Un passo dopo l’altro, senza pericolo
Siamo stati tutti giovani e, chi più, chi meno, abbiamo avvertito sulla pelle quell’aria di immortalità che con il tempo e soprattutto con l’arrivo dei figli, ti abbandona piano piano. Ma una cosa va detta una volta per tutte: la montagna è natura. Madre natura va rispettata e anche temuta. Con la natura non si scherza, non si gioca e non si lancia la sfida. E’ una questione di rispetto per qualcosa che, più grande di noi, esisteva prima e esisterà dopo.
L’amore per la montagna, per quel suo essere selvatico che ci riporta ai primordi degli istinti, in maniera atavica, la ricerca di quella cima che non arriva mai, ci accomuna in molti, chi è nato e chi viene da turista; però se esistono delle regole, delle professioni qualificate della montagna, ci sarà un motivo.
Meteorologi ed esperte guide alpine sono professionisti che la montagna la studiano: se viene diramato un bollettino, se il rischio valanghe viene valutato alto, in montagna non si va, soprattutto perché parliamo di sport o di attività ludiche e non necessarie alla sopravvivenza.
Altra cosa è chi attraversa il mare per fuggire dalla guerra, è ovvio che quella sia una questione di sopravvivenza e che quindi la valutazione del rischio abbia un altro peso.
Quindi chi va in montagna per godersi la natura, per sfidare un po’ sé stesso, per mantenersi in forma, alpinista o sciatore che sia, scala non per conquistare la montagna che resta sempre uguale a se stessa, ma per non essere più lui lo stesso, forse dovrebbe farlo partendo dal rispetto delle regole, visto che esistono già incidenti e fatalità che non si possono prevedere.
Occorre a questo punto studiare una sanzione di qualche tipo per chi decide di mettere in pericolo la propria vita in maniera scellerata, perché così sottopone a un rischio anche chi lo andrà a cercare: tutta la macchina dei soccorsi di cui non parliamo mai, uomini che camminano, si arrampicano, volano a cercarne altri, per salvarli, a prescindere dal perché questi altri si siano messi in una situazione di difficoltà.
Forse l’unico deterrente è il costo economico, visto che il rischio vitale è così immenso da lasciare indifferenti; prevedendo una sanzione per chi si pone in pericolo in montagna in situazioni di allerta meteo o rischio alto di valanghe aiuteremo le persone a capire meglio che le sfide hanno un costo. La montagna insegna un passo dopo l’altro, un metodo per vivere la vita, un cammino verso l’alto che è anche dentro sé stessi, quindi merita il rispetto che si deve ad ogni anziano maestro.