Albert Chatrian: «Il piano politico e quello amministrativo devono procedere in armonia»
Il progetto per il soggetto unico autonomista è un percorso che dovrà portare a un movimento unico. Quali sono le tappe e i tempi?
«Intanto vorrei dire che il risultato delle elezioni politiche dello scorso agosto, - risponde Albert Chatrian - che hanno portato un autonomista alla Camera mancando di pochissimo l’elezione del senatore, conferma la validità del progetto autonomista. Anche in seguito a quel risultato e con l’intento poi di risolvere la crisi, le nostre interlocuzioni con l’Union Valdôtaine si sono intensificate e il percorso di ricomposizione, nel quale noi abbiamo sempre creduto, ha subito un’accelerazione. Nelle ultime settimane gli incontri si sono fatti regolari, con l’allargamento alle altre formazioni autonomiste e abbiamo definito la data dell’assemblea costitutiva. Il 18 maggio getteremo le basi del movimento unico, che dovrà essere inclusivo, pluralista, federalista. Puntiamo a portare a termine il percorso con un congresso generale entro la fine dell’anno».
Erik Lavevaz, già presidente dell'Uv ed ex presidente della Regione, ha ricordato che questo percorso deve “partire dal basso” e non dai gruppi in Consiglio Valle.
«È fondamentale che il percorso abbia un forte radicamento e una grande condivisione sul territorio, che dovrà vedere i movimenti coinvolti in un’opera di riavvicinamento delle persone alla politica. Sarà importante spiegare le ragioni e dare risposta alla richiesta di unità del mondo autonomista che proviene dalla comunità, seguendo l’esempio della campagna per le elezioni politiche. Poi i gruppi in Consiglio Valle devono fare la loro parte, perché il piano politico e quello amministrativo devono procedere in armonia. È fondamentale che le decisioni che si assumono in Consiglio abbiano una copertura politica forte e partecipata da parte degli aderenti e dei sostenitori».
Lei è stato uno dei principali promotori della maggioranza autonomista progressista che regge il governo Testolin. Cosa risponde a chi sostiene che così rimarremo isolati da Roma, dove governa il centro destra?
«Confermare la linea della collaborazione tra autonomisti e progressisti è stato fondamentale, per garantire continuità e coerenza all’attività amministrativa. Direi che era la scelta più naturale e che percorrere altre strade sarebbe stata una forzatura difficilmente spiegabile. Chi sostiene che rimarremo isolati da Roma sottovaluta e banalizza il nostro Statuto di Autonomia, lo strumento in virtù del quale la Valle d’Aosta si rapporta con Roma sul piano istituzionale e non grazie alle amicizie influenti. Non confondiamo i diritti con i favori, faremmo un torto al popolo valdostano. Più che mai occorrerà valorizzare il concetto di autonomia responsabile, cercando di creare delle eccellenze nei settori chiave. Poi a livello istituzionale naturalmente ci si confronta con tutti».
Perché si dice che questo governo “non mangia il panettone”?
«Ma chi lo dice? Io credo che ci siano i presupposti per poter fare bene e portare a termine la legislatura. Con l’ingresso di Pour l’Autonomie la compagine di governo si è rinforzata. Peccato non essere riusciti a coinvolgerli già ad agosto per le elezioni politiche, come noi avremmo auspicato. Sul fronte della minoranza, probabilmente ci sarà un’opposizione attiva e questo in generale dovrà essere da stimolo alla maggioranza per fare meglio. Su tante tematiche c’è sicuramente lo spazio per dialogare e trovare delle sintesi. Penso alla riforma degli enti locali, alla legge elettorale, argomenti sui quali sarebbe auspicabile un consenso ampio».
Al di là del venerdì con 17 voti, quale è stato il passaggio più duro da digerire della lunga crisi?
«Abbiamo vissuto un periodo difficile e complesso, con tante variabili politiche e personali. Dopo la seduta dei 17 voti, è stato fondamentale e risolutivo non abbattersi, ma riconvocare immediatamente la maggioranza per un chiarimento. I nostri movimenti sono stati molto presenti e questo è stato un bene. Bisogna riconoscere che le dimissioni del presidente Erik Lavevaz, date con un intento tutto politico, sono state dirimenti nella soluzione della crisi. Peccato aver perso il consigliere Claudio Restano con cui fino a quel momento c’era stato un buon rapporto di collaborazione, che io spero si possa recuperare. Senza false modestie, penso che noi di AV-VdA Unie siamo stati un importante elemento di giunzione tra gli autonomisti e l’area progressista della maggioranza e questo ci è stato riconosciuto, anche con la conferma del vice-presidente Luigi Bertschy e dell’assessore Luciano Caveri. All’interno della maggioranza occorre ancora lavorare sul piano umano, importante per rinsaldare i rapporti».
Quali dovranno essere le priorità della Giunta Testolin della quale voi siete tra gli “azionisti di maggioranza”? Su quale dossier in particolare sarete intransigenti?
«Le questioni sul tavolo sono tante, ma metterei al primo posto la sanità, che necessita di un ripensamento organizzativo, in particolare sul territorio. A questo settore sono state destinate importanti risorse che dovranno essere impiegate per fare funzionare meglio i servizi e rimotivare il personale. A fronte delle scelte fatte, urge far partire i lavori dell’ospedale. Naturalmente la nostra attenzione andrà al tema delle concessioni idroelettriche, così come riteniamo prioritario lo studio di un piano straordinario che affronti il necessario contrasto e l’adattamento ai cambiamenti climatici, che nella nostra regione risultano particolarmente evidenti. Infine vorrei porre l’accento sul lavoro, sulla necessità di creare nuove opportunità per i giovani, che permettano loro di fare progetti per il futuro, andando ad incidere sul tema della denatalità. E non dimentichiamo la cultura, anche la mente va nutrita, per il bene dei singoli e della comunità tutta».