Conto alla rovescia per l’Adunata ricordando il terremoto in Friuli

Conto alla rovescia per l’Adunata ricordando il terremoto in Friuli
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È partito il conto alla rovescia per la 94esima Adunata degli alpini che quest’anno si terrà a Udine da giovedì prossimo, 11 maggio, a domenica 14, giornata che concluderà la manifestazione con la tradizionale grande sfilata delle penne nere. Un appuntamento che il pomeriggio di sabato scorso, 6 maggio, è stato annunciato dalla tradizionale sfilata degli alpini nelle vie del centro storico di Aosta accompagnata dalle note della Fanfara sezionale diretta da Giancarlo Telloli.

Sono attese fino a 500mila persone nel capoluogo friulano nell'arco di 4 giorni e dalla Valle d’Aosta è stimata la partecipazione di oltre 1.000 penne nere. Una manifestazione particolarmente sentita dagli alpini, non solo perché Udine è la città della Brigata alpina Julia, ma anche perché furono tra i primi ad arrivare in Friuli dopo il tragico terremoto del 6 maggio del 1976. Nella Sede della Sezione Valdostana, che allora si trovava in via Festaz ad Aosta, giunsero subito indumenti e somme di denaro per aiutare i terremotati. Furono 23 i soci alpini e 7 i simpatizzanti che risposero all’appello di offrirsi volontari per soccorrere la popolazione friulana colpita dal sisma: per il Gruppo Aosta Pierino Creux, Diego Favre, Federico Roveyaz, Giovanni Zandonà e Livio Prato, per il Gruppo di Courmayeur Gino Mareliati e Battista Cantele, per il Gruppo di Morgex Franco Gianetta, per il Gruppo di Challand-Saint-Victor Eusebio Buillaz, per il Gruppo di Saint-Vincent Mario Morando, per il Gruppo di Châtillon Ugo Oggiani, Marello Salvetta, Mario Carlon, Arnaldo Croatto, Vittorio Ceccarelli, Luigi Franconi, Lorenzo Vaudagnetto e Lidio Gyppaz e per il Gruppo di Quart Giuseppe Zanardi, Giorgio Pession, Gildo Demarino e Geronimo Rosset. A loro si aggiunsero i simpatizzanti Bruno Communod, Giacomo Zenti e Remo Dufour di Quart, Emanuele Prato di Aosta, Maurizio Navillod e Giuseppe Albanese di Châtillon e Angelo Joly di Challand-Saint-Victor.

Livio Prato, 94 anni ad agosto, decano del Gruppo Aosta, che portò con sé il figlio Emanuele di 17 anni, ricorda: «Fummo assegnati al cantiere di Moggio Udinese. Ho davanti agli occhi le immagini di alpini instancabili, in testa agli altri soccorritori, a scavare giorno e notte, senza sosta, le mani insanguinate. Eravamo arrivati in 15mila, da Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria ed Emilia Romagna. Non servirono tante parole, tutti capimmo che fra quei monti e quei colli, squassati da un terremoto più brutale della guerra, c’era bisogno di noi!». Moltissimi di quei “veci” avevano già conosciuto ed amato il Friuli ai tempi della naja, così fu immediata e totale l’intesa con la gente del posto. Cazzuola in mano e penna sul cappello, si gettarono in un’impresa all’apparenza impossibile. Il bilancio della prima spedizione fu di 50 case costruite ex novo, 3.200 abitazioni restaurate e rese nuovamente abitabili con la posa di 630mila metri quadrati di tetti utilizzando 900mila tegole e 1 milione e 300mila mattoni. Gli alpini pagarono di tasca loro spese di viaggio e soggiorno. Lo slancio delle penne nere permise un risparmio valutato in 6 miliardi e 800 milioni di lire. Fu un lavoro di qualità, basti dire che il 74 per cento delle case ripristinate resistettero al secondo terremoto, quello del 15 settembre che completò l’opera di distruzione iniziata 4 mesi prima. Già a quei tempi la fiducia negli alpini era elevata non solo in Italia, tanto che per la costruzione di 4 istituti per anziani a Osoppo, San Daniele, Magnano in Riviera e Maiano furono utilizzati i fondi raccolti negli Stati Uniti dalla Agency International Development: 8 miliardi di lire che furono affidati alle penne nere.

«All’Adunata di Udine sarà impossibile non ricordare una tragedia che ci sconvolse, quando la terra tremava sotto i piedi e l’angoscia saliva da sotto le macerie, con le urla dei feriti ancora sepolti mentre i sopravvissuti si aggiravano come spettri tra cumuli di macerie illuminati dalle fotocellule. - commenta il presidente della Sezione Valdostana dell’Ana Carlo Bionaz - Anche questa Adunata come quelle precedenti sarà un evento unico al mondo che, purtroppo, una certa opinione pubblica distratta e disinformata tende a considerare solo una festa pittoresca». Carlo Gobbo, capogruppo dell’Aosta, aggiunge: «Saranno giorni di gioia e di spensierata allegria perché avremo il piacere di incontrare i nostri compagni di naja e di essere circondati dall’affetto della gente. Ma le nostre Adunate sono anche per non dimenticare chi sacrificò la vita per la libertà di tutti. Andiamo alle Adunate per promuovere il nostro messaggio, affinché ci si impegni di più contro l’indifferenza verso il bene comune e la nostra Patria e per far sapere a tutti che nel 2022 abbiamo regalato alle comunità italiana più di 2 milioni di lavoro di volontariato che, tradotto in cifre, fa qualcosa come 4 milioni e mezzo di euro. Questi sono gli alpini. Quelli invece che, con qualche bicchiere in più diventano sguaiati e si rendono colpevoli di atteggiamenti molesti ed eccessivi, in modo particolare nei confronti delle donne, non possono definirsi tali e non meritano di partecipare alle nostre Adunate».

Livio Prato (sopra) fu tra gli alpini valdostani che nel maggio 1976 soccorsero i terremotati del Friuli (foto a destra). A sinistra la partenza della Fanfara sezionale da Villa Brezzi per la sfilata di sabato scorso nel centro di Aosta

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