Renato Petigax, con lui se ne va un pezzo importante della storia delle guide alpine
E' morto nella notte tra lunedì e martedì scorsi, 3 e 4 aprile, all'età di 91 anni, Renato Petigax, decano delle guide alpine della Società di Courmayeur.
Il funerale è stato celebrato mercoledì alle 15 nella chiesa di Courmayeur. Ad accompagnare il feretro vi erano le guide alpine di Courmayeur. Quella di Renato Petigax è stata una vita dedicata alla montagna, dall'accompagnare i clienti in cima al suo Monte Bianco al soccorso, quando si faceva senza l'elicottero ma partendo con gli sci a piedi e trasportando a spalla, fino a valle, il ferito.
Lo scorso 15 agosto, in occasione della tradizionale festa delle guide alpine di Courmayeur a Renato Petigax era stato consegnato il premio «Una vita per la montagna».
«Ci lascia una guida storica della nostra società - commenta il presidente della Società di Courmayeur, Alex Campanelli - e della Valle d'Aosta. Renato Petigax lascia un vuoto in tutti noi, lo ricordo con il suo bastone per le vie del paese, veniva sempre in ufficio guide con il suo pile grigio, faceva due chiacchere con la segretaria e io mi facevo raccontare le sue avventure, la sua vita. Renato ha dedicato tutta la sua vita a fare la guida, ha fatto la storia nella società». Per Ezio Marlier, presidente dell'Unione valdostana guide di alta montagna, «perdiamo un pezzo importante, uno dei creatori delle guide alpine della Valle d'Aosta, è grazie a lui e alle guide della sua generazione che oggi siamo un punto di riferimento riconosciuto e apprezzato».
I geni della passione per le cime e i ghiacciai erano stati trasmessi a Renato Petigax dagli avi. Il bisnonno Joseph fu guida di Vittorio Amedeo duca degli Abruzzi in tante ascensioni sul Monte Bianco e in numerose spedizioni, conquistando nel 1909 un record di altezza con la quota 7.493 sulla spalla del Bride Peak, durante la spedizione al K2. Joseph morì nel 1926 e Renato Petigax non lo conobbe di persona essendo nato nel 1933. Fu il nonno Laurent, anch’egli guida alpina, portatore del duca nella spedizione al Ruwenzori del 1906, a parlargli di montagne. Durante l’estate da bambino, tra i 6 e i 10 anni, andava con il nonno Laurent all’alpeggio Neyron in Val Ferret e per un mese e più gli parlava delle spedizioni e dei clienti, gli raccontava dell’Africa e delle salite sul Bianco, gli mostrava il Rifugio delle Jorasses, che adesso si chiama Boccalatte. Con Toni Gobbi Renato Petigax aveva lavorato per moltissimi anni. Lo aveva seguito con Giorgio Colli nelle settimane nazionali di scialpinismo, dal 1959 fino al 1970, anno della morte di Gobbi, lavorando d’inverno nel suo negozio di articoli sportivi come skiman.
L’idea di fare la guida, seguendo la tradizione di famiglia, era nata in Renato Petigax dopo il servizio militare, quando lavorava alla costruzione della liaison funiviaria tra Courmayeur e Chamonix. Vedendo arrivare le guide al Rifugio Torino e ripensando ai racconti del nonno, si era iscritto al corso nel 1957. D’estate faceva il portatore, che adesso viene chiamato aspirante guida, accompagnando guide con clienti. Ed era salito la prima volta in vetta al Monte Bianco quando era portatore, con Aldo Ollier, il papà di Alessio e Attilio. La prima cosa arrivando in rifugio era sistemare i clienti, che portavano il cibo, al tè con limone - o con un goccio di vino - provvedevano le guide. Nei rifugi e nei bivacchi i pasti erano frugali, pane e formaggio, salame, le marmellatine solide della Zuegg, zuccherini, qualche leccornia ogni tanto, non certo la cucina che oggi si può trovare anche in alcuni rifugi d’alta quota grazie ai rifornimenti con l’elicottero.
Renato Petigax ha sempre portato i clienti sulle vie normali o sulle grandi vie classiche al Bianco come la Cresta dell’Innominata e la Cresta di Peutérey o lo Sperone della Brenva e la Sud della Noire, con gli scarponi. E si è sempre divertito a fare questo lavoro, anche a ripetere la stessa gita 2 o 3 volte di seguito.
Nel 1973 diventa istruttore ai corsi per guide alpine regionali e nazionali ed è stato istruttore ai corsi di soccorso alpino dal 1974. In quell’anno aveva partecipato con altre guide di Courmayeur a una spedizione in Caucaso, salendo sull’Elbrus, dove era già stato nel 1966 con Toni Gobbi e Giorgio Colli e un intero gruppo di clienti. Quell’anno non lo può dimenticare: al ritorno dall’ascensione il 2 luglio al campo base di Iktol c’era ad attenderlo la notizia della nascita del figlio Tedy. Grandi festeggiamenti e un dono dalle guide russe: una piccozza col manico di legno con inciso a fuoco il nome in caratteri cirillici e la data di nascita del figlio «24/06/66». Non essendoci cellulari e satellitari erano stati necessari 8 giorni perché sapesse del lieto evento.
Renato Petigax spesso raccontava di quando durante un corso guide, sull’Haute Route Chamonix - Zermatt, erano arrivati con il brutto tempo, grazie a bussola e altimetro, alla Capanna Dix dove avevano trovato un francese che da 2 giorni aspettava i soccorsi per un attacco di appendicite. Pur con il grande pericolo delle valanghe aveva organizzato il soccorso e istruttori e allievi erano riusciti a portare in salvo l’ammalato ad Arolla.
Nel 1993 si era ritirato dall’attività. Il suo libretto di guida era zeppo di ricordi e complimenti; tra gli altri l’annotazione di Laurent Ferretti che nel 1961 scriveva: «È guida sicura, tecnicamente preparata, attentissima, silenziosa e precisa». A maggio del 2008, durante l’assemblea generale delle guide alpine, aveva ricevuto dall’allora presidente Uvgam Guido Azzalea il prestigioso Piolet d’Or. Riconoscimento guadagnato non con un exploit, ma con decenni di lavoro al servizio della montagna e dei clienti. Per lui una sorpresa: «Sono venuti a prendermi a casa, soprattutto Arturo Jacquemod di La Thuile insisteva perché andassi e non capivo. Lì non ho avuto parole, certo una grande soddisfazione» raccontava.