“Lo stesso studio ammette l’insensatezza del collegamento con Cime Bianche”

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«Depurato dalle velature propagandistiche e dalle manomissioni dei dati, imposte dalla committenza, lo studio stesso ammette l'insensatezza e l'insostenibilità di una linea funiviaria nel vallone di Cime Bianche, peraltro completamente a carico dei contribuenti valdostani». Il comitato Ripartire dalle Cime Bianche e il Cai Valle d'Aosta hanno smontato pezzo per pezzo lo “Studio propedeutico e preliminare alla valutazione di fattibilità del collegamento intervallivo Cime Bianche” trasmesso nel marzo scorso alla Regione dalla Monterosa ski, nel corso di una conferenza stampa martedì scorso, 5 settembre. L’analisi è stata illustrata da Marcello Dondeynaz, referente del comitato, e introdotta da Piermauro Reboulaz, presidente del Cai Valle d'Aosta, che ha sottolineato come dal Club alpino non vi sia alcun attacco nei confronti della Regione.

Secondo Marcello Dondeynaz lo studio «non affronta la percorribilità normativa, legale dell'impianto e per questo siamo pronti ad opporci in tutte le sedi legali, fino alla Corte europea di giustizia. Inoltre non presenta un solo dato sulla necessità di sostituzione degli impianti esistenti di Cervino Spa e Monterosa Ski e sui costi, stimati in circa 180 milioni di euro, oltre ai 120 previsti per quello di Cime Bianche». Critiche anche alla «mancanza di ascolto dei turisti», ai quali invece l'associazione ha proposto un questionario i cui risultati (700 quelli compilati) saranno presentati sabato prossimo, 16 settembre, alle 15 al Cinema Sant’Anna di Champoluc.

Nell’analisi di Ripartire dalle Cime Bianche e del Cai, lo studio si presenta «zoppo», «con carenze macroscopiche», «un report degli equivoci».

Il comitato e il Cai bocciano in toto la relazione paesaggistica: «È imbarazzante e semplicemente da rifare perché individua l'impatto visuale dei possibili impianti dai principali sentieri, salvo scordarsi di esaminare alcuni fra i percorsi principali». Dal punto di vista ambientale, Dondeynaz spiega come l'affermazione contenuta nello studio secondo cui «non si attendono aumenti nelle emissioni poiché tutta l'energia elettrica utilizzata proviene da fonti rinnovabili» è «del tutto infondata».

«Nonostante lo studio di fattibilità propedeutico alla realizzazione del collegamento intervallivo nel vallone delle Cime Bianche proponga 5 diverse soluzioni impiantistiche, anche dal punto di vista della committenza, l'ipotesi percorribile sarebbe una sola ha aggiunto Marcello Dondeynaz. Per il comitato e il Cai, peraltro, l’unica ipotesi attuabile «rappresenta un'evidente soluzione di ripiego del tutto inefficace sia per gli sciatori che per gli escursionisti. Per gli sciatori, essendo impianti di solo trasferimento - nel vallone delle Cime Bianche non si possono infatti realizzare piste da sci - comporterebbe ore sugli impianti e costituirebbe un grande comprensorio virtuale e non reale. Per gli escursionisti, il dislivello da Frachey a Gavine è ridicolo e dalla piazza di Saint-Jacques, collegata con Champoluc e Frachey da un apprezzato servizio gratuito di navetta, con una passeggiata ci si impiega meno di mezz'ora per arrivare a Gavine».

La relazione paesaggistica viene definita «imbarazzante» con alcuni «passaggi esilaranti» come quando si afferma «il gusto dell’escursione in una montagna intatta è ridotto significativamente dalla sensazione di salire in quota per raggiungere non un tempio della natura incontaminata ma un luogo molto più alterato di tutti quelli che si sono attraversati nel percorso». O, citando un altro passaggio dello studio: «Sempre più spesso il percorso del vallone viene effettuato in discesa, con un rapporto con l'integrità attesa disilluso sin da subito, dal momento che si è saliti dalla Valtournenche con la funivia».

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