Le proposte dei sindacati per salvare la sanità pubblica ormai al collasso
La sanità in Valle d'Aosta non è in una situazione critica come in altre regioni, ma i sindacati chiedono azioni più rapide. Questo è quanto è emerso dalla tavola rotonda “Salviamo la sanità pubblica” di giovedì scorso, 15 giugno, nella Sala conferenze della Bccv di Aosta. L’incontro pubblico è stato organizzato da medici, veterinari e dirigenti sanitari appartenenti alle sigle sindacali Anaao Assomed, Cimo Fesmed, Fassid, Fvm (Federazione Veterinari Medici), Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Uil Fpl Coordinamento nazionale delle aree contrattuali medica, veterinaria e sanitaria e Savt Santé, in contemporanea con altre 34 città italiane.
«O si trova un accordo - ha evidenziato il dottor Riccardo Brachet Contul di Anaao Assomed che ha aperto il convegno - e si cerca di ridare dignità al sistema sanitario nazionale, e regionale, o nei prossimi anni avremo problemi ancora peggiori». Medici a gettone, fuga di medici dall’ospedale, contratti da rivedere, accesso alle cure: si è parlato di tutto, lasciando spazio anche agli interventi del pubblico, tra cui vi erano il direttore generale dell’Ausl Massimo Uberti e l’assessore alla Sanità, Salute e Politiche sociali Carlo Marzi. «Non c’è stata programmazione, provocando una carenza di specialisti, pur sapendo da anni che ci sarebbe stata una curva pensionistica. - ha aggiunto Riccardo Barachet Brachet Contul - D’altro canto non ci sono stati investimenti dopo la fine dell’emergenza Covid, procedendo invece a tagli lineari per diversi anni. In Valle d’Aosta ci sarebbero le risorse ma bisogna attuare la trattativa economica, servono più persone che lavorino». La “campagna acquisti” è iniziata: agevolazioni per chi viene a lavorare in Valle d’Aosta nella sanità, proroghe sull’esame di francese, tutto cerca di rendere allettante un posto di lavoro che non lo è più.
I numeri
Mancano medici che vogliano specializzarsi: i dati raccolti da Anaao nell’ultimo anno dicono che per la sola medicina d’urgenza 537 su 886 borse di specialità messe a bando non sono state assegnate e per la medicina di comunità e delle cure primarie diventano 111 su 142.
I tagli si vedono anche in Valle d’Aosta, soprattutto nel periodo della crisi economica: gli anni peggiori sono stati il 2016 e il 2017, quando le leggi regionali hanno destinato alla sanità circa 245mila euro, per poi risalire lentamente fino al picco del 2020, con oltre 291mila euro stanziati, ma l’anno successivo si è di nuovo scesi a quasi 268mila. «La sanità è diventata il bancomat degli altri Assessorati» è il commento di Riccardo Brachet Contul a cui si associa Igor De Belli della Fp Cgil, che richiama i costi alti dei medici “in affitto”, un turno da 12 ore per 1.000 euro: «Bisogna migliorare le condizioni retributive ma temo che non ci sia alcuna previsione di aumenti contrattuali».
Le soluzioni
«Credo che nella sua autonomia di spesa - afferma Igor De Belli - alla Regione Valle d'Aosta sia ben chiaro l'indirizzo del sistema sanitario nazionale, quindi delle prestazioni per la cittadinanza che devono essere erogate se c'è il personale, ma si dovrebbe tenere conto del costo della vita e degli affitti, focalizzare l’attenzione sul territorio, soprattutto in una regione con un solo ospedale, prevedendo le case per la salute e gli ospedali di comunità».
«In Valle d'Aosta, in questo momento, abbiano risorse finanziarie adeguate - ha risposto l’assessore regionale alla Sanità Carlo Marzi - ma anche noi abbiamo grandi difficoltà per la mancanza generalizzata di personale medico e sanitario. Siamo inoltre una regione con un territorio profondamente diverso dalle altre e quindi abbiamo una serie di difficoltà dalle quali stiamo uscendo solo dandoci obiettivi comuni. Il nostro servizio sanitario regionale, mantenendo questo livello di risorse finanziarie, deve dimostrare di saper integrare più di tutti la sanità ospedaliera con quella territoriale puntando su un confronto continuo con tutte le parti in causa avendo come obiettivi principali riuscire a far percepire gli sforzi che stiamo facendo, per migliorare la sanità e la salute della nostra comunità, e accrescere il benessere lavorativo di tutto il personale medico, sanitario, socio assistenziale e amministrativo».