Iniziato il processo per un giro di spaccio di droga in carcere

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Era ai domiciliari a Cagliari per una rapina e si è costituito ad Aosta dicendo di essere evaso. Nelle parti intime nascondeva un tubo termosaldato con 30 grammi di hashish, che avrebbe voluto portare nel carcere di Brissogne. Le telefonate erano però intercettate ed è stato fermato prima di concludere il suo piano. C'è anche questo episodio nell'inchiesta della Procura di Aosta su un giro di spaccio di stupefacenti e di uso indebito di telefonini nel carcere di Brissogne.

Le indagini del pm Giovanni Roteglia, che dal marzo 2022 al maggio scorso ha coordinato il lavoro del Nucleo investigativo regionale di Torino della Polizia penitenziaria, hanno portato alla richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 9 persone (martedì scorso, 19 settembre, la prima udienza, aggiornata a novembre). Si tratta di detenuti, italiani e magrebini, e di alcune donne, fuori dal carcere, con cui avevano una relazione. Oltre all'hashish veniva spacciata la buprenorfina, farmaco oppioide.

Due detenuti, un italiano e un tunisino, combinavano al telefono con le ragazze le modalità con cui portare l'hashish durante i colloqui. Le donne nascondevano lo stupefacente nelle parti intime e lo estraevano da sotto il tavolo quando erano sedute di fronte ai detenuti, senza poter essere viste dalle telecamere. Una di loro è stata arrestata nel febbraio scorso.

Dalle intercettazioni è emerso inoltre che la droga entrava dall'esterno anche grazie a dei “lanci” volti a superare le mura, probabilmente con una fionda, e poi raccolta dai detenuti durante l'ora d'aria. A occuparsene, da fuori, sarebbe stato un aostano di 45 anni, già noto alle forze dell'ordine.

Dal solo cellulare sequestrato, in uso a più detenuti, erano partite 5.072 telefonate nell'arco di un anno.

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