Le miniere di Saint-Marcel verso la chiusura “Netto calo di visitatori, non è più sostenibile”

Le miniere di Saint-Marcel verso la chiusura “Netto calo di visitatori, non è più sostenibile”
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Aperto al pubblico nel 2013, dopo 10 anni chiuderà venerdì 30 giugno prossimo il sito minerario di Servette, a Saint-Marcel. La decisione - presa a malincuore da Davide D’Acunto e Fabio Marguerettaz i fondatori della società Mine Experience che gestisce sia la miniera di Saint-Marcel che quella di Chamousira, a Brusson - risale ormai a parecchi mesi fa. Da sabato 1° luglio, quindi, il sito non sarà più visitabile, a meno di un affido pro tempore cui sta pensando il Comune di Saint-Marcel per il periodo estivo di quest’anno e per il 2024, in vista del prossimo bando di gara in calendario nel 2025 della durata di 7 anni.

La chiusura anticipata della miniera di Saint-Marcel - che proprio domenica scorsa, 28 maggio, ha celebrato la 15esima Giornata nazionale delle miniere - è dovuta sicuramente in gran parte alla pandemia di questi anni e al conseguente calo di visitatori che dai circa 3mila annui sono scesi ai circa 400 in questi ultimi 3 anni.

«Mine Experience deve mantenersi con il ricavato dei biglietti d’ingresso - racconta Davide D’Acunto - ma siamo in rosso da 3 anni. Il nostro contratto sarebbe scaduto nel 2030 ma i costi di gestione e di promozione e di tutte le attività che svolgiamo, per permettere ai visitatori di scoprire il mondo sotterraneo scavato dai nostri avi alla ricerca della pirite a Saint-Marcel, non ci permettono di proseguire il cammino intrapreso 10 anni fa. La situazione è diventata insostenibile e questo lo avevamo fatto presente già 1 anno fa sia alla Regione sia all’Amministrazione comunale. L’obbligo delle 50 giornate di apertura di Servette tra giugno e settembre, la necessità di garantire comunque, e quindi pagare, la presenza di personale qualificato durante tutte queste giornate e il forte calo dei visitatori sono stati per noi i principali fattori di una decisione che non avremmo mai voluto prendere».

Per raggiungere la miniera di Servette, situata fra i 1.720 e i 1.850 metri di quota all’interno della Zona di protezione speciale Mont Avic-Mont Emilius, inserita nel sistema Natura 2000, si deve intraprendere un percorso della durata di una cinquantina di minuti per un dislivello di oltre 200 metri.

Come spiega Davide D’Acunto, a differenza dell’impegno richiesto per la visita alla miniera di Brusson che richiede in tutto un paio d’ore, dove si arriva in una ventina di minuti a piedi e il dislivello del sentiero è insignificante, per una visita completa della miniera di Saint-Marcel, partendo a piedi da Les Druges, occorre una mezza giornata di tempo.

«La miniera - spiega ancora Davide D’Acunto - non offre neppure un punto di ristoro, quindi i visitatori non sono invogliati più di tanto a raggiungerla, le scolaresche men che meno visto che fin lassù non possono arrivare i pullman da 50 posti. La Regione ha investito milioni di euro per il recupero di questi siti, ma al di là di questo penso che sia venuta a mancare una pianificazione a lungo termine per sostenere finanziariamente queste realtà come invece accade per i castelli valdostani. Bisognerebbe cambiare la formula di contratto e di gestione, ma anche prendere esempio da altre realtà presenti in Italia e in altri Paesi d’Europa. La settimana scorsa abbiamo partecipato, su invito, a un convegno mondiale organizzato in Polonia dalla miniera di sale di Wieliczka a Cracovia, dove erano presenti 22 Paesi e una sessantina di relatori tra cui noi. È stato un grande onore essere lì e un momento di confronto importante. Purtroppo, domenica 28 maggio ho finito le mie visite guidate nella miniera di Servette. Ho pianto. Ho sentito una forte stretta al cuore, perché 10 anni della nostra vita, parlo anche per Fabio Marguerettaz, trascorsi in questo modo sono tanti e indimenticabili. In futuro siamo pronti a ripresentarci se le condizioni di gestione cambieranno. Ma dopo essere stati al convegno di Cracovia abbiamo capito ancora di più che fino a quando non ci sarà una strategia gestionale regionale sostenuta, sarà sempre più complesso continuare a tenere aperti questi siti minerari».

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