Addio a Enrico Loewenthal, memoria della Liberazione

Addio a Enrico Loewenthal, memoria della Liberazione
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Enrico Loewenthal non fu sicuramente l’uomo che liberò Aosta, come qualcuno ha scritto troppo frettolosamente, ma è stato comunque un protagonista dei giorni conclusivi della guerra civile in Valle d’Aosta, un personaggio dal grande coraggio, un personaggio da ammirare visto che - ebreo - già nell’ottobre del 1943 scelse la lotta armata, sapendo bene che in caso di cattura sarebbe stato fucilato oppure inviato in un campo di sterminio, in ogni caso praticamente la morte certa.

Compiuti i novantasette anni il 29 marzo, Enrico Loewenthal si è spento nella sua casa di Torino giovedì scorso, 27 aprile, lasciando negli occhi di chi ama la storia della nostra regione quella sua immagine inconfondibile in piazza Carlo Alberto, ribatezzata Caduti per la Patria durante la Repubblica Sociale, ora Emile Chanoux, in piedi con il mitra a tracolla sulla grande auto tedesca durante la sfilata dei partigiani nelle vie di Aosta di domenica 29 aprile 1945, praticamente l’oggi di settantatré anni fa. Il partigiano Ico - quanto gli piaceva ricordare il suo nome di battaglia - era però già sceso in città il giorno prima, spingendosi oltre al suo compito che era quello di stazionare con gli uomini dell’87esima sulle alture di Saraillon per controllare la strada che saliva al Gran San Bernardo.

In quei giorni infatti colonne di truppe tedesche salivano verso il colle per riparare in Svizzera, secondo gli accordi presi con il Comitato di Liberazione Nazionale. Ed Enrico Loewenthal con la sua conoscenza della lingua tedesca, che aveva studiato a Torino, prima del Ginnasio D’Azeglio, dal gennaio del 1945 in Valle d’Aosta, era un elemento fondamentale per tenere i collegamenti e soprattutto per evitare che la ritirata pacifica dei soldati della Wehrmacht diventasse una battaglia. Per spostarsi rapidamente lungo la strada, da Gignod dove si trovava il comando a Saint-Rhémy, seguendo i tedeschi che con i mezzi oppure a piedi o a cavallo salivano al Gran San Bernardo Enrico Loewenthal aveva chiesto ed ottenuto proprio dai germanici una grande auto aperta.

E’ bene ricordare infatti che Aosta non fu liberata ma bensì abbandonata visto che gli accordi con le truppe della Repubblica Sociale Italiana per bloccare l’avanzata dei francesi nella nostra regione e per evitare inutili spargimenti di sangue videro sabato 28 aprile la sfilata con le armi, e pure cantando, nelle vie centrali dei circa seicento uomini della Folgore, delle Brigata Nera Emilio Picot e della Guardia Nazionale Repubblicana. Una sfilata controllata dai tetti dai partigiani e destinata a Saint-Vincent dove i reparti fascisti deposero le armi, raggiungendo poi Bard per ottenere i salvacondotti alleati ed andare a casa. In cambio gli alpini della Divisione Littorio rimasero in linea nell’alta valle per impedire la discesa ad Aosta dei francesi fino a venerdì 4 maggio, quando sotto la neve vennero rimpiazzati dalle truppe statunitensi.

Ebbene quel sabato 28 aprile, Enrico Loewenthal con i suoi uomini decise di scendere in città. In piedi sulla grande auto che sul parafango portava la targa bianca con le iniziali WH della Wehrmacht passò davanti all’Ospedale Mauriziano, imboccò via Martinet e si fermò in piazza Roncas, dove arrestò la colonna, scegliendo di proseguire con la sola sua vettura: quindi Croce di Città e svoltò all’angolo della deserta via De Tiller. In fondo davanti all’Albergo Corona e Posta una folla in uniforme, erano i reparti fascisti in armi fermi in attesa di riprendere il percorso verso Saint-Vincent. Per Enrico Loewenthal un colpo al cuore, in un lampo decide di proseguire e la macchina tedesca fa il resto, anche se il partigiano Ico ci mette del suo, salutando in piedi dall’auto. Gli uomini della Folgore e della Picot probabilmente sono ingannati dall’auto e dalla targa tedesche, dalle armi germaniche, nessuno lo saprà mai, però non succede nulla, anzi Enrico Lowenthal entra nella piazza e dice all’autista di invertire la marcia facendo un’inversione e tornando in via De Tillier. Sono le 14 e quando i fascisti lasciano la città uscendo dall’Arco di Augusto, il partigiano Ico ritorna nella grande piazza diventata improvvisamente vuota e compie un giro completo, passando sotto il Municipio. «E’ stato uno dei momenti più belli della mia vita» amava ripetere, sempre commovendosi, quando la mente lo riportava a quel giorno straordinario.

Nel dopoguerra Enrico Lowenthal diventò imprenditore. La sua azienda di apparecchi per saldature, partita con 2 soli dipendenti, è arrivata a occuparne 110 e ad esportare in tutto il mondo. Ceduta l’attività nel 2002, ha vissuto tra Torino e Pantelleria, senza mai dimenticare di avere subito le vergognose leggi razziali, di avere scelto ragazzo, a diciassette anni, di combattere, portando il suo personale contributo alla grande storia, quando quel sabato 28 aprile 1945 con il suo sorriso e la sua grande capacità di adattarsi ad ogni situazione seppe alzare quella mano di pace per salutare i nemici di una vita sulla piazza di Aosta, simboleggiando con un gesto la fine di una guerra e l’inizio del tempo della pace.

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