«Seconda canna o canna-bis? Investimento per il Tunnel del Monte Bianco economicamente impossibile da ripagare»

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Vorrei commentare l’insolita notiziola del possibile letargo invernale del Tunnel del Monte Bianco per il prossimo ventennio o quasi: essa ha infatti improvvisamente generato un risveglio brusco di quasi tutte le parti sociali.

In particolare, gli industriali hanno visto l’imprevista rinascita di un’idea di business, colossale ma già sepolta nei cassetti della memoria. Buttandosi a corpo morto, hanno generato un putiferio: sembra che, senza la seconda canna, il sistema produttivo valdostano - che dico, del nord-ovest, ma neanche, dell’intera Italia - sia destinato a esalare presto l’ultimo respiro. Mi sembra però che sarebbe più proficuo fargli semplicemente fare un paio di opportuni “tiri”… Mi sorprendo, invece, che le altre parti sociali si siano accodate in una crescente isteria collettiva, magari proprio da astinenza. Anche le poche e deboli voci contrarie hanno portato modesti contributi per riportare alla ragionevolezza il dibattito.

Eppure, a mio modo di vedere, le carte sono tutte in tavola, alla portata della conoscenza di tutti e quindi, che dire, molto rumore per nulla? Vediamo brevemente quelli che sono a mio parere fatti e punti salienti.

In primo luogo, le società di gestione spiegano che la chiusura trimestrale per 18 anni è una ipotesi, la peggiore: se intravedessero la possibilità di eseguire un lavoro di valore molto superiore, di certo non avrebbero motivazioni per accelerare i tempi e finire presto quello in corso. Il tutto sarà verificato sulla base degli esiti della prima tranche di lavori, affidati ad una grande società francese: i nostri industriali forse si illudono che, nel caso davvero si realizzassero i lavori, la torta sarebbe appannaggio di Roma… (a prescindere non di Aosta)?

In seconda istanza, abbiamo già provato - ahimè - che una lunga chiusura del Tunnel incide relativamente poco sulla nostra economia regionale. Ma, soprattutto, domando loro quali tra gli attuali problemi strutturali o congiunturali risolverebbe la seconda canna.

Un terzo punto riguarda i tempi di realizzazione: ma davvero qualcuno si illude che a partire da ora l’eventuale apertura avverrà prima del termine di questi possibili 18 anni? E anche se fosse, comunque, nel frattempo il tunnel rimarrebbe chiuso 3 mesi all’anno.

Altra illusione da dimenticare è la ferrovia, che ha perso la sua battaglia contro il trasporto su gomma in tutto il mondo. Persino negli ipertecnologici USA, dove pure il territorio sarebbe favorevole, l’occupazione oggi più diffusa è proprio quella del camionista. Poi, in Valle, la politica locale fatica ad accettare il regalo dell’elettrificazione della vecchia linea, figuriamoci pagare per l’intermodalità!

Infine, guardiamo la realtà di oggi e quella di domani. Il picco di traffico merci, ma anche passeggeri, è alle nostre spalle sotto al Monte Bianco, sotto al Frejus, al Gottardo e al Brennero.

Il perché lo sanno, meglio di tutti, proprio gli industriali: la popolazione italiana scenderà da qui al 2050 di una percentuale a 2 cifre, quasi certamente ci saranno 5-10 milioni di italiani in meno. Meno gente, meno traffico.

Eppoi abbiamo le nuove tecnologie. Da qui al 2050, una gran parte del parco circolante sarà a trazione elettrica (quindi più sicuro e non servirà una seconda canna “di sicurezza”!), ma anche a “guida autonoma”, il che inevitabilmente comporterà l’ottimizzazione dei trasporti: meno auto e camion, meno traffico.

In definitiva, la seconda canna sarebbe un investimento economicamente impossibile da ripagare, oltre che insostenibile dal punto di vista ambientale, mentre quella attuale opportunamente ammodernata, sarà del tutto sufficiente. Ma... chissenefrega, spendiamo inutilmente! In fondo, se ne farà carico la collettività, quella dei nostri figli o nipoti!

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