Il Covid non ferma i giovani: più impegno nel volontariato

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Per usare un termine che va tanto di moda, gli studenti valdostani sono più resilienti di quanto gli adulti si aspettassero. E’ infatti abbastanza positiva - e caratterizzata da un loro maggiore impegno nel volontariato - l’immagine che emerge dall’indagine sui giovani e giovanissimi nel post Covid, realizzata dall'Osservatorio economico e sociale della Valle d'Aosta, nell'ambito del Piano di corresponsabilità educativa e della legalità. L'indagine si è svolta tramite un questionario rivolto ai bambini e ai ragazzi dai 3 ai 19 anni. Le risposte ricevute sono state circa 1.400. «L'indagine può portarsi dietro delle distorsioni, perché chi risponde può avere sensibilità diverse rispetto a chi dà risposta. - chiarisce Dario Ceccarelli, capo dell'osservatorio - Non possiamo generalizzarlo in maniera statistica in quanto la parte più problematica potrebbe essere sottostimata». «La maggioranza dei giovani che hanno risposto al questionario - prosegue Dario Ceccarelli - dice di avere una rete di relazioni molto importante, diversificata e di qualità. Le relazioni familiari e amicali sono quelle che raggiungono le valutazioni migliori. Si tratta di un gruppo di giovani che ha molti impegni extrascolastici, sportivi ma non solo. Si osserva infatti una significativa crescita dell'impegno nel volontariato. Ci sono poi delle aree di malessere, alcune più esplicite e altre meno, che si manifestano principalmente attraverso i disturbi alimentari e la depressione. Emerge un uso molto intensivo ma consapevole dei dispositivi elettronici. Riguardo al futuro, la pandemia sembrerebbe averne solo parzialmente influenzato la percezione, senza modificare in modo significativo i progetti. Dalle risposte ricevute, il futuro è percepito come incerto e fonte di timore ma allo stesso tempo anche come un aspetto che affascina». «Non a caso - si legge nelle conclusioni del report - i giovani si dividono quasi equamente tra preoccupati e ottimisti, mentre i profili di pessimismo interessano 1 giovane su 4. In particolare, le femmine sono molto più preoccupate dei maschi e sentono con più forza e maggiore urgenza l'importanza dei temi rpoposti dal questionario».

«Ci siamo concentrati sugli effetti del Covid e ci è venuta una domanda spontanea: siamo sicuri che tutto sia attribuibile al Covid? - osserva in conclusione Dario Ceccarelli - Nelle conclusioni del report si legge infatti che “risulta difficile separare gli effetti attribuibili agli impatti della pandemia da quelli che si producono comunemente nell'evoluzione della vita di ognuno”. Sebbene sia ragionevolmente ipotizzabile che la pandemia possa avere funzionato da catalizzatore di malesseri latenti o preesistenti e che in ragione dei suoi rilevanti impatti e imprevedibilità possa avere rinforzato le percezioni di incertezza nei giovani, non appare altrettanto chiaro se e quanto, queste o altre dinamiche e tensioni siano scaturite come diretta conseguenza dell'emergenza sanitaria».

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