Meno bovine, meno aziende, meno Fontina “Per gli allevatori aumenta solo la burocrazia”

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Eccesso di burocrazia, scarsi ricavi dalla vendita del latte e difficile convivenza con i lupi in vista della stagione estiva. Sono le principali problematiche emerse durante l’assemblea dell’Arev - Association Régional Eléveurs Valdôtains che si è svolta giovedì scorso, 4 maggio, all’Hostellerie du Cheval Blanc di Aosta.

Come di consueto è stata presentata una relazione generale che fa il punto della situazione dell’allevamento in Valle d’Aosta. I numeri sono in calo, sia per quanto riguarda il numero dei capi che degli allevamenti, ma si tratta di una diminuzione in linea con quello che sta accadendo a livello italiano ed europeo. Sicuramente l’elevato costo dei mangimi (aumentato del 39 per cento) e dell’energia (lievitato del 66 per cento) hanno fatto crescere - nella nostra regione come altrove - il numero degli animali macellati: ne consegue che è diminuita la quantità di latte munto (43 milioni di litri, rispetto ai circa 50 milioni di soli pochi anni fa) così come il numero delle forme di Fontina.

Nel dettaglio, a fine 2022 i bovini di razza valdostana vivi erano 32.398 (20.485 pezzate rosse e 11.273 castane e pezzate nere) con un calo dell’1,83 per cento rispetto al 2021 e del 5,02 per cento nell’ultimo decennio. Per quanto riguarda il numero degli allevamenti, negli ultimi 10 anni se ne sono persi 202 (con un notevole calo sul decennio del 18,73 per cento, segno che le aziende più piccole stanno lentamente sparendo a favore di quelle più strutturate): attualmente sono 894 mentre 1 anno fa erano 922. Nel mese di marzo le vacche in produzione erano 15.510 rispetto alle 16.463 del 2022.

Sul calo della quantità della Fontina hanno influito non solo la diminuzione del numero dei capi munti ma pure le condizioni climatiche, con la siccità che ha ridotto drasticamente la produzione d’alpeggio. Nel 2022 sono state marchiate 378.234 forme contro le 418.550 del 2021 (un anno che, al contrario, era stato il migliore del decennio) con quindi un calo del 9,6 per cento, che sale all’11,05 per cento per la Fontina d’alpeggio (63.549 forme contro le 72.695 dell’anno precedente). Diversamente da altre regioni italiane, la Valle d’Aosta ha risentito in maniera inferiore di ripercussioni sul prezzo del latte (in Italia salito molto e poi ridisceso altrettanto rapidamente), aumentato da 65 a 75 euro al quintale.

Si è parlato anche della filiera della carne: lo scorso anno 2.720 tra vitelloni e bovini adulti sono stati macellati all’interno della filiera della carne etichettata valdostana. Per quanto riguardo il mercato dei vitelli all’arena, dei 4.395 totali, la maggior parte (3.151) è stata destinata alla Polonia. Il resto in Italia (1.109 a Cuneo, 34 in Valle d’Aosta e 11 in altre regioni) e in Slovenia (90).

A proposito di Fontina, l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Carrel ha accennato all’introduzione di modifiche al disciplinare. L’obiettivo sarebbe in particolare quello di valorizzarne le diverse produzioni, a partire da quella di alpeggio, per spuntare in prospettiva un prezzo migliore sul mercato.

Sempre l’assessore Marco Carrel ha risposto alle domande poste dagli allevatori in sala, in particolare sul tema dell’eccesso di burocrazie e della convivenza con il lupo. «La burocrazia deriva dal fatto che questo settore basa molte delle proprie risorse su fondi europei facenti parte della Pac. - spiega Marco Carrel - Come è risaputo, queste procedure, legate ai fondi europei, richiedono spesso numerosi passaggi, che non dipendono dai nostri uffici regionali. Come Assessorato il nostro compito è di evidenziare le caratteristiche, le peculiarità e le esigenze dell’agricoltura e dell’allevamento valdostano e illustrarle nelle sedi del governo centrale e a Bruxelles al fine di poter attingere al meglio a questi fondi. Questo passaggio è fondamentale per ottimizzare le risorse e mirare le ricadute degli aiuti che ci vengono concessi, cercando, laddove le norme lo concedono, di snellire l’iter burocratico. La semplificazione dell’iter agevola indubbiamente le aziende e questo, lo sappiamo, è molto importante, ma nel contempo snellisce e velocizza il lavoro dei nostri uffici, quindi è un fattore positivo anche per noi. In alcuni casi, purtroppo, siamo però all’interno di un ingranaggio che non possiamo modificare in maniera così sostanziale, anche se vorremmo poterlo fare». «Sugli aiuti per i danni dei predatori e sugli investimenti necessari - conclude l’assessore Marco Carrel - è stato redatto un quadro di ciò che è stato finora messo in atto, unitamente ad un’analisi delle prospettive possibili. Nei prossimi mesi, ci confronteremo direttamente con l’Arev per ottimizzare e focalizzare la nostra attenzione e i nostri interventi nel modo più efficace possibile».

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