In Valle d’Aosta cresce la produzione di olio d’oliva: oltre 4 quintali Il presidente dell’associazione: “Ora vorremmo un nostro frantoio”
Sono ormai un centinaio gli iscritti all’Associazione Valdostana Olivicoltori che, per la prima volta, si sono riuniti in assemblea sabato 1° aprile scorso, nel salone polivalente di Donnas, per discutere il futuro di questo ramo dell’agricoltura in espansione nella nostra regione.
Nata nel 2021 in Bassa Valle, l’associazione ha come scopo principale la divulgazione della coltivazione dell’ulivo nella nostra regione il cui territorio «potrebbe dare l’idea di non essere adatto, ma che - parole del presidente dell’associazione Dario Martinelli, colui che nel 1985 è stato il primo a credere nell’opportunità di coltivare l’ulivo in Valle d’Aosta - con questi cambiamenti climatici non solo è diventato adatto, ma è sicuramente migliore di altri territori nazionali, dove la temperatura sta salendo parecchio creando sofferenza alle olive in fase di maturazione e al momento della raccolta. Da noi per il momento il problema non esiste, a meno che non si verifichino grossi problemi di carenza d’acqua. Oggi possiamo vantare una qualità ottima del prodotto olio. Seppure non ci sia ancora nulla di ufficiale, da colloqui avuti con persone esperte ci è stato detto che è a livello medicinale e questo per noi è un motivo di grande soddisfazione. La coltivazione dell’olivo permette il recupero di terreni incolti e vedere queste terre recuperate anche in zone non facili per il passaggio di trattori come in pianura ci rende orgogliosi».
La maggioranza degli ulivi che si coltivano in Valle d’Aosta sono della varietà “Leccino”, pianta tipica toscana, resistente ai cambiamenti climatici e al freddo. Oggi di piante di ulivo nella nostra regione ne sono state censite oltre 4mila per una produzione di più di 4 quintali di olio, una vera chicca tra le Alpi, testimonianza pura di coltivazione eroica nella regione più piccola d’Italia.
Oggi alla coltivazione dell’ulivo tra le nostre montagne strizza l’occhio anche l’Institut Agricole Régional e non è neppure indifferente al tema l’assessore all’Agricoltura e Risorse naturali Marco Carrel.
«Abbiamo già avuto dei contatti con l’Institut - conferma Dario Martinelli - perché anche per loro potrebbero avviare nuovi rami di studio in questo settore. Tornando a noi, coltivare l’ulivo non basta se per produrre olio bisogna andare a cercare frantoi fuori Valle. Abbiamo già preso contatti con i Comuni di Donnas e Hône per vedere se è possibile avere uno spazio adeguato dove realizzarlo. Stiamo valutando l’opportunità di accedere a fondi europei tramite la Regione, in particolare maniera attraverso l’Assessorato guidato da Marco Carrel, e stiamo pensando di proporre un progetto al Gruppo di azione locale-Gal per ottenere eventualmente dei fondi. Intanto dobbiamo dire che la conoscenza della Valle d’Aosta che portiamo nel mondo è grande per via dei tanti contatti già avuti in diversi Paesi europei, in Giappone, in America e in Australia. Ma ciò che conta soprattutto adesso è riuscire a fare rete tra i nostri confini e offrire la possibilità alle nuove generazioni di agricoltori di cogliere questa nuova opportunità».