“Rispetto delle persone e realismo: così è nata la riforma che ha dato il via alle trentatré nuove Unità parrocchiali”
«Tutto il processo di discernimento per la nuova organizzazione territoriale è stato lento e, a uno sguardo di pura tecnica pastorale, assai imperfetto. E anche ora, che entriamo nella fase attuativa, partiremo con velocità diverse e con situazioni ibride». Sono le parole che il vescovo monsignor Franco Lovignana ha utilizzato per presentare ai sacerdoti della Diocesi la grande riforma delle Unità parrocchiali, le cui novità - parrocchia per parrocchia - sono state illustrate sul numero de La Vallée Notizie di sabato scorso, 8 luglio. «Eppure tutto questo, a mio parere significa aver messo al primo posto il rispetto delle persone - comprese le persone dei sacerdoti (non ho imposto nulla a nessuno, giusto o sbagliato che sia il mio modo di procedere) - e delle comunità (anche se non sempre sono riuscito a fare quanto forse sarebbe bene fare). - ha proseguito monsignor Franco Lovignana - Significa aver privilegiato il principio del realismo, cioè del tenere i piedi per terra. Abbiamo comunque posto un punto fermo e la linea tendenziale è tracciata. Si lavora in vista dell’organizzazione delineata per il futuro. So bene che questa gradualità potrebbe anche bloccare come zavorra ogni cambiamento, diventando un alibi per non fare niente. Ma questo dipende in gran parte da noi. Sì, dipende da noi sacerdoti e diaconi che lavoriamo per questa santa Chiesa di Dio che è in Valle d’Aosta. Dipende da noi perché costituiamo la nervatura portante della vita delle nostre comunità. Questo in parte deriva dalla natura stessa della Chiesa e quindi resterà e deve restare (siamo cattolici) e in parte deriva dalla storia e può essere mutato. Il mutamento, però, non avviene per incanto e neppure per abbandono del nostro compito di pastori, quasi che un nostro passo indietro favorisca “ipso facto” la promozione della ministerialità laicale. Il mutamento avviene invece quando assumiamo appieno il nostro ufficio di pastori e lo decliniamo secondo le modalità che il Magistero ci suggerisce fin dal Concilio: camminare ben inseriti nel popolo di Dio, esercitando il dovere dell’autorità e della guida che discende dal sacramento dell’Ordine, promuovendo in ogni modo la corresponsabilità battesimale degli altri membri della comunità».
«Ringrazio tutti coloro che hanno dato la disponibilità a cambiare, coloro che, pur avendo chiesto di cambiare, vengono confermati nel precedente ufficio, coloro che non hanno voluto accettare la mia proposta di cambiare, coloro che semplicemente vengono confermati. - ha detto il Vescovo ai sacerdoti valdostani - Ringrazio anche quanti fra noi sono più anziani e continuano a offrire la loro disponibilità al ministero, magari in posizione più defilata e nascosta, senza però ritirarsi a vita privata. L’aver sottolineato i trasferimenti di parroci nel momento di avvio delle Unità parrocchiali non significa che non ci siano altri cambiamenti anche in tempi ravvicinati, come sempre avviene, perché alcune situazioni ne hanno bisogno o perché si renderanno necessari per urgenze improvvise».
«Bisogna avere una visione. » ha esortato il vescovo monsignor Franco Lovignana, ispirandosi alle parole di Papa Francesco che sottolinea come è necessario che «la Chiesa realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi». «Questa è l’unità parrocchiale che vogliamo costruire insieme a tutte le forze vive delle nostre comunità: preti, diaconi, religiose e religiosi, laici, con particolare attenzione alle famiglie! - ha chiarito il Vescovo rivolto ai sacerdoti - Se non partiamo da questa visione facciamo un buco nell’acqua, tutti: le Unità che partono in quarta perché già rodate, quelle che cominciano a muovere i primi passi e quelle ibride che dovremo, io e voi, accompagnare ad aprire una nuova via di lavoro insieme. Io mi ci metto in prima persona. Sento che è un modo diverso ed efficace di visita pastorale, quello di accompagnare passi, di segnare un sentiero per il futuro. E ho chiesto ai responsabili degli uffici diocesani, miei stretti collaboratori nell’azione pastorale diocesana, di cambiare modo di lavorare per essere accanto alle Unità parrocchiali che si avviano. In questo senso sarebbe bello che avessimo tutti lo stesso sentire, senza giudizi e invidie: sapere che qualcuno deve partire da zero o sottozero per arrivare a uno, qualcun altro parte da uno per arrivare a due o a tre, qualcun altro ancora parte da tre per arrivare più su...».
«Il compito di accompagnare è delicato e attivo ed esige di essere declinato nel concreto delle nostre comunità e nel rispetto delle persone, di quanto è stato fatto prima e anche delle identità delle singole componenti delle nostre Unità. - ha detto ancora monsignor Franco Lovignana ai sacerdoti - Serve progettualità: in questo momento mi pare che ci sia la necessità di avere ben chiaro l’obiettivo che è già dato e non è da riformulare a piacimento di ognuno. L’obiettivo è quello formulato dal Papa in Evangelii Gaudium 28 e il progetto è uguale per tutti: «Mettere le parrocchie nella condizione di essere presenza significativa di Chiesa in tutta la Valle e rispondere al meglio al loro compito di: accompagnare i fedeli nell’esperienza personale e comunitaria della fede, annunciare e testimoniare a tutti il Vangelo, intavolare un dialogo fruttuoso con il territorio di riferimento. Ciò che dobbiamo fare è cercare la via che ci permette di attuare l’obiettivo, concretizzando il progetto diocesano. Mettiamo a frutto il percorso fatto in questi anni considerando che, se li coinvolgiamo, i fedeli si lasciano coinvolgere. Ovviamente non ci dobbiamo aspettare numeri oceanici. Lavoriamo con chi ci sta, ma lavoriamo con chi ci sta per tutti e non in una prospettiva solo orizzontale, di animazione sociale: l’obiettivo ultimo rimane la salus animarum e dunque il portare Gesù a tutti e tutti a Gesù. Se questo non è chiaro diventiamo un’agenzia mondana, come usa spesso dire papa Francesco, una Onlus qualsiasi, ma spesso più sgangherata delle altre. Un’altra attenzione è la qualità delle relazioni. Molto del futuro lavoro pastorale passa attraverso questa porta stretta che oggi costituisce la via dell’azione pastorale dell’evangelizzazione. ».
Il Vescovo ha infine ricordato ai preti l’importanza dell’accoglienza, della promozione della ministerialità laicale («che non va vissuta né presentata come un rimpiazzo dei sacerdoti che mancano, ma come riconoscimento della dignità e responsabilità battesimali») e la centralità dell’Eucarestia.