riferirci ad un movimento storico che mettesse insieme due importanti caratteristiche». Da una parte il «richiamo ad una area politica centrale» dall’altra la «reazione alla mancanza di dialogo, confronto e democrazia».
Il vicecapogruppo della Lega Vallée d'Aoste, Erik Lavy, ha commentato: «In politica c'è chi crede e chi sfrutta: oggi la trama è chiara e i registi di questa operazione pure. Gli unici perdenti sono i valdostani che sono stufi di incoerenze e di scissioni». La Lega Vallée d’Aoste «continuerà ad essere un punto di riferimento del territorio, delle periferie e delle terre alte. La differenza rispetto a prima è che ci saranno meno etichette, più concretezza, meno fumo narcisistico, più temi programmatici e, finalmente, più identità valdostana».
Al neo Rassemblement valdôtain - per Chiara Minelli «una minestra riscaldata e un’operazione poco convincente» - sono arrivati anche gli auguri da parte di Luca Distort, sempre dai banchi della Lega. «Ne avete bisogno, non partite sotto una buona stella. Avete imboccata la strada sbagliata nel momento sbagliato. Questo gruppo non nasce da un percorso di maturazione, ma da un ego ferito. Avete scoperto che militare in Lega significa seguire la linea politica del suo direttivo». Poi l’affondo sull'«ennesimo partito autonomista, penso che ogni valdostano non aspettasse altro in questo momento storico» e l’invito, «dopo aver voltato le spalle alla Lega» ad avere «il buon senso da dimettervi dalla carica di consigliere, così da lavorare dignitosamente da fuori per il nuovo soggetto politico in vista delle prossime elezioni regionali».