«Che immensa emozione quella telefonata che mi ha ricordato mio padre»

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Giovedì 23 febbraio verso le 19.15 squilla il mio cellulare: “Sono Franceschini… Franceschini Marco da Brescia, nel 1943 siamo stati insieme in Montenegro, nel 3 reggimento alpini, battaglione Exilles, e poi in campo di concentramento in Germania, insieme con tuo padre...”.

Un groppo di commozione, mi impedisce di articolare parola, mio padre è “andato avanti”, come usiamo dire noi alpini, ormai da 10 anni, ed in ogni caso, se fosse ancora vivo, avrebbe ormai oltre 100 anni.

Poi la voce, che sembra quella di una persona molto più giovane, continua, e le parole sgorgano come un fiume in piena, e mi forniscono tutta una serie di informazioni, di nomi e di dettagli rievocando quei giorni lontani. Mi racconta del giorno in cui, insieme ad altri due “bresciani” erano usciti dal campo di concentramento quando avevano dichiarato di voler continuare a combattere insieme ai tedeschi, e della commozione mentre abbracciavano mio padre e gli altri commilitoni, che vi restavano come prigionieri perché avevano deciso di non unirsi a loro.

Passato il primo momento senza parole, prevale la commozione, tutti quei nomi che la voce lontana mi elenca, hanno un non so che di familiare, mi rivedo bambino, quando li udivo pronunciare da mio padre. Mio padre non mi ha raccontato quasi nulla della sua esperienza bellica, non la considerava un bel ricordo, diceva che la guerra è la cosa più brutta del mondo. Ma dei suoi alpini, ed in particolare dei suoi amici parlava spesso. Si capiva gli mancavano molto, e tutti quei nomi mi suonavano familiari.

Ci lasciamo, mentre lui mi dice che il prossimo 25 aprile compirà 103 anni, ed io gli rispondo che prima del suo compleanno cercherò di andare a trovarlo, per andare insieme a mangiare qualcosa, ma soprattutto per farmi raccontare tutti i particolari tra il 1943 ed il 1945 di cui mio padre non mi ha mai informato.

Tutto questo aveva avuto origine il precedente venerdì 18 febbraio. Mia moglie sedeva innanzi alla televisione mentre scorrevano sullo schermo le immagini di uno di quegli spettacoli “leggerini” che pare piacciano tanto agli spettatori, io sfogliavo con scarsa attenzione l’ultima copia de “L’Alpino”, dove a pagina 6 l’articolo “Di storia e memoria”, aveva attirato la mia attenzione, perché iniziava dicendo “In prima fila Giovanni Marco Franceschini, prossimo a compiere 103 anni, reduce del Battaglione Exilles del 3° reggimento alpini…”. Proprio il battaglione Exilles del 3 reggimento alpini, quello di cui parlava mio padre, quello di cui mi aveva parlato anche un altro amico di papà, il generale di Corpo d’Armata Luigi Morena, anche lui “andato avanti” il 6 febbraio 2017, poco prima di compiere 100 anni…

Quella notte non ho dormito molto, troppi pensieri affollavano la mia mente. Così lunedì mattina mi sono recato a Villa Brezzi nella sede dell’Associazione Nazionale Alpini ed ho chiesto aiuto a Domenico Broglio, capogruppo di Saint-Martin. Appena avuto il numero di telefono della sede ANA di Brescia, le mie speranze di ottenere informazioni si sono scontrate con la risposta di un cortese “non lo conosco… ma cercherò di informarmi”. Senza troppe speranze, pensavo che la questione fosse finita lì, ma mi sbagliavo, la mattina dopo, ricevevo una telefonata “sto chiamando dall’ANA di Brescia, il capogruppo conosce questo reduce e mi ha autorizzato a fornirle il numero di cellulare della figlia”. La figlia, chiamata subito dopo, benché contenta di essere contatta dal figlio di un commilitone del padre, mi liquidava scusandosi di non poter parlare, aggiungendo che il padre nonostante l’età doveva controllarsi nell’alimentazione, ma era ancora lucido. La pregavo di portargli i saluti da parte del figlio di Attilio. La sera stessa mi richiamava gentilmente dicendo che suo padre si ricordava benissimo del mio, contraccambiava i saluti e, visto che abitava da solo con una bravissima badante ucraina, aveva manifestato il desiderio di telefonarmi insieme a lei, la prima volta in cui lei fosse andata a trovarlo. Di qui il mio stupore al ricevere la telefonata del padre giovedì. Mi chiamava in completa autonomia, senza alcun bisogno nemmeno della presenza della figlia !

Adesso aspetto il prossimo 22 aprile, giorno in cui ho programmato di recarmi a Brescia a trovarlo in compagnia di un pezzo di Fontina e di una buona bottiglia di vino.

Primo capitano Gian Carlo Politano presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro, fra combattenti decorati al valor militare, federazione regionale della Valle d’Aosta

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