Da Papa Francesco in udienza Magnum il San Bernardo che salva vite e anime
Il consigliere regionale ed ex sindaco di Saint-Rhémy- en-Bosses Corrado Jordan, in rappresentanza della Fondation Barry su delega del presidente Jean-Maurice Tornay, ha partecipato con Claudio Rossetti - già direttore della Fondation Barry - proprietario del cane San Bernardo Magnum e con la responsabile di Barryland Sylviane Barras all’udienza generale in Vaticano da Papa Francesco di mercoledì scorso, 29 marzo. «È la seconda volta che il Pontefice incontra Magnum. - ricorda Corrado Jordan - La prima fu nel 2016, quando era ancora un cucciolo. In quell’occasione Papa Francesco chiese come mai il cane non aveva al collo la botticella tipica dei San Bernardo. Pertanto Claudio Rossetti gli promise che sarebbe tornato a portargliela».
Corrado Jordan e Claudio Rossetti con il cane Magnum sono stati ospitati il giorno precedente all’udienza, martedì 28, nella sede della Guardia Svizzera Pontificia grazie a dei contatti con l’ambasciata elvetica e la Fondation Barry. «E’ stata nuovamente una grande emozione incontrare Papa Francesco - aggiunge Corrado Jordan - a cui oltre al barilotto e stato dato un peluche di un cane San Bernardo. Al Santo Padre, inoltre, ho consegnato una lettera in cui si ricorda che quest’anno ricorre il centenario della proclamazione di San Bernardo come patrono degli alpinisti e dei montanari, avvenuta il 20 agosto 1923 con Papa Pio XI, e che per celebrarlo sarà organizzata una serie di iniziative».
Negli anni trascorsi in attesa del secondo incontro con Papa Francesco, Claudio Rossetti ha percorso la Via Francigena. In questo modo il proprietario di Magnum ha voluto testimoniare l'importanza del San Bernardo, inserito dall'Unesco nella lista del patrimonio culturale immateriale come strumento di soccorso. Claudio Rossetti, che ha accolto Magnum quando aveva circa 1 anno, lo ha accompagnato nella sua formazione come cane da terapia, oggi impiegato in case di riposo e in ospedale. «Lo scopo di questo incontro con il Papa - afferma Claudio Rossetti - è stato anche quello di promuovere questa razza, attraverso la Fondazione Barry e la sua missione che rappresenta pure i valori svizzeri e che in più ha un nuovo ruolo: non è più un cane solo da salvataggio in montagna, perché in fondo salva le anime, è un cane da terapia che fa il suo lavoro nelle case per anziani, negli ospedali, negli ospizi».