«Cva è pubblica ma senza controllo pubblico» Dopo le accuse di Rete civica, la difesa di Alliance
«Stupisce che alcune forze politiche dell'opposizione non abbiano ancora capito che alla base del corretto funzionamento di una società partecipata come Cva, che è una società per azioni equiparabile ad una quotata in borsa, per l'effetto dell'emissione di bond su mercati regolamentati, c'è proprio l'indipendenza rispetto al ruolo del socio, che è quello di approvare il bilancio e determinare il management, ma senza alcun ruolo di direzione e coordinamento, come peraltro previsto dalla Legge regionale numero 20.
Un'ingerenza nelle strategie del gruppo da parte del socio comporterebbe gravi rischi a fronte delle possibili gare per il rinnovo delle concessioni in quanto si configurerebbe un potenziale conflitto di interessi».
E' quanto dichiara Alessandro Nogara, membro del direttivo di Alliance Valdôtaine e ex presidente della Commissione speciale del Consiglio Valle sulla Cva.
Una replica a quanto sostiene, in una nota, Rete civica, dopo la presentazione da parte della Compagnia valdostana delle acque-Cva, società controllata dalla Regione attraverso la sua finanziaria, la Finaosta, del bilancio consolidato relativo al 2022, che evidenzia risultati record, con fatturato e ricavi raddoppiati rispetto agli scorsi anni, e il Piano strategico-industriale 2023-2027 che conta 1,6 miliardi di investimenti.
L’attacco di Rete civica
«Siamo al paradosso che Cva è una società totalmente pubblica, ma senza alcun controllo pubblico. - si legge nella nota di Rete civica - Elabora, approva ed applica Piani strategici senza che il principale organo di autogoverno della comunità valdostana, il Consiglio regionale, possa dire una parola».
Quanto al bilancio dello scorso anno, «un dato sorprendente ed emblematico è che in realtà la produzione di energia elettrica da parte di Cva nel 2022 è diminuita», riducendosi «in 2 anni di un terzo», osserva Rete civica. Che spiega: «Se la produzione di energia è diminuita, ma i ricavi sono aumentati, ciò significa che le famiglie e le imprese che hanno comprato energia da Cva, in Valle d'Aosta e fuori dalla Valle, hanno pagato di più» rispetto «al costo di produzione a causa del sistema perverso e speculativo con cui viene calcolato il prezzo dell'energia». Rete Civica - che in Consiglio regionale è parte del Progetto civico progressista - ritiene che la partecipata valdostana «non abbia fatto abbastanza per il contenimento dei prezzi ai clienti e che, come avevamo evidenziato in apposite iniziative alla fine dello scorso anno, lo sconto praticato alle utenze valdostane non sia adeguato».
La difesa di Nogara
Alessandro Nogara invece difende il colosso idroelettrico valdostano: «Per quanto riguarda i risultati di Cva - prosegue Nogara - oltre ad essere tra i più performanti a livello nazionale (è l'unica tra i vari competitor ad avere avuto per 2 anni consecutivi una crescita del margine operativo lordo e degli utili netti rilevantissima), la ricaduta delle proprie attività sul territorio valdostano solo nel 2022 è stata superiore ai 500 milioni di euro pari ad oltre il 10 per cento del Pil della regione. Mi chiedo pertanto con quale malaugurata strategia si possa pensare di cambiare le attività di un'azienda così performante ed attenta al territorio».
«Per quanto attiene lo sconto sulle bollette - conclude Alessandro Nogara - c'è da rilevare come nello studio di Banca d'Italia emerga che nel comparto energetico i parametri del costo della vita in Valle d'Aosta siano in controtendenza rispetto al resto d'Italia proprio per l'effetto di tariffe calmierate. Inoltre non si capisce come si possa correlare il prezzo dell'energia alla quantità di energia idroelettrica prodotta quando l'energia venduta in Valle d'Aosta da Cva è di un ordine di grandezza inferiore rispetto a tale quantità e sono comunque 2 attività differenti e senza alcuna correlazione».