Montalto Dora celebra la Liberazione

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L’Amministrazione comunale sensibilizza i residenti di Montalto Dora sull’importanza del 25 Aprile, Festa Nazionale della Liberazione d’Italia, che nella sua celebrazione non è mai stata interrotta nemmeno durante il periodo del Covid, allo scopo di ritrovare lo spirito democratico per il quale molti giovani hanno sacrificato la propria esistenza. Nella serata di oggi, sabato 22 aprile, a partire dalle 20.30, ci si ritrova in piazza del Municipio, da dove parte la fiaccolata per le vie del paese, fino ad arrivare ai monumenti della Resistenza e dei Caduti di tutte le guerre per la deposizione delle corone di alloro. Segue la consegna del labaro ufficiale di rappresentanza alla Scuola Primaria “Gianni Rodari” e la lettura commemorativa del sindaco di Montalto Dora Renzo Galletto. Prestano servizio d’onore alla cerimonia la Filarmonica comunale, il Gruppo comunale di Protezione Civile e il Piccolo Coro della Scuola Primaria “Gianni Rodari”, nonché i Sindaci del territorio dei Cinque Laghi e la presenza territoriale dell’Anpi. Nel comunicato stampa di presentazione dell’iniziativa, il Comune evidenzia una frase emblematica del poeta Octavio Paz: «La memoria non è ciò che ricordiamo, ma ciò che ci ricorda. La memoria è un presente che non finisce mai di passare». Una citazione che, come ricorda il sindaco Renzo Galletto, «ci pone nella condizione che ricordare, celebrare vuol dire trasmettere soprattutto i principi e i grandi valori che hanno guidato donne, uomini e ragazzi a combattere contro la dittatura fascista e l’occupazione nazista in Italia, dando vita a quel movimento di popolo che fu la Resistenza italiana, un fenomeno che oggi, come il Risorgimento, sembra non sia più di moda, considerata una cosa di sinistra, là ove invece vi parteciparono monarchici, cattolici, liberali, comunisti, socialisti, azionisti e parte del clero italiano». Una lotta di liberazione da cui è poi nata la nostra Costituzione, il più alto punto di unità del Paese che trova, nel giusto compromesso della scrittura delle regole, il senso di unità di una nazione democratica. «Dopo 78 anni - prosegue Renzo Galletto - è giunto il momento di superare finalmente l’operare politico dall’analisi storica, per spogliare le date epocali della vicenda repubblicana dall’affranco riduttivo delle polemiche politiche contingenti. Perché tutti gli italiani non devono ritrovarsi nel 25 Aprile, festa della Liberazione, e nella data del 2 giugno, festa della nostra Repubblica? Un popolo, per rimanere unito e affrontare i tempi duri che stiamo attraversando, deve trovare degli elementi condivisi, dei simboli unificanti che vadano oltre alle contingenze delle lotte politiche, un comune sentire che fa di un’entità geografica una nazione unita che guarda con orgoglio al mondo, partendo proprio da quella carta dei diritti e della regola della convivenza democratica che si chiama Costituzione».

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