“Protoindustria e industria in Valle d’Aosta. XVIII - XX secolo” Un volume di Corrado Binel
Il volume “Protoindustria e industria in Valle d’Aosta. XVIII - XX secolo” vede la luce a molti anni di distanza dalla più importante ricerca archivistica sulla storia dell’attività mineraria e metallurgica nella Valle d’Aosta sette e ottocentesca.
Oltre 25, infatti, sono quelli che ci separano dalla fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta. Anni nei quali, la Soprintendenza per i beni e le attività culturali, grazie in particolare alla sensibilità dell’architetto Flaminia Montanari, aveva affidato, come lei ricorda, un importante lavoro di ricerca. Un lavoro allora non pubblicato. Nei secondi anni Novanta poi, in vista di una diversa pubblicazione che anch’essa non vide la luce, furono redatti diversi testi storico-interpretativi sulla storia economica della Valle d’Aosta nella lunga fase proto industriale sette e ottocentesca e poi alcuni testi sulla nascita dell’industria elettrica e del contesto in cui nasce l’elettrosiderurgia novecentesca. Tutto questo materiale dimenticato è stato donato, insieme a molto altro, all’archivio dell’Istituto Storico della Resistenza e questa donazione è stata l’occasione per riportare in luce quanto viene oggi pubblicato. A tal proposito abbiamo intervistato l’autore del volume nonché presidente dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta Corrado Binel.
Con quale criterio questo materiale è stato pubblicato a così grande distanza?
«Questa è una domanda pertinente. E’ infatti importante sapere che la nostra scelta, da un punto di vista anche filologico, è stata quella di pubblicare questo materiale esattamente come è stato ritrovato. Come se fosse esso stesso un “reperto” la cui integrità doveva essere preservata. Naturalmente il tutto ha una premessa; alcune pagine iniziali che guideranno il lettore non tanto ad una corretta lettura di quelle pagine ma piuttosto ad una loro corretta interpretazione».
Pare di capire che questo lavoro sia strettamente collegato al clima della storiografia europea di quegli anni.
«Assolutamente sì. Gli anni Ottanta e Novanta sono gli anni di una grande attenzione alla storia economica dei territori europei. Gli studi sul patrimonio industriale sviluppati in quegli anni prendevano corpo grazie a ricerche d’archivio sito per sito con una profondità d’indagine fino ad allora inedita. In quel senso furono punti di riferimento alcuni studi e tra questi vorrei citare a titolo di esempio Terra e telai di Franco Ramella sul biellese ma fu certamente decisivo il ruolo dell’università dei miei studi: l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi».
Che ruolo ha la storia economica per meglio capire la storia della Valle d’Aosta e qual è l’apporto di questo poderoso volume?.
«La Valle d’Aosta, per quanto sia un piccola regione, ha una complessità straordinaria che non si può ridurre alla storia delle sue istituzioni, alla storia religiosa o alla storia della sua cultura. La storia economica e sociale sono di fondamentale importanza anche perché la lunga fase proto industriale, dalla fine del Seicento alla fine dell’Ottocento, vede una relazione intensa tra agricoltura e metallurgia. Gli studi di Roberto Nicco furono allora tra i pochi pubblicati. Oggi finalmente possiamo cogliere appieno la meravigliosa complessità della nostra Regione e le due relazioni nel tempo con la montagna bergamasca da un lato e con la Francia e la Germania dall’altro e ciò dimostra ancora una volta che le Alpi sono un cardine fondamentale del territorio europeo».