Da lavapiatti a proprietario dell’Hotel Planet Dario Zanetti, una vita sempre a cento all’ora
«Dario Zanetti ha costruito la storia del Breuil.» Queste le parole pronunciate dal parroco di Valtournenche don Paolo Papone nella mattinata di giovedì scorso, 25 maggio, quando sotto la forte pioggia di Cervinia la chiesa ha accolto i tanti che hanno voluto essere presenti all’ultimo saluto a un imprenditore veramente unico, che ha vissuto sempre a cento all’ora. Perché Dario Zanetti, cuoco di formazione, possedeva l’autentico spirito dell’uomo d’impresa, di colui che è capace di rischiare tutto per migliorarsi e per migliorare la vita della propria famiglia, sapendo che non esiste la fortuna, ma esiste solo il lavoro, quel lavoro che per lui era un’abitudine, allenato sin da bambino, nella miseria di Invorio, paese del novarese, tra il lago Maggiore e quello d’Orta.
C’era la guerra quel 21 febbraio del 1944 quando venne al mondo. Il papà Fioravanti faceva il muratore stagionale in Svizzera, la mamma Giuseppina cameriera al ristorante di domenica, accudiva i cinque figli. Per Dario prima le elementari a Invorio poi l’avviamento commerciale a Borgomanero. E’ un bambino di dieci anni quando comincia a contribuire alla magra economia famigliare, vendendo la domenica La Gazzetta del Popolo. Però, come succede spesso nella vita, arriva un impulso che cambia tutto. E’ la zia Maddalena, sorella di mamma Giuseppina, con la saggezza tipica di un mondo che non esiste più a dare il consiglio giusto. «Dario impara a fare il cuoco, così avrai sempre da mangiare, anche i “pulaster”…» e il ragazzo Zanetti entra nella cucina dell’Albergo Bersaglieri di Borgomanero, iniziando come lavapiatti e soprattutto osservando come lavorano i cuochi. Nella sua zona questa professione è infatti una tradizione radicata, ma bisogna partire: viene ingaggiato come aiuto cuoco all’Albergo Passo Tre Croci a Cortina, poi nel 1961 il grande colpo, commis legumier, all’Excelsior Lido di Venezia, un’esperienza che per lui rimane indimenticabile. Pochi mesi dopo, a dicembre, è nuovamente a Cortina allo Splendid dove lo raggiunge la terribile notizie della morte del papà Fioravanti, morto asfissiato dal gas alla vigilia di Natale, mentre faceva i preparativi per rientrare a Invorio. Così Dario Zanetti si ritrova sulle sue giovani spalle il peso della famiglia e continua a lavorare e ad imparare in un albergo più bello dell’altro: l’Hotel Astoria di Stresa, poi il Cristallo a Cortina e quindi la Gran Baita a Cervinia, il suo primo contatto con quello che diventerà il suo nuovo mondo. Dopo l’estate l’inverno è al Gallia e durante il soggiorno conosce la futura moglie, Maria Luisa Zavattaro, i cui genitori gestivano l’Albergo Punta Maquignaz. La famiglia Gallia però lo vuole a Roma ed infine a 20 anni è capo partita al Grand Hotel Ciga, un traguardo che non mancava mai di sottolineare, orgoglioso di un percorso professionale giovanile veramente straordinario. Poi le navi da crociera, il rientro in Italia nell’estate del 1965 e l’acquisto della Fiat 600, che lo porta a Cervinia per rivedere Maria Luisa, ma il lavoro lo chiama, così come il successo tanto che con i risparmi cambia auto, una Fiat 124, e soprattutto acquista un appartamento per la mamma Giuseppina ed i fratelli a Invorio. «Finalmente avevamo il bagno in casa!» ripeteva pensando a quei giorni, lui sempre così elegante, che non dimenticava mai da dove venisse e quanto avesse costruito.
Quando Annibale Zavattaro lo chiama per diventare chef del Punta Maquignaz, Dario Zanetti deve rinunciare e per scusarsi per il rifiuto sale a Breuil per farlo a voce. Così ne approfitta per fidanzarsi con Maria Luisa e si sposano nel maggio del 1969, poi quella del Punta Maquignaz diventa la sua cucina. A poco distanza è l’Hotel Planet, costruito nel 1964, insieme decidono di lanciarsi nella gestione e per pagare l’avviamento un’altra zia, Anna Aceti, presta loro 20 milioni. Agli inizi il personale era praticamente inesistente: Dario Zanetti è cuoco, portiere di notte e manutentore, Maria Luisa si occupa della receptioni. Sono tempi duri accompagnati dalla gioia di creare qualcosa di proprio, come con l’arrivo di Matteo nel 1971, il loro primo figlio. In 2 soli anni il Planet triplica il lavoro, passando da 4 a 12 dipendenti, oggi sono 46. Ma nel 1972 la proprietà decide di vendere e Dario Zanetti non ha dubbi, sostenuto sempre dalla moglie: si indebita all’inverosimile, acquista l’albergo e cambia il suo nome in Au Planet, così sulla guida telefonica è il primo di Cervinia, come pure negli elenchi distribuiti dagli uffici del turismo. Una strategia che paga. «Abbiamo vissuto tra i debiti, e appena li ripianavamo, ne facevamo altri per ingrandire e ristrutturare l’hotel» così con sincerità parlava Dario Zanetti, nel 1974 diventato padre di Chiara. Animatore infaticabile, organizzatore di feste, motivatore del personale (aveva in cucina 12 cuochi e 1 pasticcere) nel poco tempo libero si avvicina allo sci, dal 1980 al 1985 è vice presidente dello storico Sci Club Cervino, quindi nel 1984 viene eletto nel consiglio dell’Asiva, il Comitato Valdostano degli sport invernali dove rimane fino al 1996 e dove porta la sua incredibile simpatia, unita alla concretezza in ogni questione.
La sua visione di un’offerta alberghiera diversa lo porta già negli anni Settanta a diminuire il numero di camere del Au Planet, «meno stanze ma più grandi» e così diventa “Mister suite”. Alla fine ha ragione lui e cambia per la seconda volta il nome alla struttura, facendola diventare Excelsior Planet, in ricordo di tutti i suoi Excelsior, perché Dario Zanetti è veramente un uomo di memoria, capace di raccontare aneddoti sul suo lavoro e la clientela per ore, barzellette una dopo l’altra, storia incredibili che passano dalle Alpi al mare. Diventa una leggenda soprattutto tra gli albergatori valdostani: indimenticabile quando, elegantissimo come sempre, al traguardo delle gare di sci distribuiva ai bambini i cioccolatini chiamandoli uno ad uno. La sua storia, costituita da migliaia di storie una più bella dell’altra, è talmente appassionante che pensando a lui viene sempre da sorridere. Memorabile rimane la volta che, per errore, gli venne diagnosticato un brutto male: usci dall’ospedale e si recò nella concessionaria Ferrari più vicina, chiese di averne una, rossa, ma il proprietario gli rispose «Possiamo ordinarla, tra 6 mesi l’avrà», lui replicò 6 mesi non li ho, me ne dia una di un colore qualsiasi. Lo stesso giorno salì al Breuil rombando dopo essersi fatto questo regalo, poi fortunatamente gli dissero che si erano sbagliati e lui sorrise, spumeggiante nello stile Cervinia che incarnava alla perfezione.
Purtroppo alcuni mesi fa i medici non si sono sbagliati, tutti lo avremmo voluto, che fosse un secondo errore e che Dario tornasse ad acquistare un’altra Ferrari. Invece non è andata così e giovedì la pioggia del Breuil ha oscurato tutto, tranne il bellissimo ricordo di questo uomo-impreditore tenace. Un vero albergatore.