Tonino Sofi, una vita per la musica
Tutti ricorderanno il sorriso di Tonino Sofi. E quella voce, che era il sorriso della sua anima. La musica ha scandito ogni tappa della sua vita, anche l’ultima: i funerali di sabato scorso, 12 agosto, nella chiesa parrocchiale di Santa Colomba, a Charvensod, accompagnati dalle note della corale e dei gruppi Les Hirondelles e Musica Nostra - di cui era stato cantore - con le sorelle Claudia e Laura Mosconi - la prima a cantare, la seconda a dirigere - che lui aveva conosciuto bimbe, figlie del suo caro amico Enrico. L’amicizia e la musica sono state una cosa sola per lui, che aveva un carattere così aperto e solare.
Gli occhi che ha chiuso per sempre giovedì 10 agosto nella sua casa di Gressan - dove viveva ormai da 25 anni - li aveva aperti per la prima volta sul mondo a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, il 21 febbraio del 1942, primo figlio di Rocco Sofi e di Vincenzina Radicena, a cui poi seguirono il fratello Silvano (già mancato) e la sorella Maria. La famiglia si trasferì ad Aosta in cerca di lavoro quando lui era un bambino e nella nostra regione ha trascorso tutta la sua vita, lavorando alle Poste, prima come smistalettere e poi come postino, una mansione che si adattava perfettamente alla sua espansività. Già a metà degli anni Cinquanta, quando era solo un ragazzo, la sua voce duttile fu notata e divenne uno dei protagonisti della stagione dei “Martedì musicali” del Cral Cogne di corso Battaglione Aosta. Nel 1959, dopo aver vinto con “Piove” il primo “Piccolo Festival di Sanremo” del Cral Cogne, conobbe addirittura Domenico Modugno. E non fu la sola star della musica che incontrò: divise anche il palco con Tony Renis. Fu cantore negli anni mitici del Coro Sant’Orso, quando era diretto dal canonico Jean Domaine. Cantava nelle serate del locali come il Miravalle, il Tripoli e il Mont Blanc, si accompagnava con tanti amici come i fisarmonicisti Giovanni “Rico” Tisseur e Mile Danna. Imparò da Edoardo Mancini a suonare la chitarra e poi il contrabbasso e nel 1962 entrò a far parte della formazione originaria dell’Aosta Jazz Quintet. In una bella intervista che gli fece il giornalista Gaetano Lo Presti, disse che per lui la musica era «un passe-partout per entrare nel cuore della gente». E lo sapeva fare, cantando ancora - finché la salute glielo ha permesso - ai matrimoni e ai funerali. Le sue “Ave Maria” facevano vibrare il cuore di emozione.
Grande tifoso del Torino, aveva anche la passione per la pallavolo, si era sposato nel 1985 con Leonarda Fonte, per tutti Nuccia. Da quando erano in pensione, trascorrevano lunghi periodi a Lloret de Mar, in Spagna, la sua seconda casa, nell’albergo in cui soggiornava come villeggiante ma poi tutte le sere cantava insieme al suo amico musicista “Pedro”. Perché Tonino Sofi si faceva degli amici ovunque andasse. Si è spento il giorno di San Lorenzo, nella notte delle stelle cadenti: l’uscita di scena ideale per chi ha brillato per tutta la vita.
Lascia la figlia Anna con il marito Vincenzo Petullà, i nipoti Fabio con Rosy Lupinacci, Roberta con Salvatore Lo Re e Simona con Vincenzo Cammarata, la sorella Maria e il piccolo pronipote Aaron, che negli anni della malattia è stata la luce dei suoi occhi.