“I soldi ci sono ma mancano i servizi” E serve più attenzione sul territorio”

“I soldi ci sono ma mancano i servizi” E serve più attenzione sul territorio”
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I soldi ci sono, ma servono più servizi. Le azioni per migliorare il sistema sanitario valdostano ci sono, ma restano liste d’attesa e investimenti nel privato. A meno di 20 giorni dalla giornata organizzata dai sindacati delle professioni sanitarie (lo scorso giovedì 15 giugno), si è tornati nella sala conferenze della Bcc ad Aosta martedì 4 luglio per parlare de “La sanità valdostana presente & futuro”, convocati dalla Cgil Valle d’Aosta. Hanno contribuito agli interventi e poi alla tavola rotonda la segretaria generale della Cgil VdA Vilma Gaillard, la docente di Economia e Organizzazione di sistemi di welfare all’Università di Torino Nerina Dirindin, il segretario nazionale Spi Cgil Stefano Cecconi, il segretario del Sindacato Medici di Famiglia VdA - Fimmg Nunzio Venturella, l’assessora alle Politiche sociali del Comune di Aosta Clotilde Forcellati e, per l’Usl VdA, il direttore sanitario Guido Giardini e il direttore generale Massimo Uberti.

La sanità rallenta?

«Siamo sempre stati propositivi e abbiamo fatto le nostre osservazioni al testo del Piano per la salute e il benessere sociale 2022/2025. - rimprovera Vilma Gaillard - Abbiamo presentato 8 pagine rimaste senza riscontro. Il Piano è stato approvato in consiglio regionale martedì 22 giugno e noi siamo stati interpellati a votazione avvenuta». La sanità pubblica sta subendo un «impoverimento», tra tagli e definanziamenti.

«Al Sistema Sanitario Nazionale sono stati sottratti circa 37 miliardi di euro - ha continuato la Segretaria regionale della Cgil - e il fabbisogno sanitario nazionale è aumentato di soli 8,8 miliardi di euro. Il Rapporto Sanità elaborato dal Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità (Crea Sanità) evidenzia come al finanziamento della sanità pubblica italiana mancano almeno 50 miliardi di euro (al minimo) per avere un'incidenza media sul Pil analoga agli altri paesi dell’Ue, rispetto ai quali la spesa sanitaria del nostro Paese registra, nel 2021, una forbice del -38 per cento».

In Valle d’Aosta, la spesa pro capite per la sanità è di circa 2.500 euro, più alta di quella italiana (2.300 euro) ma meno dei 2.700 euro investiti a Bolzano. Il personale delle strutture sanitarie è (ogni 10mila abitanti) di 196,5 addetti contro i 127 del resto d’Italia, «ma gli amministrativi sono il triplo e i tecnici la metà in più. - ha sottolineato la professoressa Nerina Dirindin - Se manca personale specializzato, che si utilizzi la specialità di questa regione che non manda nemmeno i dati al Ministero, si facciano politiche del personale più vicine ai bisogni dei cittadini. E si faccia attenzione alle risorse disponibili, perché ormai le mafie sono arrivate anche qui e il sistema sanitario è un ambito appetibile, in particolare i fondi Pnrr del 2022, per la Valle d’Aosta 1,9 milioni di euro per assistere a domicilio 985 persone in più».

Le priorità

Troppe eccellenze nell’ospedale e troppo poca attenzione sul territorio: questo è il rimprovero dell’esperta alla sanità valdostana.

«Ci ha insegnato il Covid che bisogna fare in modo che la gente non debba andare in ospedale. - ha ribadito Nerina Dirindin - E allora bisogna lavorare sulla domiciliarità. Cosa consideriamo eccellente in sanità? Non avere qualche tecnologia all’avanguardia ma offrire qualità su tutto il territorio. La Lombardia che aveva scelto le eccellenze, nel Covid si è trovata in difficoltà perché mancava la presenza sul territorio».

La sanità privata pesa in Valle d’Aosta la metà rispetto al resto d’Italia, ogni 10mila abitanti ci sono 7,7 addetti nel privato contro i 14,9 nazionali. «Ma bisogna contrastare le esternalizzazioni - ha insistito Nerina Dirindin - perché non fanno risparmiare, se non l’impegno dei decisori, che hanno affidato a qualcun altro i propri compiti. Il privato ricatta il personale con condizioni di lavoro non adeguate e gli affidiamo servizi che curano i nostri utenti?».

L’insufficienza del monitoraggio Lea 2021 arriva così su tutte le aree - della direzione, distrettuale e ospedaliera, forse anche perché la Valle d’Aosta, nella sua specialità - comunica al Ministero solo i dati che ritiene necessari. «Ma quando si ottengono risultati che perdurano negli anni - ha notato la docente - vuol dire che c’è qualcosa che deve essere considerato: copertura vaccinale e contaminazione degli alimenti, allarme target mezzi di soccorso, assistenza domiciliare integrata, psichiatria, rete per cure palliative, anziani non autosufficienti. Sulla salute mentale è la regione con le maggiori criticità e occorre limitare anche il rischio suicidario, che qui non è da poco».

Campagne di reclutamento

Si stanno ripristinando i numeri dei medici di base. «Sono i giovani colleghi che si stanno formando ma sono già molto bravi. - ha rimarcato il direttore sanitario Guido Giardini - Abbiamo coperto tutta la popolazione e c'è un ricambio generazionale che promette bene. Anzi, alcuni medici arrivati tramite le cooperative hanno trovato un ambiente favorevole e hanno deciso di lavorare con noi». L’ospedale, però, in un paio d’anni ha registrato il 15 per cento di operazioni e 51 posti letto in meno. «Stiamo mettendo in campo una serie di strategie per ovviare a questa carenza di personale. - ha continuato Guido Giardini - Naturalmente alcune strategie sono temporanee come le convenzioni con altre Asl piemontesi e le esternalizzazioni sperché nel prossimo futuro vediamo dei concorsi che già stanno andando a buon fine». Incentivi, meno rigidità sul francese, la «campagna acquisti sanitaria» comincia a dare i suoi frutti, ma bisogna fare i conti con specialità, come geriatria, dove ci sono meno iscritti, al contrario di psicologia o psichiatria.

Il futuro

«Vorrei poter dire che, negli anni che mi mancano alla pensione, ho contribuito a costruire i primi pioli della scala che porterà la nostra sanità fino alla luna» ha riflettuto il direttore generale Massimo Uberti che propone il futuro «modello valdostano» per la sanità come un laboratorio di modelli innovativi per il territorio adeguati alle esigenze del territorio stesso: un “grande” ospedale a misura d'uomo; la cura della relazione tra operatore e cittadino; una facilitazione dei percorsi; la personalizzazione delle cure. Per gli operatori, grandi opportunità professionali (discipline, reti professionali nazionali ed internazionali, tecnologia, formazione, innovazione) e possibilità di esperienza diretta e immediata, un luogo dove ci sia facilità delle relazioni: orizzontali (fra professionisti) e verticali (fra personale operativo, responsabili e il decisore politico). «Una Comunità - ha concluso Massimo Uberti - capace di fare sistema attorno a un interesse generale: la salute».

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