Pollein, allevamento e teatro popolare in lutto per Lauro Pont

Pollein, allevamento e teatro popolare in lutto per Lauro Pont
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Nel mondo delle “montagnes” caratterizzato ancora dai suoi ritmi ancestrali non esiste peggior cosa di vedere arrivare la mandria senza il pastore. Tutti sanno infatti che mai un devan berdjé lascerebbe sole le mucche che gli sono affidate e quando ciò accade i pensieri non possono che essere funesti. Così, purtroppo è stato lunedì scorso, 31 luglio, mentre le ombre della sera scendevano sul verde della comba del Clusellaz, nel cuore della valle dove si trovano i pascoli de La Nouva. Lauro Pont non è tornato a casa e le ricerche hanno dato l’esito peggiore che avremmo potuto attenderci, anche l’elicottero dei soccorsi abilitato al volo notturno, decollato immediatamente da Torino, è atterrato solo per constatare una disgrazia che ha colpito e commosso l’intera comunità valdostana. Proprio Lauro, cinquantasei anni, essendo nato il 16 gennaio del 1967, allevatore ed appassionato proprietario di alpeggio, l’uomo di oggi che sin da ragazzo ha condotto le sue reines a centinaia di batailles, che è cresciuto tra i prati e la stalla di Grand Pollein ed i pascoli di Sarre e che ha fatto divertire la Valle d’Aosta con le sue memorabili interpretazioni nello Charaban, entrato nella compagnia giovanissimo dal 1988 e rimasto sino al 2006.

L’attore del teatro popolare era proprio una vocazione per Lauro, aveva il fisico, il volto, le movenze per scatenare l’immediata simpatia di tutti e queste stesse qualità dal palcoscenico passavano alla vita di ogni giorno. Lui non recitava, era proprio così, un bravo ragazzo, amato da tutti, figlio unico di Germano, anche lui allevatore di razza, come il padre Damien, e di Aurora, della grande famiglia dei Chaberge di Gressan, donna carismatica: lo avevano cresciuto con dei valori ben precisi e lui aveva seguito quella strada. Le reines erano il coronamento di un impegno quotidiano, giorno dopo giorno, da Grand Pollein a Met di Sarre, una stagione dopo l’altra, con la prima grande soddisfazione nell’ottobre del 1971, Ardita di Damien Pont reina regionale, poi terza nel 1972, seconda nel 1973, terza nel 1974 e quindi nuovamente reina des reines nel 1977, che fenomeno! E quando ti leghi a dei fenomeni del genere diventa difficile ripetere certi risultati ma ancora più bello è accettare la sfida e tentare, tra alti e bassi, cercando sempre la qualità, per arrivare nel 1997 con la bella Bandit terza in prima categoria, quando papà Germano ti ha lasciato troppo presto. Poi nel 2008 seconda Moretta nel terzo peso, sconfitta da Promesse del paesano Patrick Brocard, fino a chiudere un cerchio ideale con la vittoria in primavera nella bataille dei manzi a Pollein. Per Lauro Pont le batailles erano prima tutto una festa, l’opportunità di incontri e di amicizie, lui aveva una parola e un sorriso per tutti e allo stesso modo era ricambiato.

Come ogni allevatore aveva un sogno, quello di acquistare la montagna dove saliva ogni estate, un sogno che ha potuto realizzarsi grazie al sostegno della sua Rosita, un’opportunità che ha saputo cogliere quando la precedente proprietaria, Elena Frassy di Aosta, gli ha offerto l’occasione. Quell’erba calpestata da lui e dai suoi antenati era la casa di Lauro Pont, come l’altra, bella in pietra e legno, costruita a fianco alla stalla di famiglia a Grand Pollein, con la croce sul camino esterno, a testimoniare come sempre la devozione della gente della montagna.

Se Lauro Pont avesse potuto scegliere dove trascorrere gli ultimi istanti della sua vita troppo breve siamo certi che avrebbe voluto stare lassù, nella prateria verde sotto le stalle de La Nouva, nei luoghi sempre tanto amati. Il destino ha voluto così e lunedì scorso è stato vegliato tra quelle mura che hanno visto passare centinaia di montagnards, tutti con le loro storie di alpeggi, reines e uomini, dove riecheggiavano le voci spesso urlate, dell’allegria e delle risate. In quel luogo di gente, Lauro ha trascorso l’ultima notte in montagna, mentre il dolore si diffondeva da una parte all’altra della Valle d’Aosta.

Lui sempre di corsa, sempre in affanno, che non tralasciava mai comunque un momento per stare in compagnia, per lasciare un ricordo della sua simpatia, per contagiare tutti con il suo modo di fare, creando sempre il buon umore. Non esisteva un ambiente nel quale Lauro Pont non si sentisse a suo agio, in qualsiasi contesto il suo modo di essere e di porsi era un’occasione di piacere.

Nel grande dolore che la sua scomparsa ha creato, non possiamo che pensare a lui con il sorriso, positivi come lui era positivo, guardando al domani con lo stesso entusiasmo, come Lauro avrebbe voluto e come lascia in eredità a Rosita e alle sue ragazze Lorena, Solange, Mery e Miriam. Da giovedì una processione di amici lo ha salutato e nel primo pomeriggio di ieri, venerdì, lo hanno accompagnato in tantissimi, tutti nel cuore hanno portato un bel ricordo personale di chi fosse Lauro Pont e del perché gli volessimo così bene.

Lauro Pont in un’immagine recente e in una fotografia del 1989, assieme a Mile Danna con la figlia Rosanna, dietro le quinte de Lo Charaban, compagnia con cui ha recitato dal 1998 al 2006

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