«Ancora troppi pregiudizi sui serpenti: spesso vengono uccisi nella convinzione che siano pericolosi ma sono innocui»
Nei giorni scorsi un lettore de La Vallée Notizie ha inviato alla redazione e La Vallée Notizie la foto che ritrae un serpente che era stato ucciso in via Edelweiss di Aosta. Un episodio che ha riproposto tanti interrogativi a proposito di questi animali sui quali grava il peso di pregiudizi negativi radicati nei secoli. Infatti con la bella stagione e il caldo i serpenti stanno ricomparendo dopo la lunga a pausa invernale trascorsa sotto il suolo. La domanda che molti si pongono, quindi, è - al di là del fatto di riuscire a distinguere le vipere da altre specie - sono fondati oppure no? Abbiamo girato questa domanda a un esperto di rettili e anfibi: l’erpetologo Ronni Bessi. «Sin da bambino sono sempre stato affascinato da questi animali, anche se, come era successo a tante altre persone, ne provavo paura, condizionato come ero stato da spaventosi racconti di morsi, di zanne, di veleni inoculati o spruzzati. - racconta Ronni Bessi - Lentamente, ma non facilmente, riuscii a modificare questi preconcetti in altre emozioni sempre più di rispetto verso certi rettili e anche verso alcuni anfibi. Si pensi che ancora oggi c’è chi pensa che le salamandre siano pericolose». Detto questo entriamo nello specifico. «La vipera è un’animale che si è adattato a vivere soprattutto in montagna, mentre a quote più basse sono presenti altre specie di serpenti. - precisa Ronni Bessi - Ha un’indole veramente molto timorosa, anche perché non è così veloce nello scappare e non è in grado di spostarsi sugli alberi. Nei pochi incidenti avvenuti soprattutto per disattenzione nell’avere posto un piede o una mano su una di queste, è stato certamente importante farsi portare al Pronto Soccorso per le cure del caso, ed essere rimasti il più possibile calmi nella consapevolezza che non si era in pericolo di vita per questo tipo di morso. Attualmente sui social vi sono diversi gruppi che si scambiano informazioni e immagini fotografiche di serpenti incontrati in natura. Una foto come quella dell’animale ucciso in via Edelweiss ad Aosta, che non è una vipera ma di un Biacco, totalmente inoffensivo, scatenerebbe uno sciame di proteste indignate, e tra le tante vi troveremmo più volte ripetuta la fatidica “E’ una specie protetta! Non si poteva uccidere quell’esemplare!”. Mi domando: ma se questo serpente fosse appartenuto ad una specie non protetta sarebbe stato invece lecito togliergli la vita? Da tempo i miei studi si sono diretti sulle relazioni tra umani e questi animali, e su come queste relazioni possano opportunamente modificarsi con reciproci vantaggi per entrambi, come ho potuto constatare anche nei corsi per le nuove guardie forestali, dove ero stato incaricato di preparare gli agenti a salvare serpenti di ogni tipo, vipere comprese, oltre che altri animali “strani”. E questi, dopo esperienze dirette, anche di tipo manuale, come appunto maneggiare dei serpenti, avevano ammesso che erano proprio cambiate le relazioni con questi animali, diventandone naturalmente dei difensori». Qualche nota informativa basata su fatti concreti: in Svizzera è stato condotto uno studio per valutare la potenziale pericolosità della vipera. «In 20 anni presi in esame non era risultata morta nessuna persona anche se qualcuno anche lì era comunque riuscito a farsi mordere» precisa Ronni Bessi. «Al contempo però era emerso che ogni anno da loro mediamente 4 persone erano decedute a causa di punture di vespe. - riferisce Ronni Bessi - Allora la soluzione migliore quale può essere? Magari prestare attenzione a questi anilai e soprattutto a non farli sentire minacciati. Nessun serpente attaccherà mai un essere umano, meno che mai una vipera per la quale la saliva modificata le è preziosissima per procurarsi delle prede, per il semplice motivo che non è stupido, essendo noi enormi ai suoi occhi. Ma quando leggiamo che qui in Valle d’Aosta tempo fa qualcuno si è addormentato in un prato appoggiando la testa su una vipera, o che ne ha presa una in mano per farsi un selfie con la stessa, cosa possiamo dedurre da tutto ciò? Quando conduco un trekking di gruppo io spero di incontrarne una per farla conoscere agli altri solo osservandola. Già questo risulta utile nel modificare la sua visione, che viene ricondotta a quella di un animale che chiede solo di essere lasciato in pace nel suo ambiente».