Maxi evasione fiscale, la coppia sotto accusa sceglie il silenzio
Josefina Bienvenida Nunez Herrera, 52 anni, titolare di un salone da parrucchiera in via Torino ad Aosta, e Antonino Tripodi, 54 anni, dipendente dell’Agenzia delle entrate, si sono presentati ieri, venerdì 19 gennaio, in Tribunale ad Aosta per l'interrogatorio di garanzia. La coppia era stata arrestata dalla Guardia di Finanza per le ipotesi di reato di autoriclaggio e associazione a delinquere finalizzata alla sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte aggravata. Entrambi assistiti dall’avvocato Federica Mavilla, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari Giuseppe Colazinagari. «I miei clienti si dicono estranei ai fatti, - ha dichiarato l’avvocato - riteniamo di poter dimostrare l'estraneità agli stessi. Ci siamo avvalsi della facoltà di non rispondere. Nei prossimi giorni presenteremo un'istanza di revoca della misura cautelare o quantomeno di modifica». L’uomo e la donna pertanto al momento restanto ai domiciliari.
Le accuse degli inquirenti
Le ordinanze di custodia cautelare nei confronti di Josefina Bienvenida Nunez Herrera e di Antonino Tripodi sono state eseguite la mattina di martedì scorso, 16 gennaio, dai finanzieri del Gruppo Aosta. Le misure cautelari sono state emesse dal Giudice per le indagini preliminari Giuseppe Colazingari, a seguito della richiesta formulata dal Sostituto Procuratore Luca Ceccanti, sotto la direzione del Procuratore Capo di Aosta, Paolo Fortuna. L’indagine ha preso avvio a seguito di una verifica fiscale eseguita nei confronti della ditta individuale “Josefina hair stylist”, per gli anni d’imposta dal 2013 al 2015. «La titolare, Josefina Bienvenida Nunez Herrera, - è la ricostruzione dei finanzieri - seppur avesse sempre presentato le prescritte dichiarazioni dei redditi, non ha mai provveduto al pagamento delle imposte. Approfondendo l’analisi, è emerso che fra il 2000 ed il 2016, all’impresa individuale sono state notificate ben 129 cartelle esattoriali, per un ammontare complessivo pari a poco meno di un milione di euro. In tale importo, è ricompreso quello di circa 230.000 euro, che rappresenta l’ammontare delle imposte dirette, dell’Iva. (oltre a sanzioni ed interessi), che l’arrestata non ha mai versato».
Nel corso della verifica fiscale, anche grazie ad alcune segnalazioni scaturite dal sistema informativo valutario, attraverso gli accertamenti bancari «È stato accertato che, per poter continuare l’attività nonostante le procedure cautelari avviate per ottenere il pagamento delle cartelle esattoriali, il convivente dell’arrestata, Antonino Tripodi, anch’egli ai domiciliari, ha messo a disposizione i propri conti correnti per pagare fornitori e dipendenti, riscuotere i corrispettivi, e tutto quanto era necessario per la prosecuzione dell’impresa».
Non solo: attraverso innumerevoli ricariche di carte di credito ed invio di denaro tramite money transfer, gli inquirenti affermano che i due hanno inviato a Santo Domingo, Paese di origine della donna, circa 150.000 euro, «In totale spregio dei debiti tributari pendenti in Italia. Per questo, al termine della verifica fiscale, entrambi sono stati denunciati per il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte».
Dalle indagini è emerso che entrambi si sono adoperati per far fruttare al meglio il denaro inviato oltreoceano: l’acquisto di un attico in centro, una villa in campagna con piscina ed almeno due saloni di bellezza con decine di dipendenti. Insomma, il provento dei reati commessi in Italia veniva reinvestito a Santo Domingo in beni immobili ed attività imprenditoriali, proprio la condotta che concretizza un nuovo reato introdotto dal 1° gennaio 2015: l’autoriciclaggio. «Il quadro si è oltremodo aggravato - spiegano i militari - quando l’analisi dei trasferimenti all’estero ha permesso di individuare una serie di persone compiacenti, che ricevevano i soldi inviati per metterli a disposizione dei due arrestati per i loro affari in Sudamerica. Sulla base di queste evidenze, è stata anche formulata l’accusa di associazione per delinquere, finalizzata alla commissione dei reati già richiamati (sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte aggravata ed autoriciclaggio)».
Infine, un’ulteriore capo d’imputazione, introdotto per combattere il crimine globale: l’aggravante della transnazionalità del reato. In buona sostanza, quando una parte della condotta avviene a cavallo di due o più Stati, rendendo il reato di fatto più difficilmente perseguibile, lo stesso viene punito in modo più severo grazie a questa aggravante prevista dalla legge di ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale.
I Finanzieri hanno perquisito il domicilio ed i luoghi di lavoro degli arrestati. Nel contempo, sono stati sequestrati di conti correnti, beni immobili e mobili registrati nella disponibilità degli indagati, fino alla concorrenza di oltre 230.000 euro.
«La Procura della Repubblica e la Guardia di Finanza, in un’azione sinergica, efficace ed efficiente, - commenta il comandante delle Fiamme Gialle valdostane generale Raffaele Ditroia - continueranno a porre particolare attenzione a questo genere di reati, contrastandoli in modo severo con tutti gli strumenti messi a disposizione dal legislatore, al fine di accrescere la sicurezza economico-finanziaria dei cittadini onesti e delle imprese sane, tutelando il mercato e la corretta contribuzione alla spesa pubblica».