Un’altra estate senza Sogno di Berdzé «Rifugio chiuso senza gestori adeguati»

Un’altra estate senza Sogno di Berdzé «Rifugio chiuso senza gestori adeguati»
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Affidare la gestione di un rifugio alpino non è sempre impresa facile. In particolare quando si tratta di un rifugio come il Sogno di Berdzé, nel vallone Urtier a Cogne, a un’oretta di cammino dal Col Fenêtre, spartiacque con la valle di Champorcher.

Il rifugio fu inaugurato il 2 agosto 2003 e lassù, all’alpe Peradzà, dove a 2.526 metri di quota è stato costruito, salirono oltre 600 persone tra cui molte autorità della politica valdostana. Fu una giornata di festa, memorabile la Messa celebrata insieme dal parroco di Cogne, don Corrado Bagnod, e dal parroco di Champdepraz, don Elio Vittaz. Da allora sono trascorsi ormai 20 anni, oggi non si sa ancora se la prossima estate il rifugio sarà aperto. Era rimasto chiuso nell’estate 2022, potrebbe essere così anche tra un paio di mesi. Non perché la struttura sia decadente, anzi. Semplicemente perché dopo il susseguirsi di diverse gestioni, sono i proprietari a dire che «forse è meglio tenerlo chiuso ancora un anno, prima dobbiamo trovare le persone giuste alle quali affidarne la gestione».

«Il Sogno di Berdzé» fu anche il titolo del documentario firmato dal regista Pierluigi Giorgio che andò in onda nell’autunno del 2008 nella trasmissione Geo&Geo su Rai Tre. Pierluigi Giorgio ne rimase incantato, dopo aver «documentato» la Valle d’Aosta e il Parco del Mont Avic dove qualche anno prima (correva l’anno 1996) fu inaugurato il rifugio Barbustel-Lac Blanc, a 2.200 metri di altitudine a pochi passi dal lago Bianco. I proprietari - del «Sogno» così come del Barbustel - sono sempre gli stessi: la famiglia Berger di Champdepraz.

«Sono arrivate anche a noi voci tendenziose e non veritiere. La realtà - dice l’imprenditore della Bassa Valle, Luigi Berger - è che è nostra intenzione affidare la gestione della struttura a persone che vogliano rilanciarla per quello che merita, perché io e la mia famiglia vogliamo continuare a vedere il rifugio, che si trova lungo l’Alta Via numero 2, aperto e ben gestito per dare la possibilità ai turisti di apprezzare il territorio circostante e di utilizzarlo come punto tappa. Il Sogno di Berdzé infatti propone una facile escursione da fondovalle per arrivare in alta quota, lungo un sentiero tra i boschi che parte poco a monte di Lillaz, oppure lungo una strada poderale di più facile percorribilità ma che impegna più tempo a piedi e che è molto apprezzata da chi si sposta a cavallo o in mountain bike, tenuto conto che adesso è ancora più facile con le biciclette a pedalata assistita. In questo momento siamo in trattativa con alcune persone del mondo della montagna, è ancora troppo presto per fare nomi. Preferiamo mantenere il riserbo fino a cose fatte. Se le cose andranno per il verso giusto, il rifugio sarà riaperto l’estate prossima, altrimenti se ne riparlerà più avanti» conclude Luigi Berger.

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