Jovençan, polemiche sui soccorsi dopo la chiamata per un’emergenza
Come può avere fatto in pochi anni un sistema sanitario che veniva invidiato a diventare tra i peggiori in Italia? E’ la domanda che ormai da tempo affligge ad ogni livello la comunità valdostana e che rimane un problema generico fino a che non si tocca con mano, direttamente o tramite parenti e conoscenti, quello che accade veramente, a cominciare da un pronto soccorso in crisi totale, in vista di una stagione estiva che praticamente raddoppierà la popolazione della regione, acuendo ulteriormente le criticità.
Le segnalazioni di casi sono all’ordine del giorno, confermate d’altronde dagli indicatori nazionali e malgrado l’impegno di molti non sembra che il trend si stia invertendo, con profondo dispiacere di chi reputava, a ragione, il nostro sistema sanitario un fiore all’occhiello di cui vantarsi. In questa deriva progressiva non dovrebbe stupire (ma se queste vicende non vengono segnalate si andrà ancora peggio) quanto successo nella prima serata di mercoledì scorso, 21 giugno, a Jovençan.
In parecchi si sono precipitati a soccorrere un uomo, accasciatosi improvvisamente nel dehors di un bar. Il più veloce ha chiamato immediatamente il 118 per fare intervenire un’autoambulanza, probabilmente nella concitazione della situazione non è riuscito a fornire un indirizzo preciso all’operatore che è rimasto quindi in attesa prima di inviare il mezzo. Una seconda chiamata di soccorso è poi stata intercettata da un altro operatore, un infermiere, che tra l’incredulità dei suoi interlocutori si è messo a ridere della situazione, tanto che il gruppo dei soccorritori è rimasto esterrefatto da questo comportamento, mentre il tempo trascorreva inesorabile. Altre chiamate senza risposta, poi nuovamente l’infermiere ridolini, che ha pure fornito la propria matricola, prendendosi gioco, riferiscono i presenti, di coloro che chiamavano per ottenere l’ambulanza. Il tutto con la persona da soccorrere che continuava a stare male.
Sempre più stupiti, oltre che amareggiati e preoccupati, i componenti del gruppo si sono fatti passare una dottoressa, che ha iniziato a spiegare loro il funzionamento dei protocolli per l’assistenza senza pensare che qualcuno rischiava di passare, come si diceva un tempo, a miglior vita.
In conclusione, dopo 45 minuti dalla prima chiamata l’ambulanza è arrivata a Jovençan e fortunatamente le notizie successive hanno riportato che la persona soccorsa era riuscita a superare la crisi cardiaca, dopo un intervento chirurgico. Una crisi però che è rimasta negli occhi e nelle parole di tutti coloro che hanno vissuto l’assurda situazione di avere a che fare con il 118, una situazione che ognuno di noi trasferisce poi al caso personale: «Se avessi bisogno io un giorno è questo quello che mi succederebbe?»
Il giorno successivo, giovedì 22, è stato interpellato il responsabile del servizio 118, il dottor Giovanni Cavoretto che ha fornito una sua risposta che riportiamo integralmente in modo che tutti comprendano come la burocrazia dei protocolli abbia ormai preso il sopravvento. «La risposta all’emergenza-urgenza viene effettuata secondo una precisa procedura che prevede una serie di domande precise e puntuali da parte dell’operatore della centrale unica del soccorso 118 che richiedono risposte altrettanto precise, utili a gestire nel modo più efficace possibile l’intervento. È chiaro che, a volte, la situazione è difficile: chi chiede soccorso può avere difficoltà nel rispondere perché è emotivamente coinvolto, in stato di agitazione, magari si trova in un ambiente in cui c’è confusione e concitazione e questo può portare ad un difetto nella comunicazione con l’operatore. Se, come nel caso riportato dal vostro lettore, si è verificata una situazione di questo genere, certamente sarà oggetto di opportuna verifica e valutazione, nell’ottica di migliorare la qualità del servizio offerto e se saranno necessarie azioni o correttivi, saranno adottati. Un riscontro ad una eventuale segnalazione, effettuata nelle sedi opportune deputate a tale funzione sarà fornito al diretto interessato con il quale si potrà avviare opportuna e costruttiva interlocuzione, nel rispetto delle parti e delle rispettive posizioni.»
Visto che tutte le telefonate al 118 sono registrate la speranza è che, una volta verificata l’effettiva evoluzione di quanto accaduto mercoledì scorso, vengano presi dei seri provvedimenti in modo che episodi del genere non si verifichino più, visto che le diverse versioni fornite dai soccorritori di Jovençan coincidono e sono purtroppo di amarezza e di pesante critica nei confronti di un sistema che dovrebbe garantire un servizio fondamentale per la comunità.