“La chiusura del Tunnel del Monte Bianco sarà un danno economico per il Canavese”

“La chiusura del Tunnel del Monte Bianco sarà un danno economico per il Canavese”
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Sarà con ogni probabilità rinviata di un anno la chiusura per lavori del Tunnel del Monte Bianco. Intanto, però, il dirottamento di un traffico pari quasi a 8mila unità giornaliere tra automobili, camion e moto sulla già intasata tangenziale di Torino e soprattutto la stima dei tempi necessari per i lavori (la chiusura per oltre 3 mesi all'anno per 18 anni, una soluzione ritenuta meno impattante per il traffico e per l’indotto economico locale di una “serrata” continua di 4 anni) preoccupa le Amministrazioni locali anche in Canavese.

Il sindaco di Borgofranco Fausto Francisca - che nei mesi scorsi ha avuto molti incontri con assessori regionali piemontesi e valdostani, con rappresentanti politici a Roma ed esperti di settore in merito alle possibili conseguenze della chiusura - ipotizza un ben fosco scenario. «Si vuole rianimare un tunnel che negli anni Sessanta era stato costruito per auto e mezzi leggeri - rimarca Fausto Francisca - ma i Tir sono di 44 tonnellate e continuano a viaggiare su strade e su ponti costruiti prima di quel periodo. Mentre per realizzare un percorso ferroviario moderno si rischia di mettere a ferro e fuoco le valli, gli investimenti su nuove vie su gomma non si fanno, là ove invece i progetti ci sarebbero. Ma come si può non vedere l’effetto disastroso che la chiusura del traforo comporterà per chi volesse cominciare un’attività imprenditoriale nei nostri territori, già penalizzati per essere lontani dagli assi commerciali più rilevanti?». «Una paralisi del traffico simile indurrà chiunque a cercare nuovi lidi in altre Regioni. Chi sceglierà di insediarsi qui? - prosegue Fausto Francisca - Lo scenario che si profila è del tutto inaccettabile, è la negazione della possibilità di creare occupazione sul nostro territorio da parte della grande imprenditoria».

Perfettamente d’accordo sull’inammissibilità di tale prospettiva sul piano economico, più che su quello dell’impatto ambientale del traffico pesante dirottato su altre arterie e dei conseguenti disagi di circolazione su strada, anche il sindaco di Montalto Dora Renzo Galletto. «Non ho ancora ben assorbito la portata di questa situazione che si profilerà dai prossimi giorni. - commenta Renzo Galletto - Certamente bisogna pensare non tanto al disagio dell’utenza che si muove su strada quanto alla negativa ricaduta a livello economico, che toccherà tutti gli enti locali posti sulla tratta che dal Traforo giunge sin qui da noi, coinvolgendo pesantemente sia Piemonte che Valle d’Aosta. Si tratterà di un impatto economico negativo di portata vastissima tutto da valutare, un grosso problema che potrebbe mettere in discussione anche il futuro del trasporto su gomma. I carichi antropici sul piano dei costi risulteranno indubbiamente elevati, si parla a tutti gli effetti di una perdita economica, quindi riflettano bene le Regioni e anche il Governo». Erano concepibili ipotesi alternative alla chiusura del Traforo? Per il sindaco di Borgofranco d’Ivrea Fausto Francisca era da considerare quella di costruire una nuova galleria: «Un traforo conforme nella sua struttura, più a valle, con doppia canna, meno impattante per i Comuni turistici di alta montagna. Sarebbero occorsi 2 o 3 anni per la sua realizzazione, lasciando ancora attivo il Bianco nel frattempo. Non sarebbe stata questione di soldi ma di volontà politica, se solo si potessero ovviare le ragioni di Regioni autonome e realtà locali».

Questo progetto avrebbe visto concorde anche Flavio Vairos, sindaco di Carema: «Bisogna trovare soluzioni che non impegnino così lunghi lassi di tempo, creare strutture che consentano l’evoluzione economica di un territorio in relazione agli altri Stati, non che la limitino con le loro emergenze. La chiusura del tunnel, senza altre vie di comunicazione con il resto dell’Europa, inevitabilmente, getterebbe in crisi il tessuto economico e imprenditoriale del territorio, sia piemontese che valdostano».

«Questo è quel che succede quando di colpo ci si ritrova a fronteggiare, con misure troppo drastiche, l’impellenza di una situazione che era prevedibile e che ora finisce con il provocare grossi traumi a livello territoriale, in cui risulta anche problematico mettere d’accordo tutte le parti in causa. - riflette Angelo Canale Clapetto, sindaco di Quincinetto - Abbiamo l’esempio proprio qui del ponte di Quincinetto… Mi auguro che tutto questo possa indurre gli amministratori di domani ad agire più concretamente, tenendo presente non solo l’importanza dell’immediato ma soprattutto la previsione futura».

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