Critiche da Rete Civica: «Una “riformetta” che cambia poco»

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«Non è una proposta di riforma, ma piuttosto di sostanziale continuità dell'esistente con piccoli ritocchi che non cambiano la sostanza di un sistema elettorale che non dà potere agli elettori, non è democratico e non consente una stabilità di Governo». Così in una nota il direttivo di Rete civica sulla proposta di riforma elettorale presentata dai gruppi Union valdôtaine e Alliance valdôtaine-Vallée d'Aoste unie, definita una «Riformetta autonomista». «L'elettore, in base alla proposta degli autonomisti, continuerà ad andare a votare senza sapere con chiarezza chi si intende proporre alla guida del governo regionale e senza avere alcuna garanzia che dopo le elezioni le alleanze presentate agli elettori non cambino, come è successo più volte nell'ultimo decennio», scrive il direttivo movimento che vede tra i suoi esponenti di spicco Elio Riccarand e Chiara Minelli. Il premio di maggioranza attuale (42 per cento) scenderebbe di 2 punti ma senza il «Vincolo di mantenere le alleanze elettorali per tutta la legislatura. Quindi nessun cambiamento reale dal punto di vista della stabilità».

Rete civica attacca anche il mantenimento dello sbarramento al 6 per cento (il «Più alto fra tutte le regioni italiane») e la «Richiesta abnorme di 900 firme» per le nuove liste. «L'unica modifica positiva (ma sarà veramente così?) è quella sul maggiore equilibrio di genere nelle candidature, passando da almeno il 35% per ogni genere, al 45 per cento. Però poi non viene accolta la proposta della doppia di genere» e «Si torna alle 3 preferenze che erano state superate per evitare le famigerate cordate».

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