«Tutta colpa del Paradiso», il ricordo indelebile del lavoro di Francesco Nuti ad Ayas

«Tutta colpa del Paradiso», il ricordo indelebile del lavoro di Francesco Nuti ad Ayas
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E’ morto lunedì scorso, 12 giugno, all’età di 68 anni, Francesco Nuti, attore e regista da tempo malato. Nel 1985 scelse la Valle d’Aosta per girare «Tutta colpa del Paradiso», protagonista e regista. Il film, che aveva tra i suoi interpreti Ornella Muti, è ambientato quasi interamente in Val d’Ayas, all’Alpe Taconet e al Ristoro Paradisia. E’ la storia di Romeo, che dopo esser uscito dal carcere, si mette alla ricerca del figlio adottato da una nuova famiglia, che vive in una baita in Valle d’Aosta.

Gli ultimi sono stati anni bui per Francesco Nuti, che nel 2006 ebbe un incidente stradale mentre stava scendendo da Pila.

Le riprese a Ayas, sono avvenute per l’80 per cento all’Alpe Taconet, alla baita che, proprio grazie a questo film, ha poi preso il nome di Paradisia, e in centro a Champoluc all’Hotel Breithorn, di cui si vedono gli interni di un tempo, con boiserie e fregi che ora non esistono più, e la facciata su route Ramey, anche se quando poi la scena si spostava all’esterno appariva, grazie alla finzione cinematografica, la piazzetta di Gressoney-Saint-Jean. Diverse riprese furono effettuate al Pellaud di Rhêmes-Notre-Dame.

Per Ayas fu una «prima volta», visto che le produzioni cinematografiche fino ad allora avevano piuttosto scelto le blasonate Courmayeur e Cervinia. Il film «Tutta colpa del Paradiso» fu candidato al David di Donatello, che non vinse, riconoscimento andato invece quest’anno a «Le Otto Montagne», ambientato nella vicina Brusson.

Furono tanti i personaggi locali che parteciparono al film nel ruolo di comparse. Tutti hanno un bellissimo ricordo della produzione, che si era fermata sul posto per circa 8 mesi, intrattenendo con gli abitanti dei rapporti anche amicali. Si disputavano perfino partite di calcio tra ragazzi di Ayas e staff, tra cui lo stesso Francesco Nuti che, come riferisce il maestro di sci Pierluigi “Pigin” Favre, 73 anni, era un fenomeno a pallone. Non a caso nella scena finale del film, mentre scende dall’Alpe Taconet, Nuti si gira per calciare al volo un pallone lanciato dal piccolo Lorenzo (l’attore Marco Vivio) dalla baita Paradisia. La prima partita tra Champoluc e produzione fu arbitrata da Roberto Rosetti, allora 18enne e arbitro di serie C, ora ai vertici degli arbitri europei.

A darsi più da fare per il set fu il maestro di sci Martino Burgay, che al tempo lavorava alla società degli impianti a fune come gattista e forniva alla produzione i mezzi per trasportare gli strumenti e i materiali. Accompagnava anche volentieri, con uno di questi mezzi, Ornella Muti nel villaggio di Soussun, per degustare formaggi di baita, che lei apprezzava molto.

In molti ricordano quanto Nuti fosse un accanito fumatore, sempre con la sigaretta in bocca. E in generale che ogni scena si ripeteva svariate volte, anche rimandando al giorno dopo se non era tutto perfetto. Una tavolata con le comparse che era stata ripresa alla baita non è poi rientrata nel film.

Le persone della produzione amavano conoscere la valle e intraprendere passeggiate, anche fino al Rifugio Mezzalama, e andavano volentieri a cena con gli abitanti del posto, per esempio al ristorante Jajalaj che teneva la cucina aperta fino a tardi.

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