La rivoluzionaria gentilezza

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Che la Valle D’Aosta, ormai quasi priva dei fasti del Casino, con una industrializzazione ridottissima, sia ormai sempre di più una regione a valenza turistica è certo.

Come certo è, ce lo diciamo da tempo, che la mentalità del valdostano debba necessariamente cambiare o perlomeno aprisi al cambiamento.

Il turismo non è fatto solo di natura incantata e paesaggi mozzafiato, il turismo si fa e si crea anche con servizi adeguati, gentilezza ed ospitalità.

Incontro alcuni valdostani, in centro ad Aosta, in questi primi giorni di agosto, che a differenza mia la Valle la vivono con quotidianità: “se un ristorante ha il giovedì come giorno di chiusura, può cadere anche di Capodanno, ma quel giovedì chiuderà”. Mi dicono rattristati, mentre non troviamo dove pranzare.

So bene che certi mestieri siano una vocazione e richiedano una dedizione quasi totale, in termini di tempo e di energia, ma non è nemmeno possibile che alcune posizioni vengano prese e non modificate per via di una mente dura come la roccia granitica di montagna.

Ad Aosta si respira ancora un’aria troppo provinciale per poter dire di essere in grado di attrarre turisti: alle 9 della sera spesso molti locali sono in chiusura, i ristoranti a volte non effettuano il servizio al pranzo, non esiste una turnazione per cui la domenica ci siano più bar aperti in centro città e sono molte le carenze da segnalare sui servizi offerti al turista, oltre che all’avventore valdostano.

La serenità, il sorriso, la gentilezza molto spesso sottovalutata, sono gli ingredienti principali di una corretta accoglienza turistica.

Tralasciando gli estremi di chi riesce a cambiare il prezzo a seconda della nazionalità dell’astante, o di trovarsi a chiedere “scusi siete chiusi” vista l’atmosfera troppo cupa di un locale di vallata, per fortuna sono in molte le persone che non aderiscono a questo brutto schema.

La maggior parte di coloro che decide di vivere questo mestiere, si impegna molto, ama il proprio lavoro al punto di dedicarvi tutto il proprio tempo; chi è felice di fare ciò che fa dovrebbe però ricordare che la gentilezza non è un “fuori menu”.

In generale purtroppo manca una certa voglia di sognare novità.

Proprio noi valdostani, che cresciamo nelle asperità e tra i sentieri impervi, dovremmo sapere che il sorriso può essere una curva che raddrizza lo spazio-tempo.

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