Infermieri e assistenti sociali uniti per una sanità migliore: firmato un protocollo
E’ stato sottoscritto giovedì scorso, 29 giugno, un protocollo d'intesa tra coordinamento regionale delle professioni infermieristiche del Piemonte insieme all'ordine di Aosta e l'Ordine degli assistenti sociali del Piemonte e Valle d'Aosta con l'intento di sottolineare l'importanza «di un approccio multidisciplinare ai bisogni di chi ha bisogno». Tra i promotori della firma di questo protocollo anche il Consorzio servizi sociali di Alessandria. Tra gli obiettivi concordati dai firmatari vi è in particolare l'importanza che i professionisti iscritti ai rispettivi Ordini siano da considerare figure fondamentali per la salute e il benessere sociale e collettivo tramite la loro azione professionale nelle istituzioni e nelle organizzazioni pubbliche e private, tenendo sempre conto delle esigenze di vita dei cittadini, dei gruppi e delle comunità locali, garantendo adeguate capacità di valutazione, progettazione e organizzazione delle risorse a garanzia dell'azione professionale. Tra le azioni congiunte vi saranno in particolare una dimensione politica atta a far emergere azioni innovative e di riforma, ma anche l'organizzazione di eventi e momenti formativi. «Non c'è salute senza sociale, che è anche lo slogan del nostro consiglio nazionale, il quale ci ha dato l'input per avviare questo percorso, perché c'è tanto bisogno di lavorare insieme e soprattutto è importante integrare le nostre professioni. - commenta Anna Jacquemet, presidente dell’Ordine degli assistenti sociali di Aosta - Spero che la firma del protocollo sia solo l'inizio e abbia ricadute importanti a tutti livelli, in primis a livello politico, ponendo le basi per un lavoro congiunto». «Il lavoro multidisciplinare è di fondamentale importanza per individuare i bisogni del cittadino nell'ambito di un progetto di salute, valorizzando le singole professioni. - aggiunge Paola Ascolese, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Aosta - Lo scopo non è solo di unire due professioni, ma di agire sinergicamente su quattro dimensioni: politica, organizzativa, professionale e quella del conflitto di interesse. È importante sviluppare linguaggi comuni e con questo protocollo abbiamo la possibilità di far conoscere le nostre professioni, partendo dai giovani».