Tunnel del Monte Bianco verso la chiusura: «Tema prioritario»
«Quella della chiusura per lavori del Tunnel del Monte Bianco è certamente una problematica di grande rilevanza. Esso infatti rappresenta il nostro principale canale di sbocco verso l’estero ed è essenziale per la mobilità su gomma sia delle merci, sia delle persone». Così Roberto Sapia, presidente della Chambre Valdôtaine, analizza la preventivata chiusura del Traforo per lavori di adeguamento e di ristrutturazione che prenderanno il via tra poco più di 2 mesi.
«Certamente a manifestare più preoccupazione sono le imprese di maggiori dimensioni o più strutturate, così come quelle che intrattengono rapporti di lavoro diretti con il mercato francese, - prosegue Roberto Sapia - ma si tratta di un problema che in realtà interesserà tutti i settori proprio perché priverà la Valle d’Aosta di una grande opportunità di scambio economico ma anche culturale che, proprio grazie all’affinità linguistica e sociale, ha permesso nel corso degli anni di mettere in piedi una abitudine allo scambio che coinvolge un po’ tutti i settori, dal turismo al commercio, dall’agricoltura all’artigianato».
Il Tunnel del Monte Bianco registra circa 1,5 milioni di passaggi all’anno dei quali il 40 per cento costituito da mezzi pesanti ed il 60 cento di veicoli leggeri e attualmente è il quinto tunnel italiano per volumi di traffico leggero e il sesto per traffico pesante.
«I lavori di adeguamento sono una esigenza fondamentale soprattutto in termini di sicurezza - ammette Roberto Sapia - ma è certo che genereranno un inevitabile impatto sul comparto economico sul quale sarà necessario riflettere attentamente. E’ infatti innegabile che la tempistica ipotizzata di 18 anni per il loro completamento rischia di portarci ad avere un tunnel che, per quell’epoca, sarà nuovamente vecchio. Per questa ragione credo che, una volta verificate le reali tempistiche dei lavori, sia utile un ragionamento di più ampio respiro».
Roberto Sapia conclude: «Comprendiamo che si tratta di un dossier delicato che travalica i confini nazionali per inserirsi in un contesto molto più ampio ma, proprio per questo, le azioni di sensibilizzazione che le diverse associazioni stanno conducendo anche su tavoli nazionali puntano a tenere i riflettori accesi su di un tema, quello delle infrastrutture, che sempre più sarà di fondamentale importanza anche a livello transnazionale e che deve essere affrontato con uno sguardo prospettico e senza preconcetti di nessun genere».
Il presidente di Confindustria Valle d’Aosta Francesco Turcato
Chi da tempo non fa mistero di essere preoccupato per la chiusura del Traforo del Monte Bianco e, anzi, lancia un vero e proprio grido d’allarme è il presidente di Confindustria Valle d’Aosta Francesco Turcato. «La chiusura del traforo del Monte Bianco dal prossimo 4 settembre per quasi duemila giorni nei prossimi 18 anni, è diventata gioco forza il tema principale della nostra assemblea annuale di lunedì 17 luglio. - annuncia Francesco Turcato - Avremmo preferito di gran lunga concentrarci sui temi determinanti per il futuro delle imprese valdostane, dalla transizione tecnologica ed energetica, dall’intelligenza artificiale alle filiere di innovazione tecnologica, dalla formazione degli studenti all’aggiornamento delle persone che lavorano delle nostre aziende. E invece no, le aziende grandi e piccole che in questi anni hanno dovuto superare crisi sanitarie, energetiche, di approvvigionamento e geopolitiche, hanno eroso e appesantito i bilanci, ora devono pure confrontarsi con l’isolamento infrastrutturale della Valle d’Aosta. Chiusa la ferrovia, chiuso il traforo, l’autostrada A5 cantierizzata e il dissesto idrogeologico divenuto una minaccia per case e stabilimenti». Per questo motivo, Francesco Turcato avverte che «Semplificare il dibattito sul traforo, dicendo che tanto i francesi il raddoppio non lo vogliono, è un modo frettoloso di lavarsene le mani. Noi imprese siamo internazionali e vogliamo restarlo. Ma i nostri prodotti devono viaggiare per acquisire il valore aggiunto in grado di generare la ricchezza che poi ricade sul territorio. Dal turismo ai servizi, dalla manifattura all’agricoltura, la Valle d’Aosta rischia di ritrovarsi in un buco nero e mai ci saremmo permessi di etichettare qualcuno come cretinetti, come invece ho letto su questo giornale. La nostra idea è quella di utilizzare le forze dei singoli attori per il bene comune, il futuro della Valle d’Aosta». Fancesco Turcato infine precisa: «Ecco perché mercoledì prossimo, 5 luglio, ci ritroveremo alle pendici del Monte Bianco allo Sky Way a discutere del traforo insieme al presidente della Regione Renzo Testolin, a Giancarlo Bertalero dell’Alpine Traffic Observatory, con Marco Gabusi, assessore piemontese alle Infrastrutture, e Marco Gay, presidente Confindustria Piemonte, insieme a Mirko Nanni, amministratore delegato della Sitmab, e Edoardo Rixi, viceministro Infrastrutture e Trasporti, oltre che con David Gandaubert, presidente Fédération BTP - Savoie e Federica Brancaccio, presidente Ance. Un’occasione di dialogo internazionale i cui esiti riporteremo anche al ministro degli Esteri Antonio Tajani che il 17 luglio interverrà alla nostra assemblea. Perché la Francia è tra i fondatori con l’Italia dell’Unione Europea, e quella comunanza di ideali che diede vita nel 1951 all’Europa moderna, è anche lo spirito che ci guida».