Castello Sarriod de la Tour di Saint-Pierre, sabato 5 agosto la riapertura dopo i lavori

Castello Sarriod de la Tour di Saint-Pierre, sabato 5 agosto la riapertura dopo i lavori
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Dopo un lungo periodo di chiusura, da maggio 2022, nei giorni scorsi gli uffici preposti della Regione hanno fissato la data della riapertura al pubblico del castello Sarriod de la Tour di Saint-Pierre. La struttura storica situata a fianco della statale 26 accoglierà nuovamente i visitatori da sabato 5 agosto così da restituire a Saint- Pierre l’attrattività di possedere due castelli, dopo la recente inaugurazione del Museo di Scienze naturali, un atout unico in Valle d’Aosta. Nel frattempo, con l’apertura del castello di Aymavilles ed i suoi numeri molto importanti di accessi, nella zona si è creato un circuito culturale di grande interesse, composto pure dal castello di Sarre e dal ponte acquedotto di Pont d’Ael, che nello spazio di pochi chilometri dall’inizio di agosto sarà appunto caratterizzato da ben cinque siti.

Il castello di Sarriod de la Tour aveva visto nel luglio del 2017 i primi stanziamenti per la revisione e l’ampliamento del percorso di visita - che escludeva molte parti importanti del complesso, come ad esempio la grande torre quadrata centrale risalente al XII secolo - avvalendosi del supporto delle nuove tecnologie multimediali. Inoltre per la prima volta in questo lasso di tempo, con i ritardi causati anche dalla pandemia, sono stati effettuati degli scavi archeologici, sia negli ambienti interni, come la base del donjon primitivo, che esterni, come la cinta difensiva, che è stata successivamente restaurata. Nel maggio del 2021 inoltre si è conclusa la campagna di restauro del salone e della famosa “Sala delle teste”, iniziata nel febbraio del 2020: gli interventi hanno interessato, in particolare, le pareti interne, tanto che le superfici perimetrali e il camino monumentale si presentano attualmente liberati dalle stratificazioni di secoli, anche quelle piuttosto recenti se consideriamo che il castello è stato abitato sino agli anni Venti del Novecento. Sono così riemerse le pareti affrescate - in particolare un ciclo decorativo risalente alla metà del 1200, legato alla famiglia Sarriod - con decorazioni di epoche diverse, e pure numerosi graffiti, con testi e disegni. Il restauro del camino nella “Sala delle teste” ha aumentato la bellezza a questo spazio, caratterizzato dalla presenza di un soffitto con 171 mensole intagliate datato 1430. Inoltre il nuovo percorso di visita permetterà di apprezzare il pannello ligneo policromo quattrocentesco del Cristo morto di Jean de Chetro, recentemente acquisito dalla Regione ed oggetto, a sua volta, di un restauro condotto nei laboratori della Venaria Reale.

Gli scavi archeologici sono iniziati subito dopo e hanno consentito di introdurre le modifiche del percorso di visita. Dallo scavo esterno sono emerse delle indicazioni interessanti sulle fasi evolutive del complesso, sulla datazione cronologica di tutti i volumi, su quali corpi di fabbrica siano nati per primi e su quali siano invece stati eliminati in epoca più moderna.

Pertanto in questi giorni sono in corso gli ultimi lavori di allestimento, con il completamento della nuova sede della biglietteria che è stata appunto spostata rispetto al passato, mantenendo però il salone posto sulla destra del portone di ingresso disponibile per le iniziative espositive temporanee. Al momento le visite, anche per il nuovo percorso, rimarranno accompagnate da uno dei custodi regionali con l’aggiunta comunque di ulteriori spazi che, in futuro, potranno essere ampliati.

“Concentrarsi su Sarriod de La Tour significa concentrarsi sul Medioevo e, in particolare, sul Medioevo del Quattrocento. - precisa la soprintendente Cristina De la Pierre - Da tempo, infatti, la Soprintendenza ha individuato in questo complesso un testimone esemplare del periodo di massimo splendore storico-artistico raggiunto dalla Valle d’Aosta nel corso del Quattrocento. La dimora è uno scrigno di opere d’arte di altissimo valore, come le duecentesche pitture della cappella, oltre allo splendido soffitto intagliato che la rende unica nell’ambito delle opere lignee profane dell’arco alpino.”

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