Un’arida Valle retrò

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L’acqua svolge un ruolo centrale in tutti gli aspetti della vita del pianeta, con inevitabili ripercussioni sull’ambiente, sul benessere della popolazione, sull’economia e sulla politica.

Negli ultimi decenni è sempre più evidente che a causa di una domanda in costante aumento, legata essenzialmente all’incremento della popolazione mondiale, ai nuovi modelli di consumo e stile di vita, al crescente processo di urbanizzazione, alle trasformazioni e all’inquinamento dei corpi idrici, la scarsità di acqua dolce sta diventando una minaccia per lo sviluppo sostenibile della società. A questo si aggiungono gli impatti dei cambiamenti climatici che stanno accrescendo la pressione sui corpi idrici, rendendo alcuni territori più vulnerabili a fenomeni di scarsità idrica, soprattutto in determinati periodi dell’anno. Ho appreso che, rispetto al resto d’Italia, la Valle d’Aosta resta l’unica regione in cui l’approvvigionamento avviene ancora quasi solo per mezzo di opere di captazione di acque sotterranee e non da acque superficiali. L’oro blu, dovrebbe essere una facile e copiosa risorsa in un paese come l’Italia che ha laghi, fiumi e numerose sorgenti superficiali. Affrontare la crisi idrica invece non sembra affatto facile. Abbiamo in Valle d’Aosta stock nevosi che provengono dall’inverno, che potranno portare acqua alla regione almeno sino all’estate, durante i mesi più caldi però rimane probabile l’eventualità di nuove crisi di approvvigionamento se non proprio di nuove carenze.

Il Bim, Bacino imbrifero montano della Valle d’Aosta, grazie ad una serie di finanziamenti pervenuta negli ultimi anni per un totale di quasi 50 milioni di euro, sta attuando un piano di sostegno per il miglioramento delle condizioni della rete e dei collegamenti con altri acquedotti limitrofi, soprattutto per alcuni Comuni valdostani in situazione più critica.

Dal Bim arrivano pure ipotesi per alcune soluzioni a lungo termine per arginare la carenza idrica tra le quali la strutturazione delle reti e la creazione di sorgenti certe, quali bacini e dighe. Sorprende che non ci si sia adeguati alle altre regioni italiane per tempo, quando anni fa il problema idrico aveva già fatto segnalare le sue prime presenze. Oltre a sensibilizzare la popolazione verso lo spreco, serve quindi che l’appena eletta Giunta regionale prenda atto del problema e mobiliti da subito risorse ed energie progettuali per un progetto a lungo termine, che non rappresenti solo un palliativo momentaneo.

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