A sei vini valdostani i Tre Bicchieri della guida Gambero Rosso

A sei vini valdostani i Tre Bicchieri della guida Gambero Rosso
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Sono 6 i vini valdostani a cui sono stati assegnati i Tre Bicchieri 2024 dalla Guida Vini d’Italia di Gambero Rosso 2024: il Sopraquota 900 del 2021 di Rosset Terroir, lo Chardonnay Cuvée Bois 2021 di Les Crêtes, lo Chardonnay Mains et Coeur del 2021 di Maison Anselmet, il Petite Arvine 2022 di Elio Ottin, il Pinot Gris 2022 de Lo Triolet e, per la prima volta, il Pinot Noir Pierre 2020 de la Cave Gargantua. Una grande soddisfazione, perciò, per Laurent Cuneaz che con il fratello André è titolare de La Cave Gargantua a Clos Chatel di Gressan, cantina aperta nel 2013. «Da anni lavoriamo per raggiungere questo traguardo - dichiara Laurent Cuneaz - e dedichiamo questo ambito riconoscimento a nostro papà Santino, scomparso lo scorso mese di agosto, che ha sempre puntato a migliorare la qualità. Ci dispiace che non possa essere con noi in questo momento felice». L’azienda dei fratelli Cuneaz produce 30mila bottiglie all’anno tra vini bianchi e rossi. «Lavoriamo benissimo con il mercato regionale e con quello italiano - riferisce Laurent Cuneaz - con una piccola rappresentanza in California. Devo dire che la vendemmia promette un’annata interessante». Nella scheda dedicata alla Valle d’Aosta si legge che la nostra è una regione «Dal potenziale immenso poco sfruttato». E ancora: «Chi guarda il bicchiere mezzo pieno vede una regione dinamica che permette alle sue etichette più blasonate di andare all’attacco di mercati che sembravano irraggiungibili fino a poco tempo fa. Il pessimista, quello che, invece, il bicchiere lo vede sempre mezzo vuoto, pensa che all’estero le aziende valdostane di successo sono poche e che quel successo sorride solo alle realtà più organizzate e più grandi. Ragionando un po’ più in profondità, ci si rende conto che i numeri del vino regionale lo condannano inesorabilmente a rimanere entro i propri confini e ad aspettare gli stranieri in casa. Le due posizioni hanno le loro buone ragioni, anche se alla fine la differenza la fa solo la mentalità del produttore: c’è chi osa e chi si accontenta».

Nel descrivere la realtà vitivinicola locale, la guida segnala come «Molti vini locali sono senza lode e senza infamia, sono piacevoli ma spesso un po’ banali e non riescono o non vogliono fare il passo successivo, quel passo che gli permetterebbe di entrare alla corte dei grandi vini. Come in tante altre regioni del nostro paese, sono troppi i viticoltori che disperdono le proprie forze, coltivando tanti vitigni solo per motivi commerciali, senza mai capire fino in fondo quale sia la vocazione del luogo».

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